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Inquadramento dipendente pubblico: il caso di trasferimento

Una dipendente pubblica, trasferita da un comune al Dipartimento della Protezione Civile tramite una procedura speciale, è stata inquadrata in una posizione economica inferiore a quella spettantele. La Corte di Cassazione ha confermato il suo diritto a un corretto inquadramento da dipendente pubblico, basato sull’effettiva equivalenza retributiva, rigettando l’uso di tabelle obsolete da parte dell’amministrazione e le sue argomentazioni sulla neutralità finanziaria.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Inquadramento Dipendente Pubblico: Come Garantire la Corretta Posizione Economica nel Trasferimento

L’inquadramento del dipendente pubblico in caso di passaggio tra diverse amministrazioni rappresenta un tema cruciale, che incide direttamente sulla carriera e sulla retribuzione del lavoratore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 32414/2024) ha fornito importanti chiarimenti su come debba essere gestita l’equiparazione economica, anche nell’ambito di procedure di reclutamento straordinarie, sottolineando il principio di corrispondenza e l’inadeguatezza dell’uso di tabelle di conversione superate.

I fatti del caso: il trasferimento e il contenzioso

Una dipendente della polizia municipale di un Comune veniva trasferita nei ruoli della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per essere impiegata presso il Dipartimento della Protezione Civile. Questo passaggio non avveniva tramite una normale procedura di mobilità, ma attraverso un reclutamento straordinario previsto da una normativa speciale (d.l. n. 195/2009).

Nel suo ente di provenienza, la lavoratrice ricopriva la posizione apicale C5. L’amministrazione di destinazione, tuttavia, la inquadrava nella fascia economica F6, una posizione intermedia che la dipendente riteneva peggiorativa. Secondo la sua tesi, la posizione C5 del comparto Regioni ed Enti Locali corrispondeva a una fascia più alta (la F8) nel sistema di classificazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, davano ragione alla lavoratrice, condannando l’amministrazione a riconoscerle il corretto inquadramento e a versarle le differenze retributive e contributive. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, non accettando la decisione, proponeva ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte sul corretto inquadramento del dipendente pubblico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’amministrazione, confermando di fatto la decisione dei giudici di merito, seppur con una parziale correzione della motivazione. I giudici supremi hanno chiarito che, sebbene il caso non rientrasse in una procedura di mobilità standard (ex art. 30 d.lgs. 165/2001), il principio da applicare era quello del mantenimento del trattamento economico goduto.

Il punto centrale, secondo la Corte, era che la stessa normativa speciale e la circolare attuativa della Presidenza del Consiglio prevedevano che il personale trasferito fosse immesso “nella categoria e parametro retributivo corrispondente a quella posseduta”. Il termine “corrispondente” impone un giudizio di equivalenza che non era stato correttamente effettuato.

L’errore dell’Amministrazione: l’uso di tabelle obsolete

L’errore fondamentale commesso dall’amministrazione è stato quello di utilizzare una tabella di equiparazione del 2005, ormai superata. La Corte ha evidenziato che, a seguito di un nuovo contratto collettivo del 2009, il sistema di classificazione era cambiato. Pertanto, per determinare la giusta corrispondenza, si sarebbero dovute usare le tabelle più recenti (emanate nel 2015), in quanto basate sul criterio più affidabile della “prossimità degli importi del trattamento tabellare”.

Un semplice confronto numerico lo dimostrava: la retribuzione della posizione C5 presso l’ente locale era di € 21.901,32, mentre quella della posizione F6 assegnata era inferiore, pari a € 21.808,84. Questo scarto, seppur minimo, certificava l’erroneità dell’inquadramento.

La questione della neutralità finanziaria

L’amministrazione aveva anche sollevato la questione dell’invarianza della spesa, sostenendo che un inquadramento superiore avrebbe comportato maggiori oneri per lo Stato. La Cassazione ha respinto anche questa argomentazione, osservando che la stessa legge istitutiva della procedura straordinaria aveva stanziato fondi specifici (8,02 milioni di euro) proprio per finanziare il piano di assunzioni, dimostrando che il legislatore aveva previsto e autorizzato la spesa necessaria.

Le motivazioni e le conclusioni

Le motivazioni della Corte si fondano sul principio sostanziale di equivalenza economica. Anche se la procedura non era una mobilità ordinaria, la finalità era quella di razionalizzare l’impiego del personale mantenendone la professionalità acquisita. Ciò implica la necessità di garantire un inquadramento del dipendente pubblico che non sia penalizzante. La scelta dello strumento per realizzare questa equiparazione (le tabelle) deve essere logica e aderente alla realtà contrattuale vigente, e non basata su strumenti superati. L’utilizzo del criterio della prossimità retributiva è stato ritenuto il più ragionevole e corretto per dirimere la questione.

In conclusione, questa ordinanza stabilisce un principio di grande rilevanza pratica: nel passaggio tra amministrazioni pubbliche, anche attraverso procedure speciali, il diritto del lavoratore a mantenere un trattamento economico equivalente prevale su applicazioni formalistiche di tabelle obsolete. L’amministrazione ha il dovere di effettuare un confronto basato sui dati retributivi attuali per garantire un inquadramento giusto e corretto, rispettando la professionalità e i diritti acquisiti dal dipendente.

Nel trasferimento di un dipendente pubblico, l’amministrazione di destinazione può assegnare una posizione economica inferiore a quella di provenienza?
No. Secondo la Corte, anche in procedure speciali di reclutamento, se la norma prevede un inquadramento “corrispondente” a quello posseduto, l’amministrazione deve garantire l’equivalenza del trattamento economico, basandosi su un confronto effettivo delle retribuzioni.

L’amministrazione può utilizzare vecchie tabelle di equiparazione se quelle nuove non erano in vigore al momento del trasferimento?
No. Se le vecchie tabelle sono diventate inadeguate a causa di modifiche contrattuali successive, l’amministrazione deve usare un criterio di equiparazione basato sulla “prossimità degli importi del trattamento tabellare”, come quello riflesso nelle tabelle più recenti, anche se formalmente adottate dopo il trasferimento.

Una procedura di reclutamento speciale è la stessa cosa di una procedura di mobilità volontaria?
No. La Corte chiarisce che sono due istituti diversi. La mobilità presuppone la copertura di posti vacanti in organico, mentre una procedura di reclutamento straordinaria, come quella del caso di specie, è finalizzata a razionalizzare la gestione del personale e può derogare alle norme ordinarie, basandosi su una disciplina legislativa specifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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