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Interesse ad agire referendum: la Cassazione decide

Un gruppo di cittadini ha impugnato un referendum comunale volto a vietare l’uso di pesticidi. La Corte di Cassazione ha dichiarato la loro azione inammissibile per mancanza di un interesse ad agire concreto e attuale. Secondo la Corte, un referendum meramente propositivo non lede direttamente i diritti dei cittadini, in quanto spetta poi al Consiglio Comunale decidere se e come attuare la proposta. L’interesse ad agire sorge solo avverso l’eventuale atto normativo finale, non contro il referendum stesso.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interesse ad agire referendum: quando si può contestare una consultazione popolare?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9703 del 2024, ha fornito chiarimenti cruciali su una questione di grande attualità: in quali circostanze i cittadini possono legalmente opporsi a un referendum popolare? La decisione ruota attorno al concetto di interesse ad agire nel referendum, stabilendo che non basta un dissenso generico, ma è necessario un pregiudizio concreto e attuale per poter adire il giudice. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine in un comune italiano, dove è stato promosso un referendum popolare per inserire nello statuto comunale il divieto di utilizzo di sostanze fitosanitarie chimico-sintetiche. Un gruppo di cittadini, contrari alla proposta, ha convenuto in giudizio il Comune e il comitato promotore del referendum, chiedendo al tribunale di dichiarare la nullità del quesito e della votazione.

In primo grado, il Tribunale ha accolto la domanda, dichiarando l’inammissibilità del quesito referendario. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione. I giudici di secondo grado hanno ritenuto che i cittadini non avessero un interesse ad agire concreto, poiché il referendum in questione aveva un carattere puramente “propositivo”. Il suo esito, anche se favorevole, non avrebbe introdotto automaticamente il divieto, ma avrebbe solo obbligato il Consiglio comunale a discutere la questione. La decisione finale, e quindi l’unico atto potenzialmente lesivo e impugnabile, sarebbe rimasta in capo all’organo politico.
Contro questa sentenza, i cittadini hanno proposto ricorso per Cassazione.

L’Analisi della Corte: l’Interesse ad Agire nel Referendum Popolare

La Suprema Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello, rigettando il ricorso e definendo in modo netto i contorni dell’interesse ad agire nel referendum. I giudici hanno sottolineato la distinzione fondamentale tra un referendum abrogativo (che cancella una norma) e uno propositivo.

Quest’ultimo, come nel caso di specie, ha una “funzione accelerante ed innovatrice”: serve a portare temi di interesse pubblico all’attenzione dell’agenda politica e a stimolare una decisione da parte degli organi competenti. Il suo risultato, quindi, non incide direttamente sulla sfera giuridica dei cittadini, ma funge da impulso per l’attività normativa del Comune.

L’assenza di un pregiudizio diretto e immediato

La Corte ha stabilito che, affinché sussista l’interesse ad agire, è necessario che l’attore subisca un pregiudizio diretto e immediato dall’atto che contesta. Nel caso di un referendum propositivo, questo pregiudizio non esiste. Il risultato della consultazione si traduce in una proposta che il Consiglio comunale è tenuto a esaminare, ma rispetto alla quale mantiene piena libertà di determinarsi, sia sul contenuto ( quomodo) sia sull’opportunità stessa di legiferare (an).

L’eventuale provvedimento adottato dal Consiglio comunale in seguito al referendum è l’unico atto che potrebbe ledere i diritti dei cittadini e, come tale, è l’unico che può essere impugnato davanti al Giudice Amministrativo.

La rilevanza del decorso del tempo

Un altro fattore decisivo evidenziato dalla Corte è stato il decorso del tempo. Lo statuto comunale prevedeva che l’esito del referendum avesse una validità di tre anni. Al momento della decisione della Corte di Cassazione, questo termine era già ampiamente trascorso. Questo ha reso ancora più evidente la carenza di un interesse attuale, poiché la proposta referendaria aveva perso la sua efficacia vincolante per il Consiglio comunale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sul principio consolidato secondo cui l’interesse ad agire, disciplinato dall’art. 100 del codice di procedura civile, deve essere concreto e attuale. Non è sufficiente la previsione di possibili effetti futuri e pregiudizievoli. Il processo può essere attivato solo per ottenere un risultato utile, giuridicamente apprezzabile, che non sarebbe conseguibile senza l’intervento del giudice.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che:
1. Il referendum era meramente propositivo e non produceva effetti giuridici diretti e vincolanti per i cittadini.
2. La proposta di modifica dello statuto basata sull’esito del referendum non era stata approvata dal Consiglio comunale.
3. L’efficacia triennale del referendum era scaduta, eliminando qualsiasi obbligo per il Consiglio di deliberare in merito.

Di conseguenza, l’azione dei ricorrenti era priva di un interesse attuale, poiché una dichiarazione di illegittimità del referendum non avrebbe prodotto alcun effetto pratico, essendo la votazione già avvenuta e i suoi effetti esauriti o mai prodotti.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia è garantito per la tutela di diritti lesi in modo concreto, non per contestare fasi procedimentali che non hanno un impatto diretto sulla sfera giuridica dei singoli. L’impugnazione di un referendum propositivo è ammissibile solo in circostanze limitate, mentre la tutela vera e propria va esercitata contro l’atto normativo che, eventualmente, ne consegue. La decisione offre quindi un’utile guida per distinguere tra l’esercizio del dissenso politico e l’attivazione della tutela giurisdizionale.

È possibile impugnare l’esito di un referendum popolare prima che il consiglio comunale deliberi?
No, secondo la Corte, se il referendum ha solo carattere propositivo, non crea un pregiudizio diretto e immediato. L’interesse ad agire, e quindi la possibilità di impugnazione, sorge solo contro l’eventuale provvedimento normativo concretamente adottato dal Consiglio comunale.

Qual è la natura di un referendum “propositivo” secondo la Corte?
È uno strumento con una funzione di stimolo e impulso politico. Serve a portare argomenti di interesse all’attenzione degli organi comunali per innescare una decisione, ma non modifica direttamente l’ordinamento giuridico. L’organo legislativo rimane libero di decidere se e come attuare la proposta.

L’interesse ad agire può venir meno con il passare del tempo?
Sì. La Corte ha confermato che l’interesse ad agire deve essere non solo concreto, ma anche attuale al momento della decisione. Nel caso esaminato, il decorso del termine triennale di validità dell’esito referendario ha contribuito a far venire meno l’interesse dei ricorrenti a ottenere una pronuncia sull’illegittimità del referendum.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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