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Lavoro festivo: quando è obbligatorio per il dipendente?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto del lavoratore di astenersi dal lavoro durante le festività infrasettimanali non è assoluto, ma disponibile. Può essere oggetto di rinuncia tramite accordo individuale o collettivo. In particolare, nei settori che richiedono un servizio continuativo, come il trasporto aereo, l’organizzazione del lavoro su turni prevista dalla contrattazione collettiva implica un bilanciamento di interessi che legittima la richiesta di prestazione lavorativa durante le feste. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello che riteneva necessario un accordo individuale esplicito, affermando che il richiamo al contratto collettivo nel contratto di assunzione è sufficiente a regolare il lavoro festivo.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Lavoro Festivo: Diritto Assoluto o Rinunciabile? La Cassazione Fa Chiarezza

Il tema del lavoro festivo è una questione centrale nel diritto del lavoro, che bilancia le esigenze produttive delle aziende con il diritto dei lavoratori al riposo. Un dipendente può rifiutarsi di lavorare durante una festività infrasettimanale come il 25 aprile o il 1° maggio? E cosa accade nei settori, come quello dei trasporti, dove il servizio deve essere garantito 365 giorni l’anno? Con l’ordinanza n. 17383/2025, la Corte di Cassazione offre un’interpretazione decisiva, distinguendo nettamente tra riposo settimanale e riposo festivo.

I fatti del caso

La vicenda ha origine dal ricorso di una società di gestione aeroportuale contro una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva dato ragione a un gruppo di dipendenti, riconoscendo il loro diritto ad astenersi dal lavoro durante le festività infrasettimanali. Secondo i giudici di secondo grado, tale diritto era da considerarsi assoluto e non derogabile né da un’imposizione unilaterale del datore di lavoro né dalla contrattazione collettiva. L’unica eccezione ammessa era un accordo individuale esplicito tra azienda e singolo lavoratore.

La società, operando in un settore di servizio pubblico essenziale con un’organizzazione del lavoro basata su turni continui per tutto l’anno, ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’impostazione della Corte d’Appello fosse errata e non tenesse conto delle specificità del settore e della disciplina collettiva applicata.

La decisione della Corte di Cassazione e il lavoro festivo

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’azienda, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame. Il principio cardine affermato dai giudici è che il diritto di astenersi dal lavoro durante le festività infrasettimanali, a differenza del riposo settimanale (la domenica o altro giorno compensativo), è un diritto soggettivo disponibile, ovvero un diritto a cui il lavoratore può rinunciare.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha sviluppato il suo ragionamento su alcuni punti fondamentali.

In primo luogo, ha ribadito la giurisprudenza consolidata secondo cui la normativa sulle festività infrasettimanali (Legge n. 260/1949) attribuisce al lavoratore il diritto di astenersi dal lavoro, ma non sancisce l’inderogabilità di tale diritto. Questo significa che le parti, di comune intesa, possono prevedere lo svolgimento della normale attività lavorativa anche in tali giornate, a fronte di una retribuzione maggiorata.

In secondo luogo, la Corte ha chiarito come questa “comune intesa” possa manifestarsi. Non è necessario un accordo individuale specifico per ogni festività. La rinuncia al riposo può derivare anche da accordi sindacali o, come nel caso di specie, dalla stessa organizzazione del lavoro prevista dal contratto collettivo. Se il contratto collettivo nazionale, applicato in azienda e richiamato nel contratto di assunzione individuale, prevede un’articolazione dell’orario su turni continui che coprono l’intero anno, giorni festivi inclusi, si presume che le parti sociali abbiano già effettuato un bilanciamento tra il diritto individuale al riposo e le esigenze operative del servizio pubblico.

I giudici di merito avevano errato nel non considerare se la disciplina collettiva, nel regolamentare il lavoro su turni, avesse già implicitamente derogato al diritto di astensione, contemperando le diverse necessità. Pretendere una prova ulteriore dell’indisponibilità del singolo lavoratore o un’espressa previsione contrattuale sull’obbligo di lavorare nelle festività è stato ritenuto un errore di interpretazione della legge.

Conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche, specialmente per le aziende che operano in settori di pubblica utilità o a ciclo continuo. La decisione stabilisce che:

1. Il diritto al riposo durante le festività infrasettimanali è rinunciabile dal lavoratore.
2. La rinuncia può essere formalizzata non solo con un accordo individuale, ma anche attraverso l’applicazione di un contratto collettivo che organizza il lavoro su turni continui (H24, 7 giorni su 7).
3. L’adesione del lavoratore al contratto individuale, che richiama la disciplina collettiva sui turni, è sufficiente a rendere legittima la richiesta di prestazione lavorativa durante i giorni festivi, senza che il datore di lavoro debba dimostrare ulteriori ragioni giustificative per ogni singolo turno.

In sintesi, la Corte di Cassazione ha privilegiato una lettura sistemica delle fonti contrattuali, riconoscendo alla contrattazione collettiva il ruolo di mediatore tra i diritti individuali dei lavoratori e le esigenze organizzative e funzionali dell’impresa, soprattutto quando è in gioco l’erogazione di servizi essenziali per la collettività.

Il lavoratore può essere obbligato a lavorare durante le festività infrasettimanali?
Sì, può essere obbligato se ha rinunciato al suo diritto al riposo. Tale rinuncia può avvenire tramite un accordo individuale diretto con il datore di lavoro, oppure tramite l’accettazione di un contratto di lavoro che richiama una contrattazione collettiva che prevede un’organizzazione del lavoro su turni continui, includendo anche i giorni festivi.

La rinuncia al riposo festivo deve essere contenuta in un accordo scritto e individuale?
No, non necessariamente. La Corte di Cassazione ha chiarito che la rinuncia può essere desunta dall’adesione a un modello organizzativo previsto dalla contrattazione collettiva. Se il contratto collettivo applicato prevede turni di lavoro che coprono sistematicamente anche le festività, si ritiene che le parti sociali abbiano già bilanciato gli interessi in gioco, e il richiamo a tale contratto nell’assunzione individuale è sufficiente a rendere esigibile la prestazione.

Qual è la differenza tra il riposo per una festività infrasettimanale e il riposo settimanale?
La differenza fondamentale risiede nella loro natura giuridica. Il riposo settimanale (solitamente la domenica) è un diritto irrinunciabile e indisponibile del lavoratore. Il riposo durante le festività infrasettimanali (es. 1° maggio, 2 giugno) è invece un diritto disponibile, a cui il lavoratore può rinunciare validamente, a fronte di una specifica regolamentazione economica e contrattuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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