LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Licenziamento giustificato motivo oggettivo: la prova

Il Tribunale di Ancona (Sent. n. 426/2025) dichiara illegittimo un licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Il giudice ha stabilito che il datore di lavoro non ha fornito prova sufficiente del calo di attività e ha violato l’obbligo di repechage, condannandolo al risarcimento e al pagamento del lavoro straordinario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 luglio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Un licenziamento per giustificato motivo oggettivo rappresenta una delle situazioni più delicate nel diritto del lavoro, poiché incide sul posto di lavoro non per colpa del dipendente, ma per scelte aziendali. Una recente sentenza del Tribunale di Ancona (n. 426/2025) offre spunti cruciali su due pilastri di questa materia: l’onere della prova a carico del datore di lavoro e il fondamentale obbligo di repechage. Analizziamo come il giudice ha valutato questi aspetti, dichiarando illegittimo il recesso datoriale.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un mediatore culturale, assunto per facilitare la comunicazione con migranti provenienti da specifiche aree geografiche. Al termine di un lungo periodo di malattia, il lavoratore viene licenziato. La motivazione addotta dall’azienda è un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, basato su una presunta modifica dei flussi migratori che avrebbe reso superflua la sua prestazione lavorativa.

Il lavoratore impugna il licenziamento, sostenendo che sia discriminatorio e ritorsivo, una reazione alla sua lunga assenza per malattia, e nega che vi sia stata una reale flessione dell’attività. Inoltre, chiede il pagamento di numerose ore di lavoro straordinario non retribuite.

L’azienda si difende affermando la veridicità del calo degli ingressi, tanto da aver proposto al lavoratore, in via conciliativa, un contratto part-time. Per gli straordinari, sostiene di aver già corrisposto un forfait mensile e che le ore eccedenti non fossero autorizzate.

La Prova nel Licenziamento per Giustificato Motivo Oggettivo

Il Tribunale ha accolto parzialmente il ricorso del lavoratore, concentrandosi sulla carenza di prove da parte del datore di lavoro. Secondo il principio dell’onere della prova (art. 2697 c.c.), è l’azienda che deve dimostrare in modo inequivocabile la sussistenza delle ragioni oggettive che hanno portato al licenziamento.

Nel caso specifico, l’azienda ha presentato unicamente un prospetto redatto a mano, privo di data certa e provenienza, per dimostrare il calo degli arrivi. Il giudice ha ritenuto tale documento del tutto insufficiente. Anzi, dall’analisi delle fatture relative ai fondi pubblici ricevuti, è emerso che le presenze nel centro di accoglienza erano rimaste pressoché costanti. Questa lieve flessione, secondo il Tribunale, non era tale da giustificare una misura così drastica come il licenziamento.

L’Obbligo di Repechage: un Dovere Preventivo

Un altro punto cruciale della decisione riguarda l’obbligo di repechage. La Cassazione (sent. 12244/2023) ha chiarito che il datore di lavoro deve utilizzare il licenziamento come extrema ratio, ovvero solo dopo aver verificato l’impossibilità di ricollocare il lavoratore in altre mansioni.

L’azienda aveva proposto una riduzione dell’orario solo dopo l’impugnazione del licenziamento. Il Tribunale ha sottolineato che tale offerta doveva essere fatta prima del recesso, come tentativo di salvaguardare il posto di lavoro. La violazione di questo obbligo costituisce un ulteriore motivo di illegittimità del licenziamento.

La Questione del Lavoro Straordinario

Anche sulla richiesta di pagamento degli straordinari il Tribunale ha dato ragione, in parte, al lavoratore. Attraverso le testimonianze, è stato possibile ricostruire l’orario di lavoro effettivo, che superava le 40 ore settimanali contrattuali in determinati periodi.

Il giudice ha ritenuto che, data la costanza dell’impegno orario, il datore di lavoro non potesse non esserne a conoscenza. Pertanto, le ore straordinarie dovevano considerarsi implicitamente autorizzate. Dopo aver calcolato il totale delle ore prestate e sottratto quelle già retribuite in busta paga, il Tribunale ha condannato l’azienda al pagamento del residuo.

le motivazioni

La decisione del Tribunale si fonda su principi consolidati. In primo luogo, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo non può basarsi su mere affermazioni o su prove fragili e auto-prodotte. La ragione organizzativa deve essere reale, concreta e provata in modo rigoroso dal datore di lavoro. Una lieve flessione di attività non è sufficiente a legittimare la soppressione di un posto di lavoro.

In secondo luogo, l’obbligo di repechage non è una formalità, ma un dovere sostanziale che deve essere adempiuto prima di intimare il licenziamento. Offrire una soluzione alternativa dopo l’impugnazione non sana il vizio originario. Infine, per quanto riguarda il motivo ritorsivo, il giudice ha ritenuto che il lavoratore non avesse fornito la prova che la ritorsione fosse l’unica e determinante ragione del recesso, pur riconoscendo l’illegittimità del licenziamento per altre cause. Per questo motivo ha concesso una tutela solo risarcitoria e non reintegratoria.

le conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza della prova rigorosa nei licenziamenti economici. I datori di lavoro devono essere in grado di documentare in modo oggettivo e inconfutabile le ragioni alla base della loro decisione. Devono inoltre dimostrare di aver fatto tutto il possibile per ricollocare il dipendente (repechage). Per i lavoratori, la sentenza conferma che il lavoro straordinario prestato in modo sistematico e con la consapevolezza del datore di lavoro deve essere retribuito, anche in assenza di un’autorizzazione formale esplicita. Un monito chiaro a gestire le riorganizzazioni aziendali con trasparenza e nel pieno rispetto dei diritti dei dipendenti.

Chi deve provare le ragioni del licenziamento per giustificato motivo oggettivo?
La prova spetta interamente al datore di lavoro. Secondo l’art. 2697 c.c., chi intende licenziare per ragioni economiche, organizzative o produttive deve dimostrare in modo concreto e oggettivo la sussistenza di tali ragioni e il nesso causale con il licenziamento.
Cosa succede se il datore di lavoro non rispetta l’obbligo di repechage?
Se il datore di lavoro non prova di aver cercato di ricollocare il lavoratore in altre mansioni disponibili in azienda (anche inferiori), il licenziamento è considerato illegittimo. L’offerta di soluzioni alternative, come una riduzione d’orario, deve avvenire prima del licenziamento, non dopo.

Come si prova il lavoro straordinario se non è autorizzato esplicitamente?
Il lavoro straordinario può essere provato tramite testimoni che confermino la presenza costante del lavoratore oltre l’orario contrattuale. Se l’impegno extra è sistematico e prolungato, si presume che il datore di lavoro ne fosse a conoscenza e lo abbia implicitamente autorizzato, con conseguente obbligo di retribuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati