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Irriducibilità della retribuzione: no al demansionamento

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di demansionamento illegittimo, il risarcimento del danno alla professionalità deve essere calcolato sulla base della retribuzione superiore già acquisita dal lavoratore e non su quella inferiore delle nuove mansioni. La sentenza riafferma il principio di irriducibilità della retribuzione, specificando che non può essere violato da un esercizio illegittimo dello jus variandi da parte del datore di lavoro. La Corte ha quindi cassato la decisione d’appello che aveva liquidato il danno basandosi sulla retribuzione inferiore.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Irriducibilità della retribuzione: come si calcola il danno da demansionamento

Il principio di irriducibilità della retribuzione rappresenta una delle tutele fondamentali per il lavoratore. Ma cosa accade quando un dipendente, dopo aver ottenuto il riconoscimento di una qualifica superiore, viene illegittimamente demansionato? Su quale stipendio va calcolato il risarcimento? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo che il danno deve essere commisurato alla retribuzione più alta, quella corrispondente alla qualifica acquisita.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguardava un lavoratore che si era visto riconoscere dal Tribunale il diritto a un inquadramento superiore (quinto livello) per le mansioni svolte tra il 2011 e il 2017. La stessa sentenza aveva condannato l’azienda al pagamento delle differenze retributive maturate, sebbene nei limiti della prescrizione. Successivamente, a partire dalla fine del 2017, il lavoratore era stato trasferito e adibito a mansioni inferiori, subendo un evidente demansionamento.

La Corte d’Appello, pur confermando l’illegittimità del demansionamento, aveva liquidato il relativo risarcimento del danno alla professionalità calcolandolo sulla base della retribuzione effettivamente percepita nel periodo successivo al 2017, ovvero quella legata al livello inferiore. Insoddisfatto, il lavoratore ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione del principio di irriducibilità della retribuzione.

La Questione Giuridica e l’Irriducibilità della Retribuzione

Il nodo centrale della controversia era chiaro: il danno da demansionamento va calcolato sulla base della retribuzione teoricamente spettante (quella superiore, già acquisita) o su quella concretamente percepita (quella inferiore, a seguito del demansionamento)?

Il lavoratore ha sostenuto che, avendo la stessa pronuncia giudiziaria accertato il suo diritto alla qualifica superiore, il parametro per la liquidazione del danno non poteva che essere la retribuzione corrispondente a tale qualifica. Diversamente, si sarebbe consentito al datore di lavoro di trarre un vantaggio da un proprio comportamento illecito, pagando un risarcimento ridotto proprio a causa del demansionamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno affermato un principio cardine: il lavoratore aveva acquisito la qualifica superiore per effetto della stessa pronuncia di merito. Di conseguenza, il danno subito a causa del successivo demansionamento deve essere liquidato facendo riferimento alla retribuzione relativa a quella qualifica superiore. La Corte d’Appello ha errato nel parametrare il risarcimento alla retribuzione inferiore, poiché quest’ultima era proprio l’oggetto della condotta illecita del datore di lavoro.

La garanzia di irriducibilità della retribuzione, sancita dall’articolo 2103 del Codice Civile, non può essere elusa quando l’assegnazione a mansioni inferiori è frutto, come nel caso di specie, di un illegittimo esercizio dello jus variandi. La sentenza impugnata, non attenendosi a questo principio fondamentale, è stata ritenuta viziata e quindi annullata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del lavoratore contro le pratiche di demansionamento illegittimo. Stabilisce con chiarezza che il patrimonio professionale e retributivo acquisito dal dipendente non può essere intaccato. Per le aziende, ciò significa che il costo di un demansionamento illecito non può essere ‘scontato’ basando il risarcimento su una retribuzione ridotta. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello, in diversa composizione, che dovrà ricalcolare il danno attenendosi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione e provvedere anche alla regolamentazione delle spese legali del giudizio di legittimità.

Come va calcolato il risarcimento del danno da demansionamento se il lavoratore aveva già acquisito una qualifica superiore?
Il risarcimento del danno va liquidato con riferimento alla retribuzione relativa alla qualifica superiore che il lavoratore ha acquisito, e non a quella inferiore corrispondente alle mansioni assegnate a seguito del demansionamento.

Il principio di irriducibilità della retribuzione è sempre valido?
Sì, la garanzia di irriducibilità della retribuzione non può venir meno nel caso in cui l’assegnazione a mansioni inferiori sia frutto di un illegittimo esercizio del potere del datore di lavoro di modificare le mansioni (jus variandi).

Cosa significa quando la Cassazione ‘cassa con rinvio’ una sentenza?
Significa che la Corte di Cassazione annulla la sentenza del giudice precedente e rimanda la causa allo stesso giudice (in diversa composizione) affinché emetta una nuova decisione, seguendo il principio di diritto stabilito dalla Cassazione stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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