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Lavoro discontinuo badante: quando spetta lo straordinario

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14438/2024, ha chiarito le condizioni per il riconoscimento dello straordinario nel caso di lavoro discontinuo badante notturno. Una lavoratrice, impiegata con orario 20:30-8:30 a settimane alterne, chiedeva differenze retributive sostenendo di essere stata pagata solo per 40 ore settimanali a fronte di 84 ore di presenza. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello. È stato stabilito che la paga mensile forfettizzata prevista dal CCNL per l’assistenza notturna discontinua compensa l’intera disponibilità e non le singole ore. Per ottenere il pagamento dello straordinario, la lavoratrice avrebbe dovuto provare che le ore di lavoro *effettivo* superavano i limiti contrattuali o che la prestazione era particolarmente gravosa, senza le pause tipiche del lavoro discontinuo, prova che nel caso di specie non è stata fornita.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Lavoro discontinuo badante: quando spetta lo straordinario secondo la Cassazione

Il tema della retribuzione nel lavoro discontinuo badante, specialmente per l’assistenza notturna, è spesso fonte di contenziosi. L’ordinanza n. 14438/2024 della Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale sulla differenza tra ore di presenza e ore di lavoro effettivo, definendo i presupposti per il diritto al compenso per lavoro straordinario. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una lavoratrice assunta come badante per l’assistenza notturna alla madre della sua datrice di lavoro. Il suo impiego si svolgeva a settimane alterne, per sette giorni consecutivi, con un orario che andava dalle 20:30 alle 8:30 del mattino seguente, per un totale di 84 ore settimanali di presenza.

La lavoratrice ha adito il tribunale chiedendo il pagamento di differenze retributive per 16.821,37 euro, sostenendo di essere stata retribuita solo per le 40 ore settimanali previste dal contratto, a fronte delle 84 ore di effettiva presenza.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto la sua richiesta, condannando la datrice di lavoro al pagamento di 7.754,85 euro.
La Corte d’Appello, invece, ha ribaltato la decisione. Ha stabilito che il rapporto era di tipo part-time al 50% e che la retribuzione fissa mensile, come prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) Domestico per le prestazioni notturne discontinue, era corretta. Secondo i giudici d’appello, questa paga forfettizzata era stata introdotta proprio per svincolare il compenso dal numero esatto di ore lavorate, data la difficoltà di conteggiarle a causa della natura discontinua dell’attività.

La lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Corte sul lavoro discontinuo badante

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della lavoratrice, ritenendo corretta l’interpretazione della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione risiede nella natura del lavoro discontinuo badante.

La Retribuzione Forfettizzata del CCNL

I giudici hanno sottolineato che gli articoli 11 e 15 del CCNL Lavoro Domestico prevedono una paga mensile fissa (forfettizzata) per le prestazioni notturne discontinue nella fascia oraria 20:00-8:00. Questa scelta delle parti sociali è motivata dalla difficoltà di quantificare le ore di lavoro effettivo in un contesto caratterizzato da lunghi periodi di attesa e riposo.

La Corte ha stabilito che questa retribuzione compensa l’intera prestazione, ovvero tutta la fascia oraria di 12 ore, e non solo un monte ore predefinito (come le 54 ore settimanali indicate dall’art. 15 CCNL come limite massimo per il lavoro discontinuo).

Quando scatta il diritto allo straordinario nel lavoro discontinuo badante?

Il cuore della pronuncia riguarda la configurabilità del lavoro straordinario. La Cassazione ha chiarito che lo straordinario può essere riconosciuto solo in due precise circostanze:

1. Superamento dell’orario di lavoro effettivo: Se il lavoratore prova che le ore di lavoro effettivo (escludendo quindi le pause e i periodi di riposo/sonno) superano l’orario normale stabilito nel contratto (in questo caso, 40 ore settimanali).
2. Particolare gravosità della prestazione: Se il lavoratore dimostra che la prestazione, pur definita discontinua, è stata di fatto continua e particolarmente onerosa, con tempi di attesa minimi o interrotti da frequenti necessità di assistenza. In questo caso, si deve provare il superamento del limite massimo di 54 ore previsto dal CCNL per il lavoro discontinuo.

In assenza di queste prove, la sola presenza sul luogo di lavoro per un numero di ore superiore a quelle contrattuali non è sufficiente a far scattare il diritto allo straordinario.

le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione sull’analisi delle prove raccolte durante il processo. Dall’istruttoria era emerso che il lavoro effettivo della badante era concentrato in poche ore serali (circa tre) e al mattino per aiutare l’assistita ad andare in bagno, somministrare medicine e preparare la colazione. Per il resto della notte, la lavoratrice poteva dormire, con interruzioni rare e brevi.

Di conseguenza, le ore di prestazione effettiva erano risultate “notevolmente inferiori” non solo alle 54 ore del CCNL, ma anche alle 40 ore previste dal contratto. Pertanto, la retribuzione mensile fissa, riproporzionata per il lavoro a settimane alterne, è stata considerata corretta e congrua.

La Cassazione ha concluso che la lavoratrice non ha fornito la prova né dell’onerosità della prestazione né del superamento delle ore di lavoro effettivo. I suoi motivi di ricorso sono stati quindi giudicati inammissibili e infondati, in quanto non era stata originariamente presentata una domanda specifica per il pagamento dello straordinario e, in ogni caso, mancavano i presupposti di fatto e di diritto per riconoscerlo.

le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per il lavoro discontinuo badante: la distinzione tra tempo di presenza e tempo di lavoro effettivo è cruciale. La retribuzione forfettizzata prevista dal CCNL è pensata per compensare la disponibilità del lavoratore durante la notte, che include lunghi periodi di inattività. Per rivendicare un compenso superiore, come lo straordinario, è necessario che il lavoratore fornisca una prova rigorosa che la natura della prestazione non era più discontinua ma continua e gravosa, oppure che le ore di lavoro attivo hanno ecceduto i limiti contrattuali. La semplice permanenza sul posto di lavoro non è, di per sé, sufficiente.

Una badante notturna con lavoro discontinuo ha diritto al pagamento dello straordinario oltre un certo numero di ore di presenza?
Non automaticamente. Secondo la Corte, la retribuzione forfettizzata prevista dal CCNL per il lavoro discontinuo notturno compensa l’intera prestazione, caratterizzata da lunghi tempi di attesa. Lo straordinario scatta solo se si prova che le ore di lavoro effettivo hanno superato l’orario contrattuale (in questo caso 40 ore settimanali) o il limite di 54 ore previsto dal CCNL, dimostrando una particolare gravosità e l’assenza delle pause tipiche del lavoro discontinuo.

Chi deve provare che il lavoro notturno è stato più pesante del previsto?
L’onere della prova spetta alla lavoratrice. È lei che deve dimostrare, attraverso prove concrete, che la sua attività non era discontinua ma continua e onerosa (ad esempio, a causa di interruzioni frequenti per assistere la persona), oppure che le ore di lavoro effettivo hanno superato i limiti contrattuali o legali.

Le ore in cui la badante dorme o è in attesa contano come lavoro effettivo?
No. La Corte ha chiarito che le pause non lavorate, come quelle in cui la badante dorme, devono essere escluse dal calcolo dell’orario di lavoro effettivo. Il lavoro discontinuo è definito proprio dalla presenza di questi lunghi periodi di inattività o attesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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