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IRAP avvocati pubblici: illegittima la trattenuta

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che l’IRAP sui compensi professionali degli avvocati dipendenti di enti pubblici grava esclusivamente sull’ente datore di lavoro. È stata dichiarata illegittima qualsiasi forma di trattenuta o riduzione del compenso finalizzata a coprire tale imposta, in quanto configurerebbe un’indebita traslazione del carico fiscale. La decisione chiarisce che le norme sulla contabilità pubblica e i vincoli di bilancio non possono prevalere sul diritto retributivo del lavoratore, che trova fondamento nella legge e nella contrattazione collettiva. Pertanto, in tema di IRAP avvocati pubblici, la Corte ha annullato la decisione d’appello e ha affermato il diritto dei legali a ricevere i compensi in misura integrale.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

IRAP Avvocati Pubblici: La Cassazione Mette Fine alla Trattenuta Illegittima

Una recente e fondamentale ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta: l’IRAP avvocati pubblici. La Corte ha stabilito che questa imposta è a carico esclusivo dell’ente pubblico datore di lavoro e non può, in alcun modo, essere traslata sui legali dipendenti attraverso trattenute o riduzioni dei loro compensi professionali. Questa decisione rafforza la tutela dei diritti retributivi dei lavoratori del pubblico impiego, tracciando una linea netta tra gli obblighi fiscali dell’ente e il diritto alla retribuzione.

I Fatti: Una Controversia Fiscale sul Compenso

Il caso ha origine dalla controversia tra due avvocati dipendenti di un importante ente pubblico previdenziale e l’ente stesso. I legali lamentavano che, a partire dal 2010, l’ente aveva iniziato a recuperare e trattenere dai loro compensi professionali le somme relative all’IRAP, sostenendo che tale imposta dovesse essere inclusa nel costo complessivo del personale.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione agli avvocati, condannando l’ente alla restituzione delle somme. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo la tesi dell’ente. Secondo i giudici d’appello, le norme sulla finanza pubblica imponevano di considerare i fondi per le retribuzioni come comprensivi di tutti gli oneri, inclusa l’IRAP. La trattenuta non era vista come una traslazione dell’imposta, ma come un legittimo “accantonamento” contabile per assicurare la copertura finanziaria. Insoddisfatti, gli avvocati hanno portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: L’IRAP Avvocati Pubblici è a Carico dell’Ente

La Suprema Corte ha accolto il ricorso degli avvocati, cassando la sentenza d’appello e stabilendo una serie di principi giuridici di estrema chiarezza. Il fulcro della decisione è inequivocabile: l’IRAP è un’imposta che grava sull’attività produttiva organizzata dal datore di lavoro e, pertanto, non può in alcun modo gravare sul lavoratore dipendente. Qualsiasi pratica, diretta o indiretta, che porti a ridurre il compenso del lavoratore per coprire l’IRAP dell’ente è illegittima.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su quattro pilastri argomentativi fondamentali, che delineano un quadro giuridico netto e coerente.

1. Natura Retributiva dei Compensi: I compensi professionali degli avvocati pubblici sono a tutti gli effetti parte della loro retribuzione. Il loro diritto a percepirli sorge da specifiche disposizioni di legge, dalla contrattazione collettiva e dai regolamenti interni dell’ente.

2. Separazione tra Diritto Retributivo e Contabilità Pubblica: La disciplina che regola il diritto del lavoratore alla sua retribuzione è distinta e autonoma rispetto alle norme sulla contabilità pubblica. Queste ultime governano la gestione interna del bilancio dell’ente, inclusa la necessità di accantonare fondi per pagare le imposte. Tuttavia, un’operazione contabile interna come l’accantonamento non può mai compromettere o ridurre un diritto soggettivo del lavoratore già sorto.

3. I Limiti di Spesa Pubblica operano “Ab Initio”: Se la legge impone dei tetti di spesa, questi limiti conformano il diritto del lavoratore fin dalla sua origine (ab initio), stabilendo l’importo massimo che può essere erogato. Non possono, però, essere usati come giustificazione per operare trattenute ex post su un diritto già validamente sorto sulla base della normativa e della contrattazione.

4. Divieto Assoluto di Traslazione dell’IRAP: L’IRAP avvocati pubblici, essendo un’imposta sul valore aggiunto prodotto dall’ente, non può essere trasferita sul dipendente. La Corte ha affermato che l’ente pubblico, una volta accertato il diritto degli avvocati a un determinato compenso, ha il duplice obbligo di pagare integralmente tale compenso e di versare all’Erario la relativa IRAP, attingendo, se necessario, a risorse proprie e non al fondo destinato ai lavoratori.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ha conseguenze pratiche di grande rilievo. Innanzitutto, consolida la posizione degli avvocati e, per estensione, di tutti i dipendenti pubblici, il cui diritto alla retribuzione non può essere subordinato alle esigenze di gestione contabile e fiscale del datore di lavoro. Le amministrazioni pubbliche sono ora chiamate a una gestione più rigorosa dei propri bilanci, dovendo garantire che i fondi destinati al personale siano sufficienti a coprire sia le retribuzioni integrali sia gli oneri fiscali connessi, come l’IRAP. Viene così riaffermato un principio fondamentale dello stato di diritto: gli obblighi contrattuali e retributivi verso i lavoratori non possono essere sacrificati sull’altare delle normative di contabilità pubblica.

L’ente pubblico può trattenere l’IRAP dai compensi professionali dei propri avvocati dipendenti?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’IRAP è un’imposta a carico esclusivo dell’ente datore di lavoro e non può essere trasferita, né direttamente né indirettamente, sul lavoratore. La trattenuta è considerata una pratica illegittima.

Che differenza c’è tra “accantonamento” contabile e “trattenuta” sul compenso?
L'”accantonamento” è un’operazione contabile interna con cui l’ente mette da parte le somme necessarie per pagare le imposte. La “trattenuta”, invece, è una riduzione effettiva del compenso dovuto al lavoratore. La Corte ha chiarito che il primo è un obbligo dell’ente che non può mai giustificare il secondo.

Se un ente pubblico ha effettuato queste trattenute, gli avvocati hanno diritto alla restituzione?
Sì. La sentenza afferma il diritto degli avvocati a ricevere il compenso professionale nella misura stabilita dalla legge e dalla contrattazione, al netto dei soli oneri riflessi (come i contributi) ma non dell’IRAP. Di conseguenza, le somme indebitamente trattenute a titolo di IRAP devono essere restituite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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