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Indennità sostitutiva: quando spetta al dirigente?

Un dirigente amministrativo di un’azienda sanitaria, incaricato per oltre nove anni di dirigere una struttura complessa, ha richiesto il trattamento economico superiore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che in questi casi non si configurano mansioni superiori, ma una sostituzione che dà diritto alla sola indennità sostitutiva prevista dal CCNL, anche se l’incarico si protrae oltre i termini previsti, che hanno natura meramente sollecitatoria.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Sostitutiva per Dirigenti: Niente Stipendio Superiore Anche per Incarichi Lunghi

Nel mondo del pubblico impiego, e in particolare nella dirigenza sanitaria, è frequente che un dirigente venga chiamato a ricoprire temporaneamente un incarico di livello superiore. Ma cosa accade quando questa “sostituzione” si protrae per anni? Spetta la retribuzione piena o solo una specifica indennità sostitutiva? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato, chiarendo i diritti economici del dirigente in questi casi.

I Fatti del Caso

Un dirigente amministrativo di un’Azienda Sanitaria ha svolto, a partire dal 2007, incarichi di direzione di strutture complesse, prima in un’unità di contabilità e poi in una dedicata alla gestione del personale. Tali incarichi, affidati per assicurare la continuità del servizio in attesa delle procedure concorsuali, si sono protratti per quasi un decennio. Nel 2015, l’amministrazione ha interrotto l’erogazione del trattamento economico aggiuntivo, spingendo il dirigente a ricorrere in giudizio per ottenere il riconoscimento del diritto alla retribuzione piena corrispondente alle mansioni superiori svolte.

La Decisione della Corte e l’Indennità Sostitutiva

La Corte di Cassazione, riformando la decisione di primo grado, ha respinto le pretese del dirigente. I giudici hanno stabilito che l’incarico svolto non poteva essere qualificato come svolgimento di “mansioni superiori” ai sensi dell’art. 2103 del codice civile. Piuttosto, rientrava nell’istituto della “sostituzione” disciplinato dall’art. 18 del CCNL di settore. Di conseguenza, al dirigente non spettava l’intera retribuzione del ruolo superiore, ma unicamente l’indennità sostitutiva prevista dal contratto collettivo.

Le Motivazioni: Perché Solo l’Indennità Sostitutiva?

La Corte ha basato la sua decisione su un’interpretazione consolidata della normativa contrattuale e della giurisprudenza, articolando il proprio ragionamento su diversi punti chiave.

1. La Sostituzione non è Svolgimento di Mansioni Superiori

Il punto centrale è che, nell’ambito del ruolo unico della dirigenza sanitaria, la sostituzione nell’incarico di un dirigente di livello superiore non configura uno svolgimento di mansioni superiori. L’ordinamento prevede una specifica disciplina contrattuale (l’art. 18 del CCNL) che regola questa fattispecie, derogando alla norma generale del codice civile. Questa disciplina prevede, appunto, solo un’indennità e non un adeguamento completo dello stipendio.

2. La Funzione “Sollecitatoria” dei Termini

Il contratto collettivo prevede che la sostituzione, in caso di posto vacante, possa durare sei mesi, prorogabili a dodici, per consentire l’espletamento dei concorsi. Il dirigente sosteneva che il superamento di gran lunga di questo termine trasformasse il suo diritto. La Cassazione, tuttavia, ha confermato che questo termine ha una funzione meramente “sollecitatoria”. Il suo mancato rispetto è un inadempimento dell’amministrazione, ma non conferisce automaticamente al sostituto il diritto alla retribuzione superiore. La tutela economica del dirigente rimane confinata all’indennità sostitutiva.

3. Applicabilità anche ai Posti Vacanti di Nuova Istituzione

Un altro argomento del ricorrente era che la regola della sostituzione si applicherebbe solo al rimpiazzo di un titolare assente, non alla copertura di un posto vacante sin dall’origine. La Corte ha smentito anche questa tesi, richiamando precedenti specifici (Cass. n. 25420/2023) che hanno chiarito come l’art. 18 del CCNL si applichi anche alla copertura temporanea di posti di nuova istituzione, mai ricoperti da un titolare.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento chiaro: un dirigente del Servizio Sanitario Nazionale che ricopre un incarico superiore in attesa di concorso, anche per un periodo molto lungo, non ha diritto alla retribuzione piena corrispondente, ma solo all’indennità sostitutiva prevista dal CCNL. La violazione dei termini per la copertura del posto da parte dell’amministrazione non modifica questo diritto. Questa pronuncia offre un’indicazione precisa per tutti i dirigenti e le amministrazioni, definendo nettamente il perimetro dei diritti economici in caso di sostituzioni prolungate e ribadendo la specificità della disciplina contrattuale rispetto alle norme generali del codice civile.

Un dirigente che sostituisce un superiore per un periodo molto lungo ha diritto alla retribuzione piena corrispondente all’incarico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale situazione rientra nell’istituto della ‘sostituzione’ disciplinato dal CCNL e dà diritto esclusivamente alla specifica indennità sostitutiva prevista, non alla retribuzione piena, indipendentemente dalla durata dell’incarico.

Il termine di 6 o 12 mesi previsto dal CCNL per la sostituzione è perentorio?
No, il termine ha una funzione ‘sollecitatoria’. Il suo superamento costituisce un inadempimento dell’amministrazione ma non trasforma il diritto del dirigente, che resta limitato alla percezione dell’indennità sostitutiva e non si estende al trattamento economico superiore.

La regola dell’indennità sostitutiva si applica anche se l’incarico riguarda un posto nuovo e vacante, e non la sostituzione di un collega assente?
Sì. La giurisprudenza ha chiarito che la disciplina della sostituzione e della relativa indennità si applica anche alla fattispecie della copertura temporanea di posti di nuova istituzione che non sono mai stati ricoperti da un titolare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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