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Lavoratori ASU: no compenso oltre 80 ore mensili

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha respinto il ricorso di alcuni lavoratori ASU che richiedevano il pagamento delle ore eccedenti il limite di 80 mensili. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la normativa di riferimento (D.Lgs. 468/97) prevede un compenso integrativo solo per le ore che superano il limite settimanale di 20 ore o quello giornaliero di 8, senza fare riferimento a un tetto mensile. Pertanto, il superamento delle 80 ore mensili non dà, di per sé, diritto a un compenso extra per i lavoratori ASU.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Lavoratori ASU e Ore di Lavoro: Nessun Compenso Oltre le 80 Mensili

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per i lavoratori ASU (Lavoratori Socialmente Utili), chiarendo definitivamente i limiti per il riconoscimento del compenso per le ore di lavoro eccedenti. La Suprema Corte ha stabilito che il diritto a un’integrazione economica scatta solo al superamento delle 20 ore settimanali e non in base a un tetto di 80 ore mensili. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dalla domanda di un gruppo di lavoratori ASU che chiedevano a un consorzio il pagamento delle ore di lavoro svolte oltre il limite delle 80 ore mensili. La loro richiesta era stata respinta sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello. I giudici di merito avevano fondato la loro decisione su un’interpretazione letterale della normativa di riferimento, in particolare dell’articolo 8 del decreto legislativo 468/1997, che non prevede un limite mensile ma solo soglie giornaliere e settimanali. Insoddisfatti della decisione, i lavoratori hanno proposto ricorso per Cassazione.

La Questione Giuridica e i Motivi del Ricorso

I ricorrenti hanno basato il loro appello su tre motivi principali:
1. Violazione di legge: Sostenevano che i giudici avessero errato nell’interpretare l’articolo 8, escludendo l’esistenza di un limite implicito di 80 ore mensili ai fini del compenso.
2. Vizio di motivazione: Lamentavano che la Corte d’Appello avesse omesso di pronunciarsi specificamente sui mesi in cui le ore lavorate avevano superato la soglia delle 80.
3. Violazione di norme processuali: Contestavano il fatto che non fosse stato considerato che l’assegno INPS, a cui il compenso è collegato, viene erogato su base mensile, suggerendo quindi una coerenza con un limite mensile anche per le ore di lavoro.

La Decisione della Corte sui lavoratori ASU

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la correttezza delle sentenze precedenti. Gli Ermellini hanno chiarito che l’interpretazione letterale della norma è l’unica possibile. L’articolo 8 del D.Lgs. 468/97 è inequivocabile: prevede un compenso integrativo a carico dell’ente utilizzatore solo per le ore che superano le 20 settimanali (e con un massimo di 8 ore giornaliere).
La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri due motivi, specificando che il secondo motivo non sollevava una vera omissione su un “fatto” ma riproponeva la stessa questione giuridica del primo, mentre il terzo motivo era basato su un profilo (la mensilità dell’assegno INPS) considerato non rilevante per la specifica regolamentazione degli emolumenti in discussione.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della Suprema Corte si fonda sul principio di stretta legalità e sull’interpretazione letterale della norma. Il legislatore ha scelto di ancorare il diritto al compenso integrativo a un parametro settimanale, non mensile. A sostegno di questa interpretazione, la Corte ha richiamato un proprio precedente consolidato (Sentenza n. 7976 del 2006), che aveva già stabilito come l’importo integrativo spettasse solo in caso di superamento del limite settimanale di venti ore. Qualsiasi altra interpretazione, secondo i giudici, andrebbe oltre la volontà del legislatore. La Corte ha quindi ribadito che il giudice non può creare nuove soglie o limiti non espressamente previsti dalla legge.

Le Conclusioni

Questa ordinanza fornisce una guida chiara e definitiva per enti utilizzatori e lavoratori ASU. Le conclusioni pratiche sono le seguenti:
* Il calcolo per l’eventuale compenso extra deve essere effettuato su base settimanale.
* Non esiste un diritto automatico a un compenso aggiuntivo per il solo fatto di aver lavorato più di 80 ore in un mese.
* L’unico criterio valido per il riconoscimento dell’integrazione economica è il superamento delle 20 ore di lavoro in una singola settimana.
La decisione, rigettando il ricorso, ha inoltre condannato i lavoratori al pagamento delle spese processuali, confermando la solidità dell’interpretazione fornita dai tribunali di merito.

A un lavoratore ASU spetta un compenso extra se supera le 80 ore di lavoro mensili?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il compenso integrativo è previsto dalla legge solo per il superamento del limite di 20 ore settimanali o di 8 ore giornaliere, non per un limite mensile.

Perché la Corte ha ritenuto irrilevante che l’assegno INPS sia pagato su base mensile?
Perché la modalità di erogazione dell’assegno INPS non incide sulla specifica norma che regola il compenso per le ore di lavoro aggiuntive, la quale è esplicitamente basata su parametri settimanali e giornalieri.

Qual è il criterio corretto per calcolare il compenso aggiuntivo per i lavoratori ASU?
Il compenso integrativo a carico dell’ente che utilizza il lavoratore è dovuto solo nel caso in cui l’impegno lavorativo superi le 20 ore settimanali, come stabilito dall’art. 8 del D.Lgs. 468/1997.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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