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Inquadramento retributivo: anzianità non basta

La Corte di Cassazione chiarisce che, nel trasferimento di un dipendente pubblico dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale, l’inquadramento retributivo deve basarsi sul trattamento economico già acquisito e non sulla mera anzianità di servizio. L’eventuale differenza è garantita da un assegno ad personam, poiché la progressione di carriera nel nuovo comparto non è automatica ma legata a procedure selettive. La sentenza riforma la decisione d’appello che aveva erroneamente concesso un inquadramento superiore basato sull’anzianità.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Inquadramento Retributivo: Anzianità vs Maturato Economico nel Pubblico Impiego

Il trasferimento di personale tra diverse amministrazioni pubbliche solleva spesso complesse questioni legali, in particolare riguardo al corretto inquadramento retributivo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su questo tema, stabilendo che, nel passaggio al nuovo datore di lavoro, conta il trattamento economico già acquisito e non la mera anzianità di servizio maturata. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Il Trasferimento dal Ministero alla Sanità

Un infermiere professionale, dipendente del Ministero della Giustizia presso l’amministrazione penitenziaria, veniva trasferito a un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) a seguito del passaggio delle funzioni di sanità penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Al momento del trasferimento, l’ASL inquadrava il dipendente nella categoria D, livello economico D0, garantendo il mantenimento del trattamento economico precedente tramite un assegno ad personam.

Il lavoratore, tuttavia, riteneva tale inquadramento illegittimo. Sosteneva di aver diritto a un livello superiore (D3), calcolato tenendo conto di tutta l’anzianità di servizio maturata (11 anni) alle dipendenze del Ministero. Secondo la sua tesi, un dipendente dell’ASL con la stessa anzianità sarebbe stato inquadrato a quel livello superiore.

La Decisione della Corte d’Appello

Inizialmente il Tribunale respingeva la richiesta del lavoratore. La Corte d’Appello, invece, riformava la decisione, dando ragione all’infermiere. I giudici di secondo grado ritenevano che, ai fini dell’inquadramento, dovesse essere computata l’intera anzianità di servizio, sia giuridica che economica, maturata presso l’amministrazione di provenienza. Di conseguenza, condannavano l’ASL a riconoscere il livello D3 e a pagare le relative differenze retributive.

Inquadramento Retributivo e la Decisione della Cassazione

L’Azienda Sanitaria Locale non si è arresa e ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente interpretato le norme che regolano il trasferimento del personale. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e rigettando definitivamente la domanda del lavoratore.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha fondato la sua decisione su una chiara distinzione tra il ‘maturato economico’ e l’ ‘anzianità di servizio’.

1. Salvaguardia del Trattamento Economico: La normativa specifica (in particolare il DPCM del 1° aprile 2008) che disciplina il passaggio del personale della sanità penitenziaria al SSN mira a garantire il principio di irriducibilità della retribuzione. Questo significa che il lavoratore trasferito ha diritto a mantenere il trattamento economico complessivo di cui godeva in precedenza. Se il nuovo stipendio tabellare è inferiore, la differenza viene erogata come assegno ad personam riassorbibile.

2. Anzianità di Servizio non Comporta Automatismo: La Corte ha sottolineato che il riconoscimento dell’anzianità di servizio pregressa ha finalità giuridiche, previdenziali ed economiche (come il calcolo della pensione o la conservazione di istituti come la RIA), ma non implica un’automatica progressione nelle fasce retributive del nuovo comparto. L’anzianità, da sola, non è un titolo per accedere a un livello economico superiore.

3. Progressione di Carriera Selettiva: Nel comparto Sanità, la progressione economica orizzontale (il passaggio a fasce retributive superiori) non è automatica con il passare del tempo. È, invece, legata al superamento di procedure selettive e meritocratiche, come previsto dalla contrattazione collettiva. Pertanto, riconoscere al lavoratore trasferito una fascia superiore solo per l’anzianità maturata altrove creerebbe una disparità di trattamento rispetto ai dipendenti già in servizio presso l’ASL, i quali devono sottostare a tali procedure.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione stabilisce un principio fondamentale per la mobilità nel pubblico impiego: il trasferimento tra amministrazioni deve garantire la continuità del trattamento economico, ma non può tradursi in un ‘salto’ di carriera automatico. L’inquadramento retributivo iniziale nella nuova amministrazione deve essere effettuato sulla base del livello economico raggiunto, non degli anni di servizio accumulati. L’anzianità rimane un valore riconosciuto per molti istituti, ma la progressione economica deve seguire le regole e le procedure selettive previste dal nuovo contratto collettivo di appartenenza. Questa decisione offre certezza giuridica e assicura un trattamento equo tra il personale trasferito e quello già in organico.

Nel passaggio tra diverse amministrazioni pubbliche, l’anzianità di servizio maturata garantisce automaticamente una fascia retributiva più alta?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’inquadramento retributivo si basa sul trattamento economico già goduto, che viene salvaguardato. L’anzianità di servizio non comporta un’automatica progressione economica, la quale nel comparto sanità, ad esempio, dipende da meccanismi selettivi.

Cosa succede se lo stipendio tabellare della nuova amministrazione è inferiore a quello percepito in precedenza?
La retribuzione è protetta dal principio di irriducibilità. La differenza viene conservata tramite un “assegno ad personam”, un importo personale che garantisce che il lavoratore non subisca una perdita economica a causa del trasferimento.

A quali fini viene riconosciuta l’anzianità di servizio pregressa dopo il trasferimento?
L’anzianità di servizio viene riconosciuta per finalità giuridiche, previdenziali ed economiche generali (come ad esempio la conservazione della Retribuzione Individuale di Anzianità – RIA), ma non per determinare la fascia economica di inquadramento, che è legata alla progressione di carriera secondo le regole del nuovo contratto collettivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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