LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità TFR dirigente: fringe benefit e calcolo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20938/2024, ha respinto il ricorso di un’azienda, confermando che l’indennità TFR dirigente deve includere il valore reale dei fringe benefit, come l’auto aziendale, e non solo l’importo forfettario in busta paga. La Corte ha inoltre stabilito che l’inadempimento del datore di lavoro, come il mancato pagamento di premi assicurativi, non può ridurre la base di calcolo del TFR. Il caso riguardava un dirigente dimessosi a seguito di un demansionamento, il cui diritto a un’indennità sostitutiva del preavviso è stato confermato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità TFR dirigente: La Cassazione sul Calcolo con Auto Aziendale e Altri Benefit

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato temi cruciali per il calcolo dell’indennità TFR dirigente e di altre spettanze di fine rapporto. La decisione chiarisce come includere correttamente i fringe benefit, come l’auto aziendale, e gestisce le conseguenze dell’inadempimento del datore di lavoro su tali calcoli. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un dirigente che si era dimesso dal proprio incarico a seguito di un significativo mutamento della sua attività, che incideva sostanzialmente sulla sua posizione lavorativa. Secondo il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per i dirigenti industriali, una tale situazione dava diritto al dirigente di risolvere il rapporto ottenendo, oltre al TFR, un trattamento pari all’indennità sostitutiva del preavviso spettante in caso di licenziamento.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, condannando la società a pagare una somma complessiva di oltre 180.000 euro. Tale importo comprendeva l’indennità sostitutiva del preavviso, l’indennità di trasferta, compenso per lavoro supplementare e un’integrazione del TFR. L’azienda, insoddisfatta della decisione, ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni.

I Motivi del Ricorso e il Calcolo dell’Indennità TFR Dirigente

La società ha basato il suo ricorso su cinque motivi principali, contestando:
1. L’errata valutazione del mutamento delle mansioni del dirigente.
2. Il metodo di calcolo del valore dell’auto aziendale (fringe benefit) ai fini del TFR e dell’indennità di preavviso. L’azienda sosteneva si dovesse usare il valore forfettario indicato in busta paga (€ 259,95 mensili) e non il valore reale calcolato dai giudici (€ 1.200 mensili), basato sui costi effettivi.
3. L’inclusione nel calcolo del TFR dei premi per polizze infortuni e morte che, a dire dell’azienda, non erano mai state stipulate.
4. La corresponsione dell’indennità di trasferta per viaggi in Serbia, ritenuta già compresa nel compenso pattuito.
5. Il diritto del dirigente a un compenso per lavoro straordinario, nonostante il suo ruolo direttivo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi del ricorso, fornendo importanti chiarimenti su ciascun punto.

In primo luogo, riguardo al mutamento delle mansioni, i giudici hanno stabilito che si trattava di un accertamento di fatto operato correttamente dalle corti di merito. Essendoci una decisione ‘doppia conforme’ (sia il Tribunale che la Corte d’Appello erano giunti alla stessa conclusione), la valutazione non era sindacabile in sede di legittimità.

Il punto più significativo riguarda il calcolo dell’indennità TFR dirigente in relazione all’auto aziendale. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il valore dell’auto aziendale concessa per uso promiscuo rientra a pieno titolo nella base di calcolo del TFR e dell’indennità di preavviso. Questo perché rappresenta un beneficio in natura riconosciuto contrattualmente, con natura retributiva. Crucialmente, la Corte ha specificato che per il calcolo non si deve usare l’importo forfettario indicato in busta paga, ma il valore effettivo del beneficio, che corrisponde al risparmio di spesa per il lavoratore. I giudici di merito avevano correttamente considerato i costi di carburante, pedaggi, manutenzione e assicurazione, ritenendo congruo il valore di 1.200 euro mensili.

Anche la questione dei premi assicurativi non pagati è stata risolta a favore del lavoratore. La Corte ha osservato che il datore di lavoro era contrattualmente obbligato a pagare tali premi. Il suo inadempimento non può tradursi in un danno per il dipendente, riducendo la base di calcolo delle sue spettanze di fine rapporto. In pratica, l’inadempimento del datore non può premiarlo con una diminuzione del TFR dovuto.

Infine, le censure relative all’indennità di trasferta e al lavoro supplementare sono state dichiarate inammissibili, in quanto miravano a una rivalutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione conferma e rafforza principi fondamentali del diritto del lavoro. Innanzitutto, stabilisce che la base di calcolo per il TFR e l’indennità di preavviso deve essere onnicomprensiva, includendo tutti gli emolumenti non occasionali, compresi i fringe benefit. Per questi ultimi, il valore da considerare è quello reale e non quello meramente convenzionale o fiscale indicato in busta paga. In secondo luogo, la Corte sancisce che l’inadempimento contrattuale del datore di lavoro non può andare a svantaggio del lavoratore, specialmente nel calcolo delle sue spettanze finali. Questa decisione offre una tutela robusta ai dirigenti e a tutti i lavoratori, garantendo che la loro retribuzione complessiva, in ogni sua forma, sia pienamente riconosciuta al momento della cessazione del rapporto.

L’auto aziendale concessa in uso promiscuo rientra nel calcolo del TFR?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il valore dell’uso e della disponibilità di un’autovettura aziendale, anche per fini personali, è un beneficio in natura con natura retributiva e deve essere incluso nella base di calcolo del TFR e dell’indennità di preavviso.

Quale valore dell’auto aziendale si usa per il calcolo del TFR: quello in busta paga o quello reale?
Si deve utilizzare il valore reale del beneficio, che corrisponde al risparmio di spesa per il lavoratore. La Corte ha ritenuto corretto un calcolo basato sui costi effettivi (carburante, manutenzione, assicurazione, ecc.), anziché l’importo forfettario inferiore indicato in busta paga.

Se il datore di lavoro non paga un premio assicurativo previsto dal contratto, questo importo viene escluso dal calcolo dell’indennità TFR dirigente?
No. La Corte ha stabilito che l’inadempimento del datore di lavoro riguardo al pagamento di un elemento di retribuzione previsto contrattualmente non può comportare la sua esclusione dalla base di calcolo del TFR. L’inadempimento non può premiare l’azienda con una diminuzione delle somme dovute al lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati