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Licenziamento assenza ingiustificata: la Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un licenziamento per assenza ingiustificata di una docente, durato quasi tre mesi. La sentenza chiarisce che il ritardo del dirigente scolastico nel segnalare i fatti all’Ufficio disciplinare non invalida automaticamente la sanzione, a meno che non si provi una concreta lesione del diritto di difesa del lavoratore.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento Assenza Ingiustificata: Quando è Legittimo?

Il licenziamento per assenza ingiustificata rappresenta una delle sanzioni più severe nel rapporto di lavoro, specialmente nel pubblico impiego. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico, offrendo chiarimenti cruciali sui tempi e le modalità del procedimento disciplinare. Analizziamo la decisione per comprendere i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso: Assenza Prolungata e Licenziamento

Una docente di un istituto superiore si assentava dal servizio in modo continuativo e ingiustificato per un periodo significativo, dal 4 aprile al 30 giugno. Le assenze non riguardavano solo la normale attività didattica, ma anche momenti cruciali dell’anno scolastico come gli scrutini e gli esami di Stato, per i quali era stata nominata membro interno di commissione.

L’Amministrazione scolastica, dopo aver tentato invano di contattarla e sollecitarla a riprendere servizio o a fornire giustificazioni, avviava un procedimento disciplinare che si concludeva con il licenziamento. La docente impugnava il provvedimento, lamentando diverse irregolarità procedurali, tra cui la tardività della segnalazione da parte della dirigente scolastica all’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD).

L’Iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano le richieste della docente, confermando la legittimità del licenziamento. La lavoratrice ricorreva quindi in Cassazione, basando la sua difesa su quattro motivi principali:

1. Tardività della segnalazione: Sosteneva che la dirigente scolastica avrebbe dovuto segnalare l’assenza all’UPD molto prima, e che il ritardo aveva leso il suo diritto di difesa, facendole credere che il suo comportamento fosse tollerato.
2. Tardività della contestazione: Lamentava che anche l’UPD avesse agito in ritardo nel contestarle formalmente gli addebiti, avendo ricevuto una prima segnalazione mesi prima.
3. Illegittimità della nomina a commissario d’esame: Contestava la validità della sua nomina per gli esami di Stato, non avendo classi quinte.
4. Impossibilità di partecipare agli esami: Affermava che, essendo stata sostituita dopo la sua assenza alla prima riunione della commissione d’esame, la sua partecipazione successiva era diventata impossibile.

La questione del licenziamento per assenza ingiustificata e i termini procedurali

Il cuore della controversia ruotava attorno all’interpretazione delle norme che regolano i tempi del procedimento disciplinare nel pubblico impiego. La legge impone al dirigente di segnalare i fatti rilevanti all’UPD entro un termine breve e all’UPD di contestare l’addebito al dipendente entro un altro termine perentorio. La difesa della docente puntava a dimostrare che il mancato rispetto di questi termini avesse viziato l’intero procedimento, rendendo nullo il licenziamento per assenza ingiustificata.

La posizione dell’Amministrazione sul licenziamento

L’Amministrazione, difesa dall’Avvocatura dello Stato, ha sempre sostenuto la correttezza del proprio operato. Ha evidenziato la gravità e la continuità della condotta della docente, che aveva abbandonato il servizio senza alcuna valida giustificazione, venendo meno ai suoi doveri fondamentali. Per quanto riguarda i termini, l’Amministrazione ha argomentato che la piena conoscenza dei fatti, necessaria per una corretta contestazione, si era avuta solo a seguito di richieste di integrazione e chiarimenti, rendendo la tempistica del procedimento pienamente legittima.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarando tutti i motivi inammissibili e infondati. I giudici hanno stabilito principi chiari in materia. Sul primo motivo, hanno ribadito che il termine imposto al dirigente per la segnalazione all’UPD non è perentorio. La sua violazione non comporta l’automatica illegittimità della sanzione, a meno che il ritardo non sia tale da compromettere in modo concreto ed effettivo il diritto di difesa del dipendente, circostanza che la ricorrente non aveva provato. Inoltre, il silenzio dell’amministrazione non può essere interpretato come tacita approvazione di una condotta illecita.

Sul secondo motivo, la Corte ha ritenuto tempestiva la contestazione dell’UPD. Ha chiarito che il termine per agire decorre non dalla prima, generica notizia del fatto, ma dal momento in cui l’ufficio ha una conoscenza completa, chiara e circostanziata di tutti gli elementi dell’illecito. Nel caso di specie, la prima segnalazione era stata ritenuta scarna e l’UPD aveva correttamente richiesto integrazioni, facendo decorrere il termine solo dalla ricezione della documentazione completa.

Infine, il terzo e quarto motivo sono stati giudicati inammissibili perché non si confrontavano adeguatamente con le motivazioni della sentenza d’appello (il cosiddetto decisum), che aveva già esaminato e respinto tali argomentazioni, ritenendo legittima la nomina a commissario e irrilevante la successiva sostituzione ai fini della valutazione dell’inadempimento iniziale.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale: nel licenziamento per assenza ingiustificata, le garanzie procedurali devono essere rispettate, ma la loro violazione deve essere valutata in concreto. Un mero ritardo nella segnalazione da parte del superiore gerarchico non è sufficiente a invalidare il licenziamento, se non si dimostra che tale ritardo ha realmente danneggiato la capacità del lavoratore di difendersi. La gravità della condotta, come un’assenza prolungata e priva di qualsiasi giustificazione, rimane l’elemento centrale nella valutazione della proporzionalità della sanzione espulsiva.

Un ritardo del dirigente nel segnalare un’assenza ingiustificata invalida sempre il licenziamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il termine per la segnalazione da parte del dirigente non è perentorio. La sua violazione non causa l’illegittimità automatica della sanzione, a meno che il ritardo non sia così grave da rendere eccessivamente difficile l’esercizio del diritto di difesa del lavoratore, e spetta a quest’ultimo dimostrare tale pregiudizio.

Da quando inizia a decorrere il termine per la contestazione disciplinare da parte dell’Ufficio competente (UPD)?
Il termine di 40 giorni per la contestazione dell’addebito non decorre dalla prima notizia generica del fatto, ma dal momento in cui l’UPD acquisisce una conoscenza piena, chiara e circostanziata di tutti gli elementi costitutivi dell’illecito, anche a seguito di richieste di integrazione e approfondimento.

L’assenza ingiustificata agli esami di Stato costituisce un grave inadempimento per un docente?
Sì. La sentenza conferma che l’assenza ingiustificata per tutta la durata degli esami, unita a precedenti e continue assenze dal servizio, costituisce un inadempimento di tale gravità da giustificare la massima sanzione disciplinare, ovvero il licenziamento, in quanto viola i doveri fondamentali del rapporto di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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