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Indennità turni spezzati: spetta solo se eccezionale

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’indennità turni spezzati non è dovuta per orari di lavoro regolarmente articolati su turni divisi, ma solo quando un lavoratore, normalmente impiegato su turni continui, viene chiamato eccezionalmente a svolgere una prestazione lavorativa frazionata per esigenze di servizio. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva riconosciuto l’indennità a lavoratori part-time basandosi sul principio di non discriminazione, senza verificare il requisito fondamentale dell’eccezionalità della modifica dell’orario.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Turni Spezzati: la Cassazione fissa il paletto dell’eccezionalità

L’ordinanza n. 14125/2024 della Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale sui presupposti per il riconoscimento dell’indennità turni spezzati, specificando che tale compenso non è un diritto automatico per chi lavora con un orario frazionato, ma è strettamente legato al carattere eccezionale e non programmato della modifica dell’orario di lavoro.

Il caso: Lavoratori part-time e l’indennità per turni spezzati

La vicenda giudiziaria nasce dalla richiesta di alcuni lavoratori, impiegati come Capi Squadra Manutenzione presso una società concessionaria di autostrade, di ottenere l’indennità prevista dall’art. 43, lett. b) del CCNL di settore. Sebbene assunti con contratto a tempo parziale, durante la stagione invernale questi dipendenti si trovavano a svolgere prestazioni del tutto identiche a quelle dei colleghi a tempo pieno, con un orario di lavoro diviso in due parti.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, ritenendo che negare loro l’indennità costituisse una violazione del principio di non discriminazione rispetto ai lavoratori a tempo pieno. La società datrice di lavoro ha però impugnato la decisione, portando il caso davanti alla Corte di Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione sull’indennità turni spezzati

La Suprema Corte ha ribaltato la prospettiva, accogliendo il ricorso dell’azienda. Il fulcro della decisione non è il confronto tra lavoratori part-time e full-time, bensì la corretta interpretazione della finalità della norma contrattuale che istituisce l’indennità.

L’interpretazione corretta del Contratto Collettivo

I giudici di legittimità hanno analizzato attentamente il testo dell’art. 43 del CCNL. La norma prevede che l’indennità sia corrisposta “Al lavoratore che presta servizio in turni continui ed avvicendati […] al quale, per esigenze di servizio, venga richiesto di effettuare il proprio turno giornaliero in due soluzioni (turno spezzato)”.
Da questa formulazione, la Corte desume la ratio dell’istituto: compensare il disagio eccezionale che subisce un lavoratore, abituato a una sequenza regolare e continua di turni, quando gli viene chiesto occasionalmente di modificare il suo orario di lavoro, spezzandolo in due.

Il principio di eccezionalità

Il punto dirimente, secondo la Cassazione, è proprio il carattere di eccezionalità e occasionalità della richiesta. L’indennità non serve a retribuire una modalità di lavoro programmata e strutturale, anche se disagevole, ma a ristorare il lavoratore per un’alterazione imprevista e non ordinaria della sua routine lavorativa. Di conseguenza, se il turno spezzato è la modalità normale e prevista di svolgimento della prestazione in determinati periodi (come la stagione invernale nel caso di specie), non sorge il diritto a percepire l’indennità.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa ermeneutica contrattuale. La Corte d’Appello aveva erroneamente focalizzato la sua attenzione sul principio di non discriminazione, trascurando l’analisi del presupposto applicativo fondamentale della clausola del CCNL: la modifica occasionale di un orario normalmente continuo. La Cassazione chiarisce che il disagio compensato dall’indennità non è il turno spezzato in sé, ma la rottura della regolarità dei turni continui a causa di un’esigenza di servizio imprevista. Pertanto, i giudici di merito avrebbero dovuto verificare se la prestazione a turni spezzati fosse una richiesta eccezionale o la modalità lavorativa ordinaria per quel periodo, a prescindere dal tipo di contratto (part-time o full-time).

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Milano, in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto secondo cui l’indennità turni spezzati spetta solo se viene provata la sussistenza di un’esigenza di servizio di natura eccezionale che ha portato alla modifica occasionale dell’orario di lavoro, da continuo a frazionato. Questa pronuncia stabilisce un importante criterio interpretativo per l’applicazione dei contratti collettivi, sottolineando come la finalità di una norma sia essenziale per definirne il campo di applicazione.

A chi spetta l’indennità per turni spezzati secondo la Cassazione?
Spetta al lavoratore normalmente addetto a turni continui ed avvicendati al quale, per esigenze di servizio, venga richiesto in via eccezionale e occasionale di modificare il proprio orario, svolgendo il turno giornaliero in due parti.

L’indennità per turni spezzati si applica ai turni che sono regolarmente programmati come ‘spezzati’?
No. Secondo la Corte, la finalità dell’indennità è compensare il disagio derivante da una modifica imprevista ed eccezionale della normale articolazione dell’orario di lavoro (da continuo a spezzato), non quello di retribuire una modalità lavorativa che, sebbene frazionata, è ordinaria e programmata.

Cosa dovrà fare la Corte d’Appello a cui il caso è stato rinviato?
La Corte d’Appello dovrà riesaminare il caso per verificare se, sulla base delle prove processuali, la richiesta di lavorare su turni spezzati per i dipendenti in questione fosse dovuta a esigenze di natura eccezionale, oppure se rappresentasse la modalità lavorativa ordinaria durante i periodi invernali. Solo nel primo caso potrà essere riconosciuto il diritto all’indennità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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