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Lavoro straordinario e pensione: la Cassazione decide

Una lavoratrice del settore trasporti pubblici aveva richiesto l’inclusione delle ore di straordinario nel calcolo della sua pensione. I tribunali di merito avevano parzialmente accolto la richiesta, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha stabilito che il compenso per lavoro straordinario è indivisibile e deve essere interamente escluso dalla base pensionabile, in applicazione della normativa specifica del settore (L. 889/1971).

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Lavoro Straordinario e Pensione: La Cassazione Fa Chiarezza

Il compenso percepito per il lavoro straordinario può essere incluso nel calcolo della pensione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito una risposta netta e definitiva a questa domanda, almeno per una specifica categoria di lavoratori: il personale addetto ai pubblici servizi di trasporto. La Suprema Corte ha stabilito che tale compenso è indivisibile e va interamente escluso dalla base pensionabile, ribaltando le decisioni dei giudici di merito.

I Fatti del Caso

Una lavoratrice, dipendente di un consorzio di trasporti pubblici, aveva avviato una causa contro l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale per ottenere il ricalcolo del suo trattamento pensionistico. La sua richiesta era di includere, nella base di calcolo, le ore di lavoro straordinario prestate durante la sua carriera.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello le avevano dato parzialmente ragione. Secondo i giudici di merito, le ore di straordinario dovevano essere considerate ai fini pensionistici, ma solo per la quota corrispondente alla retribuzione tabellare (la paga base), escludendo invece la maggiorazione, ovvero il compenso aggiuntivo previsto specificamente per lo straordinario. Si trattava, in sostanza, di una soluzione intermedia che scomponeva il compenso dello straordinario in due parti: una pensionabile e una no.

Il Ricorso in Cassazione e il Lavoro Straordinario

L’Istituto Previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La tesi dell’ente era chiara: nessuna componente retributiva legata al lavoro straordinario può essere inclusa nella base di calcolo della pensione. Il ricorso si fondava sulla violazione e falsa applicazione degli articoli 5 e 17 della Legge n. 889/1971, una normativa specifica per il settore dei trasporti pubblici.

L’ente sosteneva che la legge non permette di “frazionare” il compenso per lo straordinario. Esso va considerato come un blocco unico, che la normativa esclude esplicitamente dal computo pensionistico. Separare la paga base dalla maggiorazione, secondo l’Istituto, era un’operazione non consentita dalla legge.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso dell’Istituto, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato, affermando che, ai sensi della Legge n. 889/1971, il compenso per il lavoro straordinario è completamente estraneo alla base pensionabile.

Il punto centrale della motivazione risiede nell’indivisibilità di tale compenso. La Corte ha spiegato che il legislatore, parlando di “compenso per lavoro straordinario” (art. 5, comma 1, lett. e), lo ha inteso come una voce unitaria, talvolta corrisposta anche in misura forfettaria. Questa natura unitaria è incompatibile con una scomposizione in più elementi (paga base e maggiorazione).

L’articolo 17 della stessa legge, inoltre, è esplicito nell’escludere dalla retribuzione pensionabile i compensi dovuti a titolo di straordinario. Secondo la Corte, tentare di includere una parte di tale compenso significherebbe andare contro la chiara volontà del legislatore. La distinzione operata dalla Corte d’Appello è stata quindi giudicata errata, poiché la normativa traccia una netta separazione tra la retribuzione tabellare (pensionabile) e il compenso per lo straordinario (non pensionabile).

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha rigettato la domanda originale della lavoratrice. La conseguenza pratica di questa decisione è molto chiara per i lavoratori del settore dei trasporti pubblici: le ore di lavoro straordinario, per quanto regolarmente retribuite e soggette a contribuzione, non contribuiranno ad aumentare l’importo della loro pensione futura. La sentenza consolida un principio di netta separazione tra le componenti fisse della retribuzione, rilevanti per la pensione, e quelle variabili e accessorie, come lo straordinario, che sono invece escluse.

Il compenso per lavoro straordinario entra nel calcolo della pensione per i dipendenti dei servizi pubblici di trasporto?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che, in base alla normativa specifica (l. n. 889/1971), il compenso per lavoro straordinario è completamente escluso dalla base di calcolo pensionabile.

È possibile includere nella pensione almeno la parte di retribuzione “normale” delle ore di straordinario, escludendo la sola maggiorazione?
No, la Corte ha chiarito che il compenso per lavoro straordinario non può essere suddiviso. È considerato un elemento unitario e indivisibile che, come tale, va interamente escluso dal computo pensionistico.

Qual è il fondamento normativo di questa esclusione?
Il fondamento si trova negli articoli 5 e 17 della legge n. 889/1971, che disciplinano la retribuzione pensionabile per il personale addetto ai pubblici servizi di trasporto. L’articolo 17 esclude specificamente i compensi per lavoro straordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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