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Informativa protezione internazionale: obbligo nullo

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto di respingimento nei confronti di un cittadino straniero, stabilendo che la mancata e provata informativa sulla protezione internazionale costituisce una violazione fondamentale che invalida l’atto. Secondo la Corte, l’obbligo dello Stato di informare adeguatamente il migrante sulla possibilità di richiedere asilo è inderogabile e non può essere superato dalla dichiarazione dello straniero di essere entrato in Italia per motivi di lavoro.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Diritto all’asilo: perché l’informativa sulla protezione internazionale è un obbligo inderogabile

Il diritto a essere informati è un pilastro fondamentale di ogni stato di diritto, specialmente quando riguarda persone in condizioni di vulnerabilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza questo principio, stabilendo che la mancata o inadeguata informativa sulla protezione internazionale a un cittadino straniero rende nullo il conseguente decreto di respingimento. Questa decisione chiarisce che l’obbligo dello Stato di informare non è una mera formalità, ma una garanzia sostanziale a tutela dei diritti umani.

I fatti del caso

Un cittadino straniero, giunto irregolarmente in Italia, veniva raggiunto da un decreto di respingimento emesso dal Questore. L’interessato si opponeva al provvedimento davanti al Giudice di Pace, lamentando, tra le altre cose, di non essere mai stato adeguatamente informato sulla possibilità di richiedere la protezione internazionale. Il Giudice di Pace rigettava l’opposizione, ritenendo che la dichiarazione dello straniero di essere venuto in Italia per lavoro e il fatto che non avesse esplicitamente chiesto asilo fossero sufficienti a giustificare l’operato dell’amministrazione. Contro questa decisione, lo straniero proponeva ricorso per cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando senza rinvio l’ordinanza del Giudice di Pace e dichiarando la nullità del decreto di respingimento. I giudici hanno ritenuto fondato e assorbente il motivo relativo alla violazione del diritto all’informazione, sancito dall’art. 10-ter del D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione).

Le motivazioni: l’obbligo di una completa informativa sulla protezione internazionale

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dell’obbligo informativo a carico delle autorità. La Corte ha chiarito che fornire un’informazione completa, effettiva e preventiva sulla procedura di protezione internazionale è un dovere imprescindibile dello Stato. Questo obbligo serve a garantire la correttezza delle procedure di identificazione e a ridurre il rischio di errori operativi che potrebbero compromettere diritti fondamentali.

I giudici hanno specificato che tale dovere sussiste indipendentemente dal fatto che lo straniero manifesti o meno l’intenzione di chiedere asilo. Il silenzio o una dichiarazione incompatibile (come quella di essere venuto per lavoro) non possono assumere alcun rilievo se non è provato che la persona sia stata prima compiutamente informata dei suoi diritti. Il Giudice di Pace aveva errato nel desumere la correttezza dell’informativa dalla successiva condotta dello straniero. Al contrario, è l’amministrazione che deve dimostrare di aver adempiuto al proprio obbligo. Nel caso di specie, il “foglio notizie” compilato dalle autorità conteneva unicamente i dati anagrafici del ricorrente, elemento del tutto insufficiente a provare l’avvenuta informazione legale.

Conclusioni: l’impatto della sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio di garanzia cruciale nel diritto dell’immigrazione. Stabilisce in modo inequivocabile che l’onere di provare la corretta informazione allo straniero grava sull’amministrazione. Non è possibile presumere una rinuncia implicita al diritto di asilo. La sentenza sottolinea che il diritto alla protezione internazionale può essere esercitato consapevolmente solo se il potenziale richiedente è messo nelle condizioni di conoscerlo. Di conseguenza, qualsiasi provvedimento restrittivo, come un decreto di respingimento, emanato in violazione di questo dovere procedurale fondamentale, è insanabilmente nullo. Si tratta di una tutela essenziale per garantire che le decisioni che incidono sulla vita e la sicurezza delle persone siano prese nel pieno rispetto della legalità e dei diritti umani.

È valido un decreto di respingimento se lo straniero non è stato informato sulla possibilità di chiedere protezione internazionale?
No, secondo la Corte di Cassazione, la mancata informazione completa ed effettiva sulla procedura di protezione internazionale costituisce un vizio che determina la nullità del decreto di respingimento.

La dichiarazione di essere venuto in Italia per lavoro esonera lo Stato dall’obbligo di informare sulla protezione internazionale?
No. La Corte ha stabilito che una dichiarazione di questo tipo, o anche il silenzio dello straniero, non ha alcun valore se non è preceduta da una corretta e provata informativa sui suoi diritti, incluso quello di chiedere asilo.

Su chi ricade l’onere di provare che l’informativa sulla protezione internazionale è stata fornita correttamente?
L’onere della prova ricade interamente sull’Amministrazione. È l’autorità che deve dimostrare di aver fornito allo straniero un’informazione completa ed effettiva; non è sufficiente registrare solo i dati anagrafici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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