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Inidoneità fisica: quando il licenziamento è legittimo

Un lavoratore con grave ipovisione è stato licenziato per inidoneità fisica. Il Tribunale, in riforma di una precedente ordinanza, ha ritenuto legittimo il recesso. A seguito di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), è emerso che il lavoratore poteva svolgere solo una minima parte delle mansioni ‘ad hoc’ create per lui, e anche queste presentavano rischi per la sicurezza sua e dei colleghi. La sentenza ha stabilito che, esauriti i tentativi di ‘ragionevole accomodamento’, il licenziamento per inidoneità fisica è giustificato quando la prestazione residua non è utilmente e Mettisicuramente impiegabile dall’azienda.

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Pubblicato il 15 gennaio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento per Inidoneità Fisica: I Limiti del Dovere di Repechage

Il licenziamento per inidoneità fisica rappresenta una delle questioni più delicate nel diritto del lavoro, ponendo in equilibrio il diritto del lavoratore alla conservazione del posto e le esigenze organizzative e di sicurezza dell’azienda. Una recente sentenza del Tribunale di Milano ha offerto importanti chiarimenti sui limiti dell’obbligo di ‘ragionevole accomodamento’ e sulla legittimità del recesso quando la capacità lavorativa residua del dipendente risulta minima e rischiosa. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso: Dalla Cucina al Banco Bar

Un lavoratore, impiegato dal 2010 come addetto alla preparazione di panini, affetto da una grave patologia visiva, impugnava il licenziamento per giustificato motivo oggettivo comunicatogli dall’azienda. Il recesso era stato motivato da una dichiarazione di ‘inidoneità permanente al lavoro’ rilasciata dal medico competente.

In precedenza, l’azienda aveva già tentato un ‘ragionevole accomodamento’, spostando il lavoratore dalle mansioni originarie a un nuovo ruolo creato ‘ad hoc’, quello di ‘addetto al beverage’, che prevedeva compiti più semplici e limitati alla preparazione delle bevande.

Nonostante ciò, la successiva visita medica aveva portato alla dichiarazione di inidoneità totale, spingendo l’azienda al licenziamento. In una prima fase, il Tribunale aveva accolto il ricorso del lavoratore, ordinando la reintegra. La società, tuttavia, si è opposta a tale decisione, dando il via a un secondo giudizio più approfondito.

La Decisione del Tribunale di Milano

Nella fase di opposizione, il Tribunale ha disposto una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) medico-legale per valutare con precisione la residua capacità lavorativa del dipendente e la sua compatibilità con le mansioni di ‘addetto al beverage’ in condizioni di sicurezza.

All’esito degli accertamenti, che hanno incluso anche una prova pratica sul luogo di lavoro, il Tribunale ha ribaltato la decisione iniziale, revocando l’ordinanza di reintegra e dichiarando legittimo il licenziamento. La corte ha ritenuto che, nonostante gli sforzi dell’azienda, la prestazione lavorativa residua del dipendente non fosse più utilmente e soprattutto Mettisicuramente impiegabile.

Le Motivazioni: Analisi del Licenziamento per Inidoneità Fisica

La sentenza si fonda su un’analisi dettagliata condotta attraverso la CTU, che ha messo in luce i limiti oggettivi e i rischi connessi allo svolgimento delle mansioni da parte del lavoratore.

L’Esito della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU)

La CTU ha confermato la gravità della patologia visiva del lavoratore, assimilabile a una cecità parziale. Durante la prova pratica, è emerso che il dipendente era in grado di svolgere solo una frazione minima delle attività previste per l’addetto al beverage, come sistemare vassoi e bicchieri. Tuttavia, non era in grado di eseguire compiti che richiedevano una maggiore precisione o che comportavano rischi, quali:

* Tagliare la frutta per i centrifugati (rischio di lesioni).
* Utilizzare la macchina del caffè (rischio di ustioni).
* Recarsi in magazzino per il rifornimento (rischio di cadute).
* Leggere le comande stampate in autonomia.

Il Principio del ‘Ragionevole Accomodamento’

Il Tribunale ha riconosciuto che l’azienda aveva adempiuto al suo obbligo di cercare un ‘ragionevole accomodamento’ creando una mansione ‘ad hoc’ per il lavoratore. Tuttavia, il principio di accomodamento non implica l’obbligo di mantenere un lavoratore in una posizione che non può svolgere in Mettisicurezza o la cui prestazione è talmente ridotta da essere di fatto inutile per l’organizzazione aziendale.

I Rischi Residui e l’Inutilizzabilità della Prestazione

La motivazione centrale della decisione risiede nella valutazione del rischio. Il giudice ha sottolineato che anche le poche attività che il lavoratore riusciva a svolgere non erano esenti da pericoli. L’ambiente di lavoro, caratterizzato da spazi ristretti e dal rapido movimento di altri colleghi, aumentava il rischio di urti, cadute di oggetti (come bicchieri di vetro) e incidenti. L’impossibilità di garantire una prestazione Mettisicura sia per il dipendente che per gli altri è stato un fattore decisivo. Inoltre, la mera attività di preparazione di vassoi è stata giudicata insufficiente a costituire una funzione lavorativa autonoma e utile per l’azienda.

Conclusioni: Quando il Licenziamento Diventa Inevitabile

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: il dovere di repechage e di ‘ragionevole accomodamento’ non è assoluto. Il datore di lavoro è tenuto a fare ogni sforzo possibile per conservare il posto di lavoro del dipendente divenuto inidoneo, ma tale obbligo si arresta di fronte a due limiti invalicabili: l’impossibilità di garantire la sicurezza sul luogo di lavoro e l’oggettiva inutilizzabilità della prestazione lavorativa residua. Quando la capacità del lavoratore è talmente compromessa da rendere la sua attività rischiosa e non proficua per l’azienda, il licenziamento per inidoneità fisica diventa una misura legittima.

Un datore di lavoro può licenziare un dipendente diventato fisicamente inidoneo alla sua mansione?
Sì, ma solo come ultima risorsa. Prima deve verificare l’impossibilità di ricollocarlo in altre mansioni (obbligo di repechage) e deve aver tentato ogni ‘ragionevole accomodamento’ possibile, a condizione che non imponga all’azienda un onere sproporzionato.

Cosa si intende per ‘ragionevole accomodamento’ in caso di disabilità sopravvenuta?
Si tratta di modifiche organizzative o delle mansioni che il datore di lavoro deve attuare per permettere al lavoratore di continuare a svolgere un’attività lavorativa. In questo caso, la creazione di un ruolo specifico e semplificato di ‘addetto al beverage’ è stata considerata un valido tentativo di accomodamento.

Se un lavoratore può svolgere solo una minima parte delle mansioni assegnate, il licenziamento è legittimo?
Secondo questa sentenza, sì. Se la capacità lavorativa residua è così limitata da non costituire una funzione utile per l’azienda e, soprattutto, se le poche attività eseguibili comportano comunque rischi significativi per la sicurezza del lavoratore e dei suoi colleghi, il licenziamento per inidoneità fisica è ritenuto legittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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