LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Licenziamento dipendente ambasciata: quale legge si applica?

La Corte di Cassazione ha stabilito che in caso di licenziamento illegittimo di un dipendente di un’ambasciata italiana all’estero, le tutele applicabili sono quelle previste dalla legge italiana sul pubblico impiego (art. 63 D.Lgs. 165/2001) e non dalla legge locale. Questa sentenza sul licenziamento dipendente ambasciata chiarisce che il giudice italiano deve garantire la reintegrazione e il risarcimento del danno, uniformando la protezione a prescindere dal Paese in cui si svolge il rapporto di lavoro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento dipendente ambasciata: Legge Italiana o Straniera?

Il rapporto di lavoro dei dipendenti assunti localmente da ambasciate e consolati italiani all’estero rappresenta una fattispecie complessa, al confine tra normative nazionali e internazionali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9053/2025, affronta un tema cruciale: in caso di licenziamento dipendente ambasciata ritenuto illegittimo, quali tutele si applicano? Quelle previste dalla legge del Paese ospitante o quelle dell’ordinamento italiano? La risposta fornita dai giudici di legittimità è netta e mira a creare un regime di protezione uniforme.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un collaboratore di una missione diplomatica italiana in un Paese straniero, licenziato per motivi disciplinari dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI). Il lavoratore ha impugnato il licenziamento, ottenendone l’annullamento sia in primo grado che in appello, con ordine di reintegrazione nel posto di lavoro. La Corte d’Appello, in particolare, aveva ritenuto che la legge straniera non offrisse tutele adeguate (come la reintegrazione) e che tale vuoto normativo contrastasse con i principi di ordine pubblico italiano, applicando quindi la normativa interna (nello specifico, l’art. 18 della Legge n. 300/1970).

La Decisione della Corte e il licenziamento dipendente ambasciata

Il Ministero ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che si sarebbe dovuta applicare la legge locale, come previsto dalla normativa speciale che regola questi rapporti di lavoro (D.P.R. n. 18/1967). La Suprema Corte, pur rigettando il ricorso del Ministero, ha corretto la motivazione della sentenza d’appello, stabilendo un principio di diritto fondamentale per tutti i casi di licenziamento dipendente ambasciata.

I giudici hanno chiarito che, sebbene la disciplina sostanziale del rapporto di lavoro sia regolata da norme speciali e dalla legge locale, le conseguenze di un licenziamento illegittimo rientrano nell’ambito della giurisdizione nazionale. Poiché il datore di lavoro è una Pubblica Amministrazione italiana, i poteri del giudice nel sanzionare l’illegittimità del recesso sono definiti dall’ordinamento italiano, e in particolare dall’art. 63 del D.Lgs. n. 165/2001, che regola il lavoro pubblico privatizzato.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il tema non è il contrasto tra la legge straniera e l’ordine pubblico italiano, ma la corretta individuazione della norma che definisce i poteri del giudice italiano in queste specifiche controversie. Il rapporto di lavoro con il personale non diplomatico delle rappresentanze all’estero, pur avendo una disciplina speciale, si inserisce nell’alveo del lavoro pubblico privatizzato. Di conseguenza, quando un licenziamento viene dichiarato illegittimo, il giudice italiano non deve cercare la tutela nella legge straniera, ma deve esercitare i poteri che la legge italiana gli conferisce nei confronti della Pubblica Amministrazione.

L’art. 63 del D.Lgs. 165/2001 prevede espressamente, in caso di licenziamento nullo o annullato, la reintegrazione del lavoratore e una tutela risarcitoria. Applicare questa norma garantisce una soluzione uniforme per tutti i dipendenti delle missioni diplomatiche, a prescindere dal Paese in cui prestano servizio. Si evita così di dipendere dalle mutevoli e talvolta meno garantiste legislazioni locali, allineando la protezione a quella prevista per gli altri dipendenti pubblici in Italia.

Le Conclusioni

In definitiva, la Cassazione stabilisce che le conseguenze del licenziamento illegittimo di un dipendente di un’ambasciata italiana sono regolate dalla legge italiana sul pubblico impiego. Ciò significa che il lavoratore ha diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro e a un’indennità risarcitoria, come previsto dall’art. 63 del D.Lgs. 165/2001. La sentenza conferma quindi la decisione dei giudici di merito nel suo esito finale, ma ne corregge il percorso logico-giuridico, fondando la tutela non sull’applicazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, ma sulla norma specifica che disciplina i poteri del giudice nelle controversie di lavoro con la Pubblica Amministrazione.

In caso di licenziamento di un dipendente assunto localmente da un’ambasciata italiana, quale legge regola le conseguenze?
Secondo la Corte di Cassazione, le conseguenze di un licenziamento illegittimo sono regolate dalla legge italiana, specificamente dall’art. 63 del D.Lgs. n. 165/2001, che disciplina il lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, e non dalla legge del Paese straniero in cui il dipendente lavora.

La legge di un Paese straniero che non prevede la reintegrazione può essere applicata da un giudice italiano in questi casi?
La Corte ha chiarito che il problema non è se la legge straniera contrasti o meno con l’ordine pubblico italiano. Il punto fondamentale è che i poteri del giudice italiano nei confronti di un datore di lavoro pubblico (come un Ministero) sono stabiliti dalla legge italiana, la quale prevale sulla disciplina locale per quanto riguarda le tutele sanzionatorie.

Quale tutela specifica spetta al dipendente di un’ambasciata licenziato illegittimamente?
Al dipendente spetta la tutela prevista dall’art. 63 del D.Lgs. n. 165/2001, che consiste nella reintegrazione nel posto di lavoro e in una tutela risarcitoria, che nella sentenza di merito è stata quantificata in 12 mensilità, comunque entro il limite massimo di 24 previsto dalla norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati