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Licenziamento collettivo: illegittima la scelta per sede

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4958/2024, ha confermato l’illegittimità di un licenziamento collettivo in cui l’azienda aveva limitato la platea dei lavoratori da licenziare a una sola sede geografica. Secondo la Corte, in presenza di professionalità fungibili in altre sedi, la comparazione deve avvenire a livello aziendale globale, a meno che non sussistano oggettive e comprovate esigenze tecnico-produttive che giustifichino una scelta diversa. La motivazione generica basata sulla sola dislocazione geografica è stata ritenuta insufficiente, portando alla reintegra del lavoratore.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento Collettivo: No alla Scelta Limitata a una Sola Sede Aziendale

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di licenziamento collettivo: quando un’azienda decide di ridurre il personale, non può limitare arbitrariamente la scelta dei dipendenti da licenziare a una sola sede, se esistono professionalità simili in altre unità produttive. Vediamo nel dettaglio i fatti e le ragioni di questa decisione.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore delle telecomunicazioni avviava una procedura di licenziamento collettivo a causa di una riorganizzazione aziendale che comportava la chiusura della sua sede in una città del centro Italia. Di conseguenza, tutti i 56 dipendenti di quella sede venivano interessati dalla procedura.

Un lavoratore impugnava il licenziamento, sostenendo che l’azienda avesse illegittimamente ristretto la platea dei dipendenti da considerare solo a quelli della sede in chiusura. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione al lavoratore, dichiarando il licenziamento illegittimo e ordinando la sua reintegra. Le corti di merito accertavano che le professionalità presenti nella sede soppressa erano del tutto comparabili a quelle di altre sedi della società e che il loro trasferimento non avrebbe comportato costi o percorsi formativi eccessivamente onerosi.

L’azienda, non accettando la decisione, proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo, tra i vari motivi, la legittimità della propria scelta basata su esigenze organizzative legate alla distanza geografica tra le sedi.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno riaffermato l’orientamento consolidato secondo cui, nelle procedure di licenziamento collettivo, la platea dei lavoratori tra cui operare la scelta deve estendersi a tutto il complesso aziendale.

La limitazione a una singola unità produttiva è ammessa solo in via eccezionale e a condizione che l’azienda fornisca una prova rigorosa di specifiche esigenze tecnico-produttive che rendano infungibili i lavoratori di quella sede rispetto a quelli delle altre.

Le Motivazioni sul Licenziamento Collettivo

La Corte ha basato la sua decisione su principi giuridici chiari e consolidati.

In primo luogo, si è sottolineato che la regola generale impone al datore di lavoro di applicare i criteri di scelta (carichi di famiglia, anzianità, esigenze tecnico-produttive) su tutto il personale che svolge mansioni fungibili all’interno dell’azienda. Questo per garantire che la ristrutturazione abbia il minor impatto sociale possibile, salvaguardando i lavoratori con maggiore anzianità o carichi familiari, indipendentemente dalla loro sede di lavoro.

In secondo luogo, la Cassazione ha chiarito che una motivazione generica, come quella addotta dall’azienda e basata esclusivamente sulla dislocazione geografica delle sedi, non è sufficiente a giustificare una deroga a tale principio. La comunicazione di avvio della procedura era stata ritenuta “standardizzata” e non teneva conto del livello professionale e delle competenze dei singoli lavoratori, che erano risultate pienamente utilizzabili in altre sedi. L’azienda non ha dimostrato l’esistenza di ragioni oggettive, specifiche e coerenti che impedissero la comparazione dei dipendenti a livello nazionale.

Infine, la violazione di questi principi non costituisce un mero vizio formale, ma un vizio sostanziale nella applicazione dei criteri di scelta, che giustifica l’applicazione della tutela più forte, ovvero la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro.

Conclusioni

Questa pronuncia consolida un importante baluardo a tutela dei lavoratori coinvolti in procedure di ristrutturazione aziendale. Stabilisce che il licenziamento collettivo non può essere utilizzato per liberarsi dei dipendenti di una specifica filiale in modo sbrigativo. L’azienda ha l’onere di considerare l’intera sua struttura e di dimostrare in modo puntuale e rigoroso le ragioni per cui non è possibile ricollocare o comparare i dipendenti di sedi diverse. La mera distanza geografica o la generica difficoltà organizzativa non bastano a legittimare una scelta che, altrimenti, risulterebbe discriminatoria e contraria alla legge.

In un licenziamento collettivo, è possibile limitare la scelta dei lavoratori da licenziare a una sola sede aziendale?
No, di norma non è possibile. La regola generale prevede che la comparazione dei lavoratori e l’applicazione dei criteri di scelta debbano avvenire sull’intero complesso aziendale, specialmente se esistono professionalità fungibili (intercambiabili) in altre sedi. La limitazione a una sola sede è un’eccezione che deve essere rigorosamente giustificata.

Cosa deve dimostrare l’azienda per giustificare la limitazione della platea dei licenziandi a una sola unità produttiva?
L’azienda deve provare l’esistenza di oggettive e specifiche esigenze tecnico-produttive che rendano i lavoratori di quella sede non fungibili con quelli di altre sedi. Non è sufficiente una motivazione generica basata sulla sola dislocazione geografica o su una standardizzata difficoltà organizzativa.

Qual è la conseguenza della violazione dei criteri di scelta nel licenziamento collettivo, come nel caso esaminato?
La violazione dei criteri di scelta, come la mancata estensione della platea di comparazione a tutta l’azienda in assenza di una valida giustificazione, costituisce un vizio sostanziale. Secondo la normativa applicata nel caso di specie, la conseguenza è l’applicazione della tutela reintegratoria, che comporta l’ordine per il datore di lavoro di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro e di risarcirgli il danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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