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Istanza di decisione: come evitare l’estinzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto un giudizio perché il ricorrente, a seguito di una proposta di inammissibilità, ha depositato una memoria generica invece della specifica istanza di decisione richiesta dalla legge. La Corte ha chiarito che tale memoria, priva di nuova procura speciale e di un’esplicita volontà di proseguire, non interrompe il meccanismo di rinuncia presunta previsto dalla riforma processuale, portando all’estinzione automatica del ricorso.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Istanza di Decisione: L’Errore Procedurale che Causa l’Estinzione del Ricorso

Con la recente riforma del processo civile, sono state introdotte nuove procedure accelerate per definire i ricorsi in Cassazione. Tra queste, spicca il meccanismo previsto dall’art. 380-bis c.p.c., che può portare a una rapida definizione del giudizio. Tuttavia, una risposta non corretta a una proposta di inammissibilità può avere conseguenze fatali, come l’estinzione del ricorso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sull’importanza di presentare una corretta istanza di decisione per evitare questo esito. Analizziamo il caso.

I Fatti di Causa

Un cittadino si opponeva a una cartella di pagamento derivante da una precedente condanna alle spese di lite. Dopo una decisione parzialmente favorevole in appello presso il Tribunale, il cittadino proponeva ricorso per cassazione. La Suprema Corte, ravvisando una potenziale inammissibilità del ricorso, comunicava al difensore del ricorrente una ‘proposta di definizione del giudizio’, come previsto dalla nuova normativa.

In risposta, lo stesso giorno della comunicazione, il difensore depositava una memoria generica ai sensi dell’art. 378 c.p.c., chiedendo l’accoglimento del ricorso. Questo atto, tuttavia, si rivelerà cruciale per l’esito della vicenda.

La Decisione della Corte: Ricorso Estinto per Mancata Istanza di Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il giudizio estinto. La motivazione risiede nel fatto che la memoria depositata dal ricorrente è stata giudicata del tutto inidonea a configurarsi come la specifica istanza di decisione richiesta dall’art. 380-bis, comma 2, c.p.c. In assenza di tale istanza, la legge presume una rinuncia al ricorso, con conseguente estinzione automatica del processo ai sensi dell’art. 391 c.p.c.

Le Motivazioni: Differenza tra Memoria e Istanza di Decisione

La Corte ha spiegato in modo dettagliato perché la memoria presentata non poteva essere considerata una valida richiesta di proseguire il giudizio. Le ragioni sono sia formali che sostanziali:

1. Mancanza dei Requisiti Formali: La memoria non faceva alcun riferimento alla proposta di inammissibilità ricevuta. Inoltre, e questo è un punto fondamentale, non era accompagnata da una nuova procura speciale, requisito esplicitamente previsto dalla norma per l’istanza di decisione. Questo perché la scelta di proseguire nonostante un parere negativo della Corte richiede un nuovo e specifico mandato dal cliente.
2. Natura dell’Atto: L’atto è stato depositato come una ‘memoria’ ex art. 378 c.p.c., la cui funzione è quella di illustrare i motivi del ricorso in vista di un’udienza già fissata. In questo caso, però, l’udienza non era ancora stata fissata, rendendo l’atto processualmente fuori contesto.
3. Assenza dell’Elemento Volitivo: L’istanza di decisione implica la volontà consapevole del ricorrente di sfidare la proposta di esito infausto della Corte e chiedere una pronuncia nel merito. La memoria generica depositata, secondo i giudici, era del tutto priva di questa valutazione e di questa esplicita volontà, apparendo ‘del tutto avulsa dal contesto’.

In sostanza, la legge ha creato un meccanismo preciso: di fronte a una proposta di definizione, il ricorrente deve compiere una scelta netta. Se non presenta, entro 40 giorni, un’istanza formale e specifica per la decisione, il suo silenzio o un’azione inadeguata equivalgono a una rinuncia.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Ricorrenti

Questa ordinanza offre un monito fondamentale per avvocati e ricorrenti che si trovano a navigare le nuove regole del processo in Cassazione. Non è sufficiente ribadire le proprie ragioni con un atto generico. Per contrastare una proposta di inammissibilità o infondatezza e ottenere una decisione nel merito, è indispensabile depositare un atto denominato ‘istanza di decisione’, sottoscritto dal difensore munito di una nuova procura speciale rilasciata dopo la comunicazione della proposta. Qualsiasi altra azione, come il deposito di una semplice memoria, è inidonea a impedire la declaratoria di estinzione del giudizio. La forma, in questo specifico frangente processuale, è sostanza.

Cosa succede se, dopo aver ricevuto una proposta di inammissibilità dalla Cassazione, si deposita una memoria generica invece di un’istanza di decisione?
In assenza di una formale e corretta istanza di decisione entro 40 giorni, il ricorso si intende rinunciato e il giudizio viene dichiarato estinto, come previsto dalla legge.

Quali sono i requisiti essenziali affinché l’istanza di decisione sia valida?
L’istanza deve essere depositata entro 40 giorni dalla comunicazione della proposta, deve chiedere esplicitamente che la Corte proceda alla decisione e deve essere sottoscritta dal difensore munito di una nuova procura speciale, conferita appositamente per questo atto.

Una memoria depositata ai sensi dell’art. 378 c.p.c. può sostituire l’istanza di decisione?
No. La Corte ha chiarito che una memoria ex art. 378 c.p.c. ha una funzione diversa (illustrare i motivi in vista di un’udienza) e non possiede i requisiti di forma e di sostanza (come la nuova procura speciale e la specifica volontà di proseguire) richiesti per l’istanza di decisione ex art. 380-bis c.p.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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