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Inquadramento INAIL ASA: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che nelle case di riposo l’attività del personale ASA (assistenti socio-assistenziali) deve essere considerata autonoma da quella sanitaria. Questo principio è cruciale per il corretto inquadramento INAIL ASA e comporta l’applicazione di una specifica voce di tariffa per il calcolo dei premi, riformando la precedente decisione della Corte d’Appello che aveva erroneamente richiesto all’ente assicurativo una prova specifica sulla natura delle mansioni.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Inquadramento INAIL ASA: Autonomia delle Attività Socio-Assistenziali nelle Case di Riposo

La corretta classificazione delle attività lavorative ai fini assicurativi è un tema di cruciale importanza per datori di lavoro ed enti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un aspetto specifico e molto dibattuto: l’inquadramento INAIL ASA (Assistenti Socio-Assistenziali) all’interno delle case di riposo. La pronuncia chiarisce la natura autonoma di tale attività rispetto a quella prettamente sanitaria, con dirette conseguenze sul calcolo dei premi dovuti.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Classificazione Tariffaria

La vicenda giudiziaria nasce dal ricorso di un ente nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro contro una fondazione Onlus che gestisce una casa di riposo. L’ente contestava la classificazione tariffaria applicata dalla struttura al personale ASA, sostenendo che dovesse rientrare in una specifica voce di tariffa (la «0312») con un conseguente premio più elevato.

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva dato ragione alla casa di riposo. Secondo i giudici di secondo grado, l’ente assicurativo non aveva fornito prove sufficienti a dimostrare che le attività svolte dagli ASA giustificassero un diverso e più oneroso inquadramento. Insoddisfatto della decisione, l’ente ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e il Corretto Inquadramento INAIL ASA

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione precedente, accogliendo il motivo di ricorso dell’ente assicurativo. Il punto centrale della pronuncia risiede nel riconoscimento della natura “complessa” del servizio offerto dalle case di riposo, che si compone di due attività distinte e autonome, sebbene interagenti.

L’Attività “Complessa” delle Case di Riposo

I giudici hanno chiarito che le strutture come le case di riposo non offrono un servizio principalmente sanitario, come avviene in ospedali o cliniche. Il loro obiettivo è garantire agli ospiti un duplice servizio: sanitario e assistenziale. Queste due componenti, pur essendo collegate, seguono cicli di operazioni differenti.

L’Autonomia della Lavorazione Socio-Assistenziale

Di conseguenza, l’attività svolta dal personale ASA non può essere considerata meramente complementare a quella sanitaria. Essa costituisce una “lavorazione autonoma” a tutti gli effetti. Sulla base di questa autonomia, la Corte ha stabilito che per il corretto inquadramento INAIL ASA deve essere applicato il tasso di tariffa corrispondente alla specifica lavorazione «0312», come previsto dalle tabelle del DM 12 dicembre 2000.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione richiamando propri precedenti orientamenti giurisprudenziali. È stato sottolineato che la Corte d’Appello ha commesso un errore nel ritenere necessario, da parte dell’ente assicurativo, fornire una prova specifica sulla natura delle mansioni degli ASA. La normativa di riferimento, infatti, definisce già il perimetro delle attività di tale personale, escludendo compiti di carattere sanitario. Il ruolo degli assistenti socio-assistenziali è normativamente distinto da quello degli operatori sanitari.
Pertanto, l’inquadramento corretto non dipende da una verifica caso per caso delle mansioni svolte, ma dall’applicazione diretta della classificazione tariffaria prevista per l’attività socio-assistenziale, intesa come ciclo produttivo autonomo all’interno della struttura.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per tutte le strutture che erogano servizi socio-assistenziali e sanitari, come le case di riposo. La sentenza chiarisce che l’attività del personale ASA deve essere classificata separatamente e autonomamente ai fini INAIL, con l’applicazione della tariffa specifica. Per le aziende del settore, ciò significa dover riconsiderare attentamente la propria posizione contributiva, assicurandosi che la classificazione del personale rispetti la distinzione tra lavorazione sanitaria e socio-assistenziale. La decisione della Cassazione, cassando la sentenza precedente e rinviando alla Corte d’Appello, impone una nuova valutazione del caso basata su questo principio ineludibile.

L’attività del personale socio-assistenziale (ASA) in una casa di riposo è considerata complementare a quella sanitaria?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’attività degli ASA configura una lavorazione autonoma e non complementare a quella sanitaria, anche se le due interagiscono per realizzare l’obiettivo della struttura.

Per l’inquadramento INAIL ASA, è necessario che l’ente assicurativo provi in dettaglio le mansioni svolte?
No, la Corte ha ritenuto che non fosse necessaria una prova specifica al riguardo. Le attività del personale ASA sono già definite a livello normativo come non sanitarie, e questo è sufficiente per il corretto inquadramento tariffario.

Quale tariffa INAIL si applica al personale ASA nelle strutture come le case di riposo?
Secondo la sentenza, deve essere applicato il tasso di tariffa corrispondente alla specifica lavorazione «0312», come previsto dal DM 12.12.2000, in quanto si tratta di un’attività autonoma rispetto a quella sanitaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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