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Lavoro festivo: diritto alla tripla retribuzione

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un lavoratore a una tripla retribuzione per il lavoro festivo svolto. L’ordinanza chiarisce l’interpretazione del CCNL di settore, stabilendo che al lavoratore spettano tre componenti: la retribuzione per la prestazione, una maggiorazione specifica e la normale paga per la giornata festiva. Il ricorso dell’azienda, che sosteneva un’interpretazione riduttiva, è stato rigettato.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Lavoro Festivo: la Cassazione Conferma la Tripla Retribuzione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse per datori di lavoro e dipendenti: la corretta retribuzione del lavoro festivo. La Suprema Corte ha stabilito un principio chiaro, basato sull’interpretazione letterale del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore, confermando che al lavoratore che presta servizio durante specifiche festività spetta una retribuzione composta da tre distinti elementi. Questa decisione rafforza la tutela del lavoratore e fornisce un’importante guida per la corretta applicazione delle norme contrattuali.

I fatti di causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di un lavoratore di ottenere le differenze retributive per le prestazioni svolte durante alcune giornate festive (come Natale, Capodanno, Epifania) negli anni dal 2017 al 2019. Inizialmente, il lavoratore aveva ottenuto un decreto ingiuntivo a suo favore.

La società datrice di lavoro si era opposta a tale decreto e il Tribunale, in primo grado, le aveva dato ragione. Successivamente, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del lavoratore e dichiarando esecutivo il decreto ingiuntivo. La Corte territoriale aveva infatti ritenuto che il CCNL applicabile fosse inequivocabile nel prevedere un trattamento economico di favore per il lavoro prestato in tali giornate.

Insoddisfatta della sentenza di secondo grado, la società ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’interpretazione della Corte d’Appello fosse errata e non basata su una lettura logico-sistematica delle clausole contrattuali.

La questione della retribuzione per il lavoro festivo

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 22 del CCNL FISE Assoambiente. La società sosteneva che il “trattamento maggiorato” previsto dalla norma dovesse essere inteso come un unico compenso, comprensivo della maggiorazione, da aggiungere alla normale retribuzione. In pratica, secondo l’azienda, al lavoratore sarebbero spettate solo due componenti: la retribuzione per la festività non goduta e una maggiorazione.

Il lavoratore, e con lui la Corte d’Appello, sosteneva invece un’interpretazione letterale della clausola. La norma, infatti, prevedeva che al personale che lavora nei giorni festivi specificati dall’art. 21, spetti “il relativo trattamento, maggiorato ai sensi dell’articolo 20, […] si aggiunge al normale trattamento contrattualmente dovuto”. Questa formulazione, secondo la tesi accolta, delinea chiaramente tre componenti retributive distinte.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, ritenendolo infondato. Gli Ermellini hanno confermato pienamente l’interpretazione della Corte d’Appello, definendola conforme alle regole ermeneutiche sotto il profilo logico, letterale e sistematico.

Il punto cruciale, sottolineato dalla Corte, è la struttura stessa della frase contenuta nell’art. 22 del CCNL. La disposizione contrattuale elenca tre elementi che compongono la retribuzione per il lavoro festivo:

1. Il relativo trattamento: la paga per le ore di lavoro effettivamente prestate.
2. Maggiorato ai sensi dell’articolo 20: una specifica maggiorazione (ad esempio, del 50% per il lavoro diurno) calcolata sulla paga base.
3. Si aggiunge al normale trattamento contrattualmente dovuto: la retribuzione che sarebbe spettata al lavoratore se quel giorno non avesse lavorato, essendo festivo.

La Corte ha evidenziato come l’errore interpretativo della società ricorrente risiedesse nel considerare l’espressione “trattamento maggiorato” come un blocco unico, ignorando la virgola posta dopo la parola “trattamento” e, soprattutto, la successiva locuzione “si aggiunge”. Questi elementi grammaticali e sintattici, secondo la Cassazione, non lasciano spazio a dubbi: la contrattazione collettiva ha inteso fissare tre componenti distinte e cumulabili.

Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: nell’interpretazione dei contratti, il criterio letterale è il primo e principale strumento a disposizione del giudice. Quando una clausola è chiara e inequivocabile, non è necessario ricorrere a interpretazioni alternative o sistematiche che ne alterino il significato evidente.

Per i lavoratori del settore, questa decisione rappresenta un’importante conferma del loro diritto a una retribuzione più cospicua quando sacrificano una giornata di festa per prestare la propria attività lavorativa. Per le aziende, costituisce un monito a applicare scrupolosamente le disposizioni dei CCNL, prestando massima attenzione alla formulazione letterale delle clausole per evitare contenziosi e il pagamento di differenze retributive.

Come deve essere retribuito il lavoro prestato durante specifiche festività secondo il CCNL FISE Assoambiente?
Secondo la Corte di Cassazione, la retribuzione deve essere composta da tre elementi distinti: 1) la paga per le ore di lavoro prestate; 2) una maggiorazione calcolata sulla paga base, come previsto dall’art. 20 del CCNL; 3) la normale retribuzione che sarebbe spettata al lavoratore per la giornata festiva non goduta.

Per quale motivo la Corte ha rigettato l’interpretazione proposta dalla società?
La Corte ha rigettato l’interpretazione della società perché questa ignorava la chiara formulazione letterale e la punteggiatura della clausola contrattuale. La società considerava “trattamento maggiorato” come un unico elemento, mentre la Corte ha chiarito che la virgola e l’espressione “si aggiunge” indicano in modo inequivocabile la presenza di tre componenti separate e cumulabili.

Qual è il principio interpretativo fondamentale affermato in questa ordinanza?
Il principio affermato è che l’interpretazione letterale di una norma contrattuale è prioritaria quando il testo è chiaro e non lascia spazio a dubbi. La Corte ha stabilito che la volontà delle parti, come espressa nel testo del CCNL, deve essere rispettata senza ricorrere a interpretazioni alternative che ne modifichino il significato palese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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