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Invalidità permanente per PTSD: la decisione del Giudice

Un lavoratore, a seguito di un infortunio stradale durante il servizio, ha sviluppato un disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Il Tribunale di Trieste, basandosi sulle conclusioni di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), ha riconosciuto una invalidità permanente del 15%. La sentenza stabilisce che le successive riacutizzazioni dei sintomi, pur se innescate da altri eventi stressanti come un processo penale, non interrompono il nesso causale con l’infortunio originario, configurandosi come semplici concause.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Invalidità Permanente da Stress Post-Traumatico: Il Tribunale Riconosce il Danno

Un infortunio sul lavoro non lascia solo cicatrici fisiche. Le conseguenze psicologiche possono essere altrettanto, se non più, debilitanti, portando a una vera e propria invalidità permanente. Una recente sentenza del Tribunale di Trieste ha affrontato proprio il caso di un lavoratore che, a seguito di un incidente stradale, ha sviluppato un grave disturbo da stress post-traumatico (PTSD), vedendosi riconosciuta una menomazione permanente del 15%.

I Fatti del Caso: Dall’Infortunio alla Causa Legale

Un conducente, vittima di un sinistro stradale avvenuto il 14 agosto 2021 e riconosciuto come infortunio sul lavoro, aveva inizialmente ottenuto il riconoscimento di un’invalidità temporanea. Tuttavia, a fronte del persistere di gravi disturbi psichici, il lavoratore si rivolgeva nuovamente all’istituto assicuratore per ottenere il riconoscimento di una menomazione permanente, che però veniva negata.

Di conseguenza, il lavoratore ha adito il Giudice del Lavoro, chiedendo che venisse accertata una invalidità permanente nella misura del 22%, con diritto alla corrispondente rendita o, in subordine, a un indennizzo in capitale. L’istituto convenuto si opponeva, sostenendo l’insussistenza di un nesso causale tra l’incidente e le conseguenze psichiche lamentate a distanza di tempo.

Il Ruolo della CTU nel Riconoscimento dell’Invalidità Permanente

Data la natura tecnica della controversia, il Giudice ha disposto una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) medico-legale. L’esperto ha riconosciuto la sussistenza di un disturbo post-traumatico da stress (PTSD) direttamente causato dall’infortunio.

Il percorso della valutazione è stato complesso. Inizialmente, il CTU aveva quantificato il danno biologico al 10%. Tuttavia, a seguito di richieste di chiarimenti e alla luce della documentazione che attestava un andamento altalenante della patologia, con riacutizzazioni legate al processo penale scaturito dall’incidente, il consulente ha riconsiderato la sua valutazione.

Nella sua relazione integrativa, il CTU ha specificato che tali riacutizzazioni, pur innescate da eventi esterni, erano manifestazioni di una malattia già esistente e conclamata a causa dell’infortunio. Pertanto, ha concluso per una quantificazione dell’invalidità permanente nella misura del 15%, ritenendola più aderente allo stato clinico del ricorrente.

Le Argomentazioni delle Parti

La difesa dell’istituto assicuratore ha contestato le conclusioni del CTU, lamentando l’aumento della percentuale di invalidità dalla bozza iniziale e l’assenza di un nesso causale diretto con l’infortunio, attribuendo le problematiche a fattori successivi. Sosteneva che il lungo tempo trascorso e l’intervento di altri fattori stressanti interrompessero il legame con l’evento originario.

Di contro, il lavoratore, assistito dal proprio consulente, ha insistito per una valutazione superiore, pari al 22%, evidenziando la gravità e la permanenza dei sintomi.

Le Motivazioni della Decisione del Giudice

Il Giudice ha ritenuto le conclusioni finali del CTU pienamente condivisibili, logiche e prive di vizi. La sentenza sottolinea un punto giuridico cruciale: gli eventi successivi, come lo stress derivante dal processo penale, non hanno interrotto il nesso di causalità. Essi hanno agito come semplici “concause”, ovvero fattori che hanno riacutizzato una patologia la cui origine era e rimaneva l’infortunio sul lavoro.

Il Tribunale ha stabilito che la malattia, scaturita dall’incidente, ha causato una modifica permanente delle reazioni nervose del lavoratore. Di conseguenza, i fattori esterni successivi sono stati solo delle occasioni per la manifestazione di sintomi di una condizione patologica preesistente e cronicizzata. Pertanto, la responsabilità per le conseguenze permanenti ricade interamente sull’evento che le ha generate in primo luogo.

Il Giudice ha quindi accolto parzialmente il ricorso, accertando l’esistenza di un’invalidità permanente del 15% in capo al lavoratore.

Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza

La decisione del Tribunale di Trieste offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce che il danno psicologico, come il PTSD, è una conseguenza grave e risarcibile di un infortunio sul lavoro, che può dare diritto a una rendita per invalidità permanente. In secondo luogo, chiarisce il concetto di nesso causale in presenza di concause sopravvenute: se la patologia è stata innescata dall’infortunio, gli eventi successivi che ne aggravano i sintomi non escludono la responsabilità dell’istituto assicuratore. Infine, la sentenza conferma il ruolo centrale e l’autorevolezza della Consulenza Tecnica d’Ufficio nelle cause in cui sono necessarie valutazioni specialistiche, le cui conclusioni, se ben motivate e logicamente coerenti, diventano il fondamento della decisione del giudice.

Un disturbo psicologico come lo stress post-traumatico (PTSD) può essere riconosciuto come invalidità permanente a seguito di un infortunio sul lavoro?
Sì, la sentenza conferma che un disturbo da stress post-traumatico causalmente riconducibile a un infortunio sul lavoro può determinare un’invalidità permanente e dare diritto a una corrispondente rendita o indennizzo.

Se i sintomi di un disturbo psicologico peggiorano a causa di un evento successivo all’infortunio, il nesso causale con l’incidente originale si interrompe?
No. Secondo la decisione del Tribunale, eventi successivi che riacutizzano i sintomi (come lo stress di un processo) agiscono come mere “concause” e non interrompono il nesso causale, poiché si inseriscono in una condizione patologica già innescata dall’infortunio originario.

Qual è il ruolo del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) in cause di questo tipo?
Il CTU ha un ruolo fondamentale. In qualità di esperto imparziale nominato dal giudice, ha il compito di valutare tecnicamente il danno alla salute, la sua origine e la sua quantificazione. Le sue conclusioni, se ben motivate e logicamente coerenti, sono considerate dal giudice come la base principale per la propria decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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