LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Iscrizione cassa previdenza: obbligo per dipendenti

La Corte di Cassazione conferma che l’iscrizione all’albo professionale comporta l’obbligatoria iscrizione alla cassa previdenza di categoria, anche per chi svolge un’altra attività lavorativa come dipendente. Nel caso specifico, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso per revocazione presentato da due professionisti, i quali contestavano un presunto errore di fatto in una precedente ordinanza. La decisione ribadisce che la semplice iscrizione all’albo è condizione sufficiente per l’obbligo contributivo, risultando irrilevante l’esercizio occasionale della professione o la mancata produzione di reddito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Iscrizione Cassa Previdenza: Un Obbligo Anche per i Professionisti Dipendenti

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, n. 15738 del 2024, affronta un tema cruciale per molti professionisti: l’obbligatorietà dell’iscrizione cassa previdenza di categoria anche per chi è iscritto all’albo ma svolge prevalentemente o esclusivamente un’attività di lavoro dipendente. La pronuncia chiarisce che il presupposto per l’obbligo contributivo è la mera iscrizione all’albo, a prescindere dall’effettivo esercizio della libera professione e dalla produzione di un reddito specifico.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dall’opposizione di due geometri contro le cartelle di pagamento emesse dalla loro Cassa di Previdenza e Assistenza. I professionisti chiedevano l’annullamento delle somme dovute a titolo di contribuzione minima e oneri accessori, sostenendo che non sussistessero i presupposti per la loro iscrizione d’ufficio alla Cassa, in quanto già lavoratori dipendenti e iscritti ad altra forma di previdenza obbligatoria (INPS).

In un primo momento, sia il tribunale che la corte d’appello avevano dato ragione ai professionisti. Tuttavia, la Cassa di Previdenza aveva proposto ricorso in Cassazione, che, con una precedente ordinanza, aveva ribaltato la decisione, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. Contro quest’ultima ordinanza, i due professionisti hanno proposto un ricorso per revocazione, sostenendo che la Corte fosse incorsa in un errore di fatto, attribuendo a una delibera della Cassa il contenuto di un’altra.

La Decisione della Corte e l’Obbligo di Iscrizione Cassa Previdenza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato il ricorso per revocazione inammissibile. La motivazione centrale è che l’eventuale errore percettivo nell’identificare una delibera non sarebbe stato comunque ‘decisivo’ ai fini del giudizio. La Corte ha colto l’occasione per ribadire con forza il principio cardine che governa la materia.

Il principio, già affermato in precedenti pronunce, è il seguente: ai fini dell’obbligatorietà dell’iscrizione e del pagamento della contribuzione minima alla Cassa professionale, è condizione sufficiente l’iscrizione all’albo. La natura occasionale dell’esercizio della professione o la mancata produzione di reddito sono considerate irrilevanti. Di conseguenza, il divieto di doppia contribuzione non viene violato, poiché si tratta di attività distinte: una di lavoro subordinato e l’altra, anche solo potenziale, di libera professione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha articolato il proprio ragionamento su diversi punti chiave. In primo luogo, ha sottolineato che dall’obbligo di iscrizione alla Cassa, previsto dallo Statuto, discende l’applicazione delle norme regolamentari che la stessa Cassa si è data. Sono queste norme a stabilire le precise condizioni in cui è possibile derogare alla presunzione di attività professionale per gli iscritti all’albo.

I giudici hanno chiarito che spetta al professionista dimostrare, secondo le modalità previste dai regolamenti della Cassa (ad esempio, tramite autocertificazioni o dichiarazioni datoriali), la sussistenza delle condizioni di esonero. Nel caso di specie, la precedente ordinanza aveva correttamente demandato al giudice del rinvio il compito di verificare se i due professionisti rientrassero nei casi di esclusione previsti dalla normativa interna della Cassa.

L’errore denunciato dai ricorrenti (la presunta confusione tra due delibere) è stato ritenuto non decisivo perché non intacca il principio fondamentale. La Corte ha stabilito che il giudice del rinvio dovrà comunque verificare i presupposti per l’esclusione sulla base della delibera corretta, potendo prescindere dall’affermazione ritenuta erronea. L’errore, quindi, non ha la forza di modificare l’esito della decisione, requisito indispensabile per poter accogliere un’istanza di revocazione.

Conclusioni

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Per i professionisti iscritti a un albo, l’obbligo di iscrizione alla propria Cassa di previdenza sorge automaticamente con l’iscrizione stessa e non è subordinato all’esercizio continuativo o redditizio dell’attività. L’eventuale esistenza di un rapporto di lavoro dipendente, con relativa copertura INPS, non esclude di per sé l’obbligo verso la Cassa di categoria. Le uniche vie per ottenere un esonero sono quelle espressamente previste dai regolamenti interni dell’ente previdenziale, e l’onere di provare tali condizioni ricade interamente sul professionista.

Un professionista iscritto all’albo ma che lavora come dipendente deve comunque iscriversi alla cassa di previdenza di categoria?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la mera iscrizione all’albo professionale è condizione sufficiente a far sorgere l’obbligo di iscrizione alla Cassa di previdenza di categoria, a prescindere dallo svolgimento di un’altra attività lavorativa.

La mancanza di reddito da libera professione esonera dall’obbligo di versare i contributi minimi alla cassa professionale?
No, l’obbligo di versare la contribuzione minima è legato all’iscrizione all’albo e non all’effettiva produzione di reddito derivante dalla libera professione. L’esercizio occasionale o la totale assenza di reddito professionale sono considerati irrilevanti.

L’iscrizione a un’altra gestione previdenziale, come l’INPS, impedisce l’obbligo di iscriversi alla cassa professionale?
No, la mera iscrizione ad altra gestione (es. INPS) non è di per sé ostativa all’insorgere degli obblighi contributivi nei confronti della previdenza di categoria, in quanto le due posizioni previdenziali derivano da attività lavorative distinte (lavoro subordinato e libera professione).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati