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Istanza di riunione: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1570/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per regolamento di competenza contro la decisione di un Tribunale che aveva negato l’istanza di riunione di due procedimenti connessi. La Suprema Corte ha chiarito che il provvedimento sull’istanza di riunione è un atto meramente preparatorio, privo di contenuto decisorio sulla competenza e, pertanto, non impugnabile.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Istanza di Riunione Respinta? La Cassazione Chiarisce: il Ricorso è Inammissibile

Nel complesso mondo del diritto processuale, l’economia e l’efficienza sono principi cardine. Uno strumento fondamentale per raggiungerli è l’istanza di riunione, che permette di unificare procedimenti connessi davanti allo stesso giudice. Ma cosa succede se un giudice respinge tale richiesta? È possibile impugnare questa decisione? Con l’ordinanza n. 1570 del 2024, la Corte di Cassazione offre una risposta netta, stabilendo un principio chiaro sulla natura e l’impugnabilità di tale provvedimento.

Il Contesto del Caso: Due Procedimenti Separati

La vicenda trae origine da due distinti procedimenti di opposizione avviati da una società e da un suo socio contro due ordinanze ingiunzioni emesse da un’amministrazione provinciale. Entrambe le sanzioni erano state comminate per violazioni analoghe della normativa ambientale. Data l’evidente connessione tra le cause, i ricorrenti avevano presentato al Tribunale un’istanza di riunione dei due processi, pendenti davanti allo stesso ufficio giudiziario.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso per Cassazione sull’istanza di riunione

Il Tribunale, con un’ordinanza, respingeva la richiesta di riunire i due giudizi. Ritenendo questa decisione errata e carente di motivazione, la società e il socio decidevano di rivolgersi direttamente alla Corte di Cassazione, proponendo un ricorso per regolamento di competenza. Essi sostenevano che la mancata riunione dei processi, data l’esistenza dei presupposti di legge, costituisse un errore procedurale da correggere.

La Posizione dei Ricorrenti

I ricorrenti hanno basato il loro gravame sulla presunta erroneità della decisione del giudice di primo grado, lamentando una carenza di motivazione che, a loro avviso, avrebbe dovuto portare alla riunione dei due processi per evidenti ragioni di connessione oggettiva e soggettiva.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione: la natura dell’istanza di riunione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, aderendo alle conclusioni del pubblico ministero. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che qualifica il provvedimento, sia esso di accoglimento o di rigetto, sull’istanza di riunione come un atto puramente ordinatorio e preparatorio.

Un Provvedimento Meramente Ordinatorio

Secondo la Cassazione, la decisione di riunire o meno due cause non ha un contenuto decisorio sulla competenza. In altre parole, non risolve questioni relative a quale giudice debba decidere la causa (la cosiddetta translatio iudicii), ma si limita a gestire l’ordine e lo svolgimento del processo. È un atto finalizzato esclusivamente alla progressione del giudizio, privo della capacità di incidere sui diritti sostanziali delle parti in modo definitivo.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che un provvedimento che accoglie o rigetta un’istanza di riunione di procedimenti pendenti davanti allo stesso giudice costituisce un atto processuale di carattere meramente preparatorio. Questo tipo di atto non implica soluzioni di questioni relative alla translatio iudicii e, di conseguenza, non è impugnabile né con il regolamento di competenza né con il ricorso per cassazione. La decisione sull’istanza di riunione è insuscettibile di impugnazione proprio perché è un provvedimento ordinatorio, finalizzato all’esclusiva progressione del processo e non alla definizione di una questione di giurisdizione o competenza.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida un principio processuale di grande rilevanza pratica. La decisione su un’istanza di riunione è una scelta discrezionale del giudice volta a garantire l’economia processuale e a evitare giudicati contrastanti, ma non è una decisione sulla competenza. Pertanto, le parti non possono contestarla attraverso il ricorso per regolamento di competenza. Questa pronuncia serve da monito: le strategie processuali devono concentrarsi sul merito della controversia, senza disperdere energie in impugnazioni di atti procedurali che, per loro natura, non sono appellabili. La conseguenza per i ricorrenti è stata non solo la declaratoria di inammissibilità, ma anche la condanna al pagamento delle spese legali.

È possibile fare ricorso in Cassazione se un giudice respinge la richiesta di unire due cause simili?
No, secondo l’ordinanza, la decisione che rigetta o accoglie un’istanza di riunione è un provvedimento meramente ordinatorio e non decisorio, pertanto non è suscettibile di impugnazione con ricorso per cassazione, né con regolamento di competenza.

Perché un provvedimento che decide sull’istanza di riunione non è considerato decisorio sulla competenza?
Perché tale provvedimento non risolve questioni relative al trasferimento della causa da un giudice a un altro (translatio iudicii), ma si limita a gestire l’organizzazione e lo svolgimento dei processi pendenti davanti allo stesso ufficio giudiziario, con finalità di economia processuale.

Cosa significa che un atto è “meramente preparatorio” nel contesto processuale?
Significa che è un atto finalizzato all’esclusiva progressione e organizzazione del processo. Non decide nel merito della controversia né statuisce in modo definitivo sui diritti delle parti o su questioni di competenza, ma serve a preparare le fasi successive del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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