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Licenziamento disciplinare: quando scatta il termine?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6136/2025, ha rigettato il ricorso di un dirigente pubblico contro il suo licenziamento disciplinare. La Corte ha stabilito che il termine per avviare l’azione disciplinare (dies a quo) non decorre da una mera segnalazione interna, ma dal momento in cui l’amministrazione ha un quadro completo dei fatti a seguito degli accertamenti necessari. Inoltre, ha confermato che l’archiviazione di un procedimento penale non influisce sulla legittimità del licenziamento disciplinare basato su illeciti amministrativo-contabili.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento Disciplinare nel Pubblico Impiego: la Cassazione sul Dies a Quo

Il licenziamento disciplinare nel pubblico impiego è una materia complessa, governata da termini perentori e procedure rigorose. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6136 del 2025, offre chiarimenti cruciali su due aspetti fondamentali: il momento esatto da cui decorre il termine per avviare il procedimento e l’autonomia di quest’ultimo rispetto a eventuali procedimenti penali paralleli. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un ex direttore di una sede locale di un ente pubblico, destinatario di un licenziamento disciplinare. Il provvedimento era scaturito da presunte irregolarità gestionali emerse sia da un’indagine della Procura della Repubblica sia, e soprattutto, da un procedimento della Procura Regionale della Corte dei Conti. L’ente datore di lavoro, dopo aver sospeso il procedimento disciplinare in attesa degli sviluppi, lo aveva riaperto e concluso con la sanzione espulsiva una volta ricevute le sentenze della Corte dei Conti che accertavano in via definitiva la responsabilità amministrativo-contabile del dirigente.

Le corti di merito, sia in primo grado che in appello, avevano confermato la legittimità del licenziamento. Il dirigente, non rassegnato, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso: Decadenza e Rilevanza del Procedimento Penale

Il ricorrente ha sostenuto, in primo luogo, la violazione dell’art. 55-bis del D.Lgs. 165/2001, affermando che l’azione disciplinare fosse tardiva. A suo avviso, il termine per la contestazione (dies a quo) doveva decorrere non dalla data di formale avvio del procedimento, ma da una comunicazione molto precedente (risalente a più di un anno prima) con cui un ispettore interno aveva segnalato gli illeciti alla direzione centrale.

In secondo luogo, ha lamentato la violazione dell’art. 55-ter, comma 2, del medesimo decreto. Questa norma prevede la possibilità di riaprire un procedimento disciplinare a favore del dipendente in caso di sentenza penale di assoluzione con formula piena. Poiché il procedimento penale a suo carico si era concluso con un’archiviazione per infondatezza della notizia di reato, e non con un’assoluzione, il ricorrente ha sollevato una questione di legittimità costituzionale, ritenendo irragionevole la differenza di trattamento.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, fornendo importanti principi di diritto.

Sul Dies a Quo del Procedimento Disciplinare

In merito al primo motivo, la Corte lo ha dichiarato inammissibile. Ha chiarito che il dies a quo per la decorrenza del termine perentorio di conclusione del procedimento disciplinare non coincide con la ricezione di una qualsiasi notizia di presunti illeciti. Citando un proprio precedente (Cass. n. 14896/2024), la Corte ha ribadito che il termine decorre dall’acquisizione della notizia dell’infrazione, da intendersi come il momento in cui l’amministrazione dispone di tutti gli elementi necessari per una fondata contestazione. Questo avviene solo all’esito degli accertamenti preliminari che, con ragionevolezza, sono necessari per delineare la condotta e le sue possibili connessioni, nel rispetto dei principi di proporzionalità e adeguatezza della sanzione. Una mera segnalazione interna, come quella dell’ispettore nel caso di specie, non è sufficiente a far scattare l’orologio.

Sull’Autonomia del Licenziamento Disciplinare rispetto al Processo Penale

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte ha spiegato che la situazione del ricorrente (archiviazione penale) è palesemente diversa da quella prevista dalla norma (assoluzione nel merito). La questione di costituzionalità è stata giudicata irrilevante perché il licenziamento disciplinare si fondava sugli accertati illeciti di carattere amministrativo-contabile, la cui rilevanza disciplinare è autonoma e può ben prescindere dalla loro qualificazione come reato penale. In altre parole, una condotta può essere disciplinarmente sanzionabile anche se non costituisce reato, soprattutto quando lede il vincolo fiduciario con il datore di lavoro, come nel caso di gravi irregolarità gestionali accertate dalla Corte dei Conti.

Conclusioni

La sentenza consolida due principi chiave nel diritto del lavoro pubblico. Primo: il termine per l’azione disciplinare inizia solo quando l’amministrazione ha un quadro fattuale sufficientemente chiaro e completo, non al primo sospetto. Questo tutela sia l’ente da avvii procedurali affrettati, sia il dipendente da contestazioni generiche. Secondo: il procedimento disciplinare e quello penale viaggiano su binari distinti. L’esito del processo penale, soprattutto se si tratta di un’archiviazione, non determina automaticamente l’illegittimità di una sanzione disciplinare fondata su fatti di rilevanza amministrativa e deontologica, la cui valutazione spetta autonomamente al datore di lavoro pubblico.

Da quale momento esatto inizia a decorrere il termine per avviare un procedimento disciplinare nel pubblico impiego?
Il termine decorre dal momento in cui l’amministrazione acquisisce una notizia completa dell’infrazione, ovvero all’esito di tutti quegli accertamenti preliminari necessari a fornire elementi utili per una contestazione fondata della condotta, e non da una semplice segnalazione iniziale.

L’archiviazione di un procedimento penale per gli stessi fatti obbliga l’amministrazione a revocare un licenziamento disciplinare?
No. La Corte ha stabilito che l’archiviazione penale è irrilevante quando la sanzione disciplinare si basa su illeciti di carattere amministrativo-contabile accertati in altra sede (nel caso di specie, dalla Corte dei Conti), la cui rilevanza ai fini disciplinari è autonoma e prescinde dalla qualificazione penalistica dei fatti.

Una sentenza della Corte dei Conti che accerta un danno erariale può avere effetti vincolanti in un giudizio sul licenziamento disciplinare?
Sì, la sentenza della Corte d’Appello aveva ritenuto che le sentenze contabili, accertando in modo definitivo e irretrattabile l’imputabilità delle condotte illecite al dipendente, producessero un effetto di ‘giudicato riflesso’, impedendo una nuova e diversa valutazione di quei fatti nel giudizio sulla legittimità del licenziamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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