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Licenziamento giusta causa: foto in aereo lo legittima

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento per giusta causa inflitto a una lavoratrice del settore catering aeroportuale. La dipendente aveva scattato fotografie e fatto copie di materiale aziendale a bordo di aerei di terzi. La Corte ha ritenuto tale condotta una grave violazione del vincolo fiduciario, rendendo inammissibile il ricorso della lavoratrice che mirava a una rivalutazione dei fatti, compito non spettante al giudice di legittimità.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento per Giusta Causa: Quando una Foto Costa il Posto

Il confine tra condotta lecita e illecita sul luogo di lavoro è spesso sottile, ma alcune azioni possono compromettere irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il datore di lavoro. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21820/2024, ha confermato la legittimità di un licenziamento per giusta causa nei confronti di una lavoratrice del settore catering aeroportuale che aveva fotografato materiale aziendale a bordo di un aereo. Questa decisione ribadisce la serietà con cui viene trattata la violazione del vincolo fiduciario, specialmente in contesti lavorativi sensibili.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dal licenziamento di una dipendente di una società di catering aereo. L’azienda le contestava non solo una reazione inappropriata verso un superiore, ma soprattutto di aver scattato fotografie a un carrello di servizio (trolley) e di aver realizzato fotocopie, foto e video di materiale aziendale a bordo di velivoli appartenenti a terzi. Tale comportamento è stato ritenuto una violazione di una specifica norma del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL).

Inizialmente, il Tribunale aveva dato ragione alla lavoratrice, giudicando il licenziamento illegittimo. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso dell’azienda. Secondo i giudici di secondo grado, la condotta della dipendente era lesiva del vincolo fiduciario e la sanzione espulsiva era proporzionata alla gravità dei fatti. La lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione per contestare questa decisione.

La Decisione della Cassazione e il licenziamento per giusta causa

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso della lavoratrice inammissibile, confermando di fatto la legittimità del licenziamento per giusta causa. Il punto centrale della decisione non è tanto una nuova valutazione dei fatti, quanto un chiarimento sul ruolo della Corte di Cassazione stessa.

I giudici hanno sottolineato che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito, dove si riesaminano le prove e i fatti. La Corte d’Appello aveva già analizzato il materiale probatorio e ritenuto provati i comportamenti addebitati alla lavoratrice. Questa valutazione, essendo ben argomentata e basata su prove concrete, non può essere messa in discussione in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La ricorrente, lamentando una violazione di legge, cercava in realtà di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, operazione preclusa alla Suprema Corte.

La Corte ha evidenziato come i giudici d’appello avessero correttamente considerato la gravità delle azioni: le condotte erano intenzionali, commesse da una lavoratrice con mansioni delicate e svolte all’interno di un’area sensibile come quella aeroportuale, a bordo di aerei di proprietà di clienti della società. Questi elementi sono stati ritenuti sufficienti a ledere in modo definitivo il vincolo fiduciario. La Corte ha inoltre confermato che la condotta rientrava correttamente nell’ipotesi di licenziamento senza preavviso prevista dal CCNL, relativa alla ‘riproduzione o asportazione’ di materiale aziendale. La valutazione complessiva dei fatti, compresa la reazione al superiore, ha portato a ritenere la sanzione espulsiva proporzionata.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti spunti di riflessione. Primo, rafforza il principio secondo cui la violazione del vincolo fiduciario può giustificare un licenziamento per giusta causa anche quando non vi è un danno economico diretto e immediato per l’azienda. Azioni come fotografare o riprodurre materiale aziendale senza autorizzazione, specialmente in contesti che richiedono massima riservatezza e sicurezza, costituiscono una grave inadempienza. Secondo, la decisione ribadisce i limiti invalicabili del ricorso in Cassazione: non è una terza istanza per rivedere i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. La valutazione della gravità di un comportamento e della proporzionalità della sanzione è, e rimane, una prerogativa dei giudici di merito, a meno che la loro motivazione non sia palesemente illogica o contraddittoria.

Fare foto a materiale aziendale può causare il licenziamento per giusta causa?
Sì. La Corte ha stabilito che effettuare foto e fotocopie di materiale aziendale, in particolare a bordo di aerei di terzi e in un contesto lavorativo sensibile, costituisce una condotta grave che lede il vincolo fiduciario e giustifica il licenziamento per giusta causa.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No. La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, verificando solo la corretta applicazione delle norme di diritto. Non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o delle prove, che è compito esclusivo dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Cosa si intende per ‘lesione del vincolo fiduciario’ in questo caso?
Significa che il comportamento della lavoratrice ha rotto in modo irreparabile il rapporto di fiducia che deve esistere con il datore di lavoro. La Corte ha ritenuto che le azioni fossero intenzionali e commesse in un’area delicata come quella aeroportuale, dimostrando un’inaffidabilità tale da non consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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