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Licenziamento giusta causa: Igiene e Sicurezza

La Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento per giusta causa di un chef a seguito di gravi irregolarità igienico-sanitarie, come il congelamento abusivo e la detenzione di alimenti scaduti, scoperte durante un’ispezione. La Corte ha stabilito che la potenziale pericolosità per la salute pubblica e la rilevanza penale della condotta giustificano la massima sanzione espulsiva, anche se il contratto collettivo di settore prevedesse sanzioni conservative per infrazioni legate all’igiene. La gravità del comportamento, che lede un bene primario come la salute, supera le previsioni contrattuali e rompe irrimediabilmente il vincolo di fiducia con il datore di lavoro.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento per giusta causa: Igiene e Sicurezza

Il licenziamento per giusta causa rappresenta la più grave sanzione disciplinare nel rapporto di lavoro, ma quando è realmente giustificato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 3927/2024, offre chiarimenti cruciali, specialmente in settori delicati come la ristorazione. Il caso riguarda un chef licenziato per gravi violazioni igienico-sanitarie. La Corte ha stabilito che la potenziale minaccia alla salute pubblica è un fattore così grave da legittimare il licenziamento, anche se il contratto collettivo prevedrebbe sanzioni più miti.

I Fatti di Causa: L’Ispezione e il Licenziamento

La vicenda ha origine da un’ispezione igienico-sanitaria condotta dal Comando Carabinieri per la tutela della salute presso una struttura turistica. Durante il controllo, i militari hanno riscontrato e contestato una serie di gravi irregolarità nella cucina gestita da un dipendente con mansioni di chef.

Le violazioni includevano:
* Congelamento abusivo di circa 47 kg di alimenti.
* Prodotti parzialmente privi di copertura, accatastati in promiscuità.
* Alimenti con segni di bruciature da freddo, conservati a temperature non conformi.
* Presenza di carni in vassoi metallici senza idonea copertura.
* Buste sottovuoto contenenti alimenti scaduti.

A seguito di questi accertamenti, l’azienda ha contestato i fatti al lavoratore e, ritenendo la condotta di una gravità tale da ledere irrimediabilmente il rapporto di fiducia, ha proceduto al licenziamento per giusta causa.

La Difesa del Lavoratore e le Decisioni di Merito

Il lavoratore ha impugnato il licenziamento, sostenendo che la sanzione fosse sproporzionata. La sua difesa si basava principalmente sull’applicazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del settore Turismo, il quale, per violazioni relative all’igiene, prevedeva sanzioni conservative (cioè non espulsive). Inoltre, il dipendente ha evidenziato diverse circostanze attenuanti: una lunga carriera di 17 anni senza precedenti disciplinari, la natura colposa (e non dolosa) della sua condotta, riconducibile a una culpa in vigilando, e il fatto che dall’ispezione non fosse derivato alcun danno concreto alla salute degli ospiti né un provvedimento di chiusura dell’attività.

Tuttavia, sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello hanno respinto le sue richieste, confermando la legittimità del licenziamento.

Le Motivazioni della Cassazione sul licenziamento per giusta causa

La Corte di Cassazione, investita del ricorso del lavoratore, ha rigettato l’appello e confermato la decisione dei giudici di merito. Il ragionamento della Suprema Corte è di fondamentale importanza. I giudici hanno sottolineato che la nozione di “giusta causa” è una clausola generale che deve essere valutata dal giudice caso per caso, tenendo conto di tutte le circostanze specifiche.

Il punto centrale della decisione risiede nella gravità della condotta in relazione al bene giuridico tutelato: la salute pubblica. La Corte ha affermato che le violazioni commesse non erano semplici mancanze disciplinari, ma comportamenti che mettevano potenzialmente in pericolo la salute dei consumatori. Questa condotta, inoltre, aveva rilevanza penale, avendo portato a un decreto di condanna nei confronti del legale rappresentante della società.

Secondo la Cassazione, proprio la pericolosità per la salute pubblica e la rilevanza penale dei fatti sono circostanze idonee a escludere che l’inadempimento potesse essere considerato “lieve o tenue”. Di conseguenza, la condotta dello chef è stata ritenuta talmente grave da non poter essere ricondotta alle ipotesi di illecito disciplinare per cui il CCNL prevede solo una sanzione conservativa. In sostanza, la Corte ha stabilito che la scala di valori prevista dal contratto collettivo può essere superata quando la condotta del lavoratore lede beni primari di rango costituzionale, come la salute.

Conclusioni

La sentenza n. 3927/2024 ribadisce un principio cruciale: nel bilanciamento degli interessi, la tutela della salute pubblica assume un ruolo preponderante. Il licenziamento per giusta causa è legittimo quando un lavoratore, specialmente se investito di un ruolo di grande responsabilità come quello di uno chef, con la sua negligenza pone a rischio un bene primario. La gravità intrinseca di tale condotta, che travalica il mero rapporto di lavoro per assumere una dimensione di allarme sociale e rilevanza penale, è sufficiente a rompere in modo definitivo e insanabile il vincolo fiduciario, rendendo proporzionata la massima sanzione espulsiva, a prescindere dalle più miti previsioni del contratto collettivo.

È possibile procedere con il licenziamento per giusta causa anche se il contratto collettivo prevede una sanzione più lieve per la stessa infrazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, sebbene i contratti collettivi forniscano una guida sulle sanzioni, il giudice può comunque valutare una condotta talmente grave da giustificare il licenziamento. In questo caso, la violazione di norme poste a tutela di un bene primario come la salute pubblica e la rilevanza penale dei fatti sono stati considerati elementi di una gravità tale da superare le previsioni del contratto collettivo che indicavano una sanzione conservativa.

La rilevanza penale di una condotta del lavoratore influisce sulla valutazione della giusta causa di licenziamento?
Sì, in modo significativo. La Corte ha evidenziato che il rilievo penale della condotta è una circostanza che ne dimostra l’assoluta gravità. Questo fattore è stato decisivo per escludere che l’inadempimento potesse essere considerato di lieve entità e, di conseguenza, per giustificare la massima sanzione espulsiva, ovvero il licenziamento per giusta causa.

Quali elementi considera la Corte per valutare la proporzionalità del licenziamento in casi di violazioni igienico-sanitarie?
La Corte considera principalmente la gravità della condotta in relazione al bene giuridico protetto. Nel caso di specie, gli elementi decisivi sono stati: 1) la violazione di regole cautelari di igiene e sicurezza poste a tutela della salute pubblica, un bene giuridico primario; 2) la pericolosità potenziale del comportamento, idoneo a mettere in pericolo la salute dei consumatori; 3) il rilievo penale delle infrazioni contestate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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