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Inquadramento lavoratore trasferito: cosa conta?

Una lavoratrice del settore sanitario, trasferita dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale, ha richiesto un inquadramento in una fascia economica superiore basandosi sull’intera anzianità di servizio maturata. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che nell’inquadramento del lavoratore trasferito prevale la salvaguardia del trattamento economico già percepito (il cosiddetto ‘maturato economico’), anche tramite un assegno ‘ad personam’, piuttosto che il riconoscimento automatico dell’anzianità pregressa ai fini della progressione di carriera nel nuovo ente. L’anzianità di servizio viene comunque riconosciuta per altri fini, come quelli previdenziali e giuridici.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Inquadramento Lavoratore Trasferito: Anzianità o Stipendio?

L’inquadramento di un lavoratore trasferito tra diverse pubbliche amministrazioni è una questione complessa che spesso genera contenziosi. La domanda centrale è: cosa prevale nel determinare la nuova posizione economica? L’intera anzianità di servizio maturata o il trattamento economico complessivo goduto fino a quel momento? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, offrendo un’interpretazione chiara delle norme che regolano la mobilità nel pubblico impiego, con particolare riferimento alla riforma della sanità penitenziaria.

I Fatti del Caso: Il Trasferimento del Personale Sanitario Penitenziario

Il caso nasce dalla domanda di un’infermiera professionale, in precedenza dipendente del Ministero della Giustizia e successivamente transitata nei ruoli di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL). Questo trasferimento è avvenuto nell’ambito del processo di riordino della medicina penitenziaria, che ha spostato le funzioni sanitarie dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale.

La lavoratrice, una volta inquadrata nel nuovo contesto lavorativo, ha ritenuto che la sua posizione economica fosse stata sottovalutata. A suo avviso, l’ASL avrebbe dovuto tener conto non solo del suo stipendio precedente, ma dell’intera anzianità di servizio accumulata, collocandola in una fascia retributiva più elevata rispetto a quella iniziale che le era stata attribuita.

La Questione Giuridica: Anzianità di Servizio vs. Maturato Economico

Il nodo della controversia riguardava l’interpretazione delle norme attuative del trasferimento, in particolare il D.P.C.M. del 1° aprile 2008. La ricorrente sosteneva che il riconoscimento del servizio prestato per “finalità giuridiche, previdenziali ed economiche” implicasse una valutazione completa dell’anzianità (il cosiddetto “maturato giuridico”) anche ai fini della determinazione della fascia economica.

Di contro, l’ASL e, in seguito, la Corte d’Appello, hanno adottato una lettura diversa. Secondo questa interpretazione, la normativa mira a garantire al lavoratore il mantenimento del trattamento economico acquisito (il “maturato economico”), impedendo una diminuzione dello stipendio (il divieto di reformatio in peius), ma non a importare automaticamente i meccanismi di progressione di carriera da un ordinamento all’altro.

La Decisione della Corte sull’Inquadramento del Lavoratore Trasferito

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della lavoratrice, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito che il quadro normativo distingue nettamente tra il maturato economico, che deve essere salvaguardato, e l’anzianità di servizio, che rileva per altri fini.

le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su diversi pilastri argomentativi. In primo luogo, ha sottolineato che l’obiettivo del legislatore, nel disporre il trasferimento del personale, era quello di assicurare la continuità del trattamento economico, non di concedere una progressione di carriera automatica. Se lo stipendio nel nuovo inquadramento dovesse risultare inferiore, la differenza viene conservata tramite un assegno ad personam, garantendo così l’integrità della retribuzione.

In secondo luogo, la progressione economica all’interno del comparto Sanità non è automatica e legata alla sola anzianità, ma avviene attraverso meccanismi selettivi e meritocratici, come previsto dal relativo Contratto Collettivo Nazionale. Importare l’anzianità maturata in un altro comparto per ottenere un avanzamento automatico contrasterebbe con le regole del nuovo ordinamento di appartenenza.

Infine, la Corte ha richiamato la giurisprudenza europea (sentenza Scattolon), la quale afferma che le direttive sui trasferimenti mirano a impedire che i lavoratori siano collocati in una posizione meno favorevole, ma non a garantire un miglioramento delle condizioni lavorative per il solo fatto del trasferimento.

le conclusioni

La pronuncia stabilisce un principio fondamentale per l’inquadramento del lavoratore trasferito nel pubblico impiego: la tutela è primariamente economica. Il dipendente ha diritto a non vedere ridotto il proprio stipendio, ma non può pretendere che l’anzianità maturata in un diverso contesto contrattuale si traduca automaticamente in una posizione economica più elevata nel nuovo ente. L’anzianità pregressa viene riconosciuta pienamente per istituti come la pensione e altri fini giuridici, ma la progressione di carriera seguirà le regole e le procedure previste dal contratto collettivo dell’amministrazione di destinazione. Questa decisione offre certezza giuridica e delinea chiaramente i diritti e le aspettative dei lavoratori coinvolti in processi di mobilità pubblica.

In caso di trasferimento tra pubbliche amministrazioni, l’anzianità di servizio garantisce automaticamente una fascia economica più alta?
No. Secondo la Corte, l’anzianità di servizio maturata nell’ente di provenienza non comporta l’automatica attribuzione di fasce economiche superiori nel nuovo inquadramento. La progressione economica segue le regole del contratto collettivo dell’ente di destinazione.

Cosa significa che viene salvaguardato il ‘maturato economico’ del lavoratore trasferito?
Significa che il lavoratore ha diritto a conservare l’integrità del trattamento economico complessivo che percepiva prima del trasferimento. Se il nuovo stipendio tabellare è inferiore, la differenza viene garantita tramite un assegno ‘ad personam’ per evitare una perdita di retribuzione.

A quali fini viene riconosciuta l’intera anzianità di servizio prestata presso l’amministrazione di provenienza?
L’anzianità di servizio viene pienamente riconosciuta per finalità giuridiche, previdenziali ed economiche diverse dalla progressione in fasce retributive. Ciò include, ad esempio, il calcolo dei contributi pensionistici, la maturazione di istituti legati all’anzianità (come la Retribuzione Individuale di Anzianità – RIA, se già in godimento) e altri diritti legali e contrattuali connessi al tempo di servizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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