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Indennità sostitutiva: no a stipendio superiore

La Corte di Cassazione ha stabilito che un dirigente del settore pubblico che svolge un incarico provvisorio di sostituzione, anche per un periodo molto lungo come quindici anni, non ha diritto alla retribuzione superiore corrispondente all’incarico, ma solo alla specifica indennità sostitutiva prevista dal contratto collettivo. Secondo la Corte, per la dirigenza pubblica non si applica la disciplina generale sulle mansioni superiori, e il superamento dei termini massimi di sostituzione non modifica questo principio.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Sostitutiva: Niente Stipendio Superiore per l’Incarico Prolungato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale nel diritto del lavoro pubblico: un dirigente che sostituisce un superiore per un lungo periodo non ha diritto alla retribuzione più elevata, ma solo all’indennità sostitutiva prevista dal contratto collettivo. Questa decisione conferma un orientamento consolidato, sottolineando le differenze normative tra impiego pubblico e privato, specialmente per quanto riguarda le figure dirigenziali.

Il Fatto: Una Sostituzione Durata Quindici Anni

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un dirigente di un’Azienda Sanitaria Locale. Per ben quindici anni, dal 2003 al 2018, ha ricoperto in via provvisoria l’incarico di responsabile di una struttura complessa, un ruolo gerarchicamente superiore al suo inquadramento.

Ritenendo di aver svolto mansioni superiori, il dirigente ha citato in giudizio l’Azienda Sanitaria per ottenere le differenze retributive, ovvero la differenza tra lo stipendio percepito e quello, più alto, spettante al titolare della posizione che stava ricoprendo. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto la sua richiesta. Il dirigente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che una sostituzione così prolungata violasse i principi di giusta retribuzione e di buon andamento della pubblica amministrazione, e che quindi le regole specifiche del contratto collettivo non dovessero più applicarsi.

L’indennità sostitutiva nel Pubblico Impiego

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, ha ribadito la specificità del regime giuridico della dirigenza pubblica, in particolare quella sanitaria. La questione centrale non è la durata dell’incarico, ma la natura della prestazione e la sua regolamentazione contrattuale.

Inapplicabilità delle Norme sulle “Mansioni Superiori”

La Corte ha spiegato che nel settore pubblico contrattualizzato, e in modo ancora più netto per la dirigenza, non trova applicazione l’articolo 2103 del Codice Civile, che nel settore privato garantisce il diritto alla retribuzione superiore e alla promozione automatica dopo un certo periodo di svolgimento di mansioni superiori. Per i dirigenti pubblici, e in particolare per quelli sanitari, vige il principio del “ruolo e livello unico”. Ciò significa che la sostituzione di un dirigente di grado più elevato avviene all’interno dello stesso ruolo e livello, e non configura, tecnicamente, lo svolgimento di mansioni “superiori”.

La Disciplina Speciale del Contratto Collettivo

La materia delle sostituzioni è regolata in modo specifico dall’articolo 18 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di riferimento. Questo articolo prevede che al dirigente sostituto non spetti il trattamento economico del sostituito, ma una specifica indennità sostitutiva. Questa indennità è considerata la remunerazione adeguata e proporzionata per l’incarico svolto, anche se di maggiore responsabilità.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. Il superamento del termine massimo per la sostituzione (generalmente fissato in sei mesi, prorogabili a dodici, per espletare le procedure di copertura del posto vacante) non trasforma il diritto del lavoratore. La violazione di questo termine ha una funzione “sollecitatoria” nei confronti dell’amministrazione, spingendola a coprire il posto vacante, ma non conferisce al sostituto il diritto a una retribuzione maggiore di quella prevista dal contratto collettivo.

I giudici hanno chiarito che l’indennità sostitutiva è stata specificamente negoziata dalle parti collettive come compenso forfettario per la maggiore responsabilità. Insieme al principio di onnicomprensività della retribuzione dirigenziale, questa norma esclude la possibilità di rivendicare l’intero trattamento economico del dirigente sostituito. La differenza di trattamento economico tra chi ricopre un incarico in via provvisoria e chi viene nominato stabilmente è giustificata dalla diversità delle procedure di selezione e dei presupposti per la nomina. L’uno è un incarico temporaneo, l’altro è il risultato di un concorso e di una valutazione specifica dei titoli.

Le Conclusioni

L’ordinanza riafferma un principio chiave: nel pubblico impiego, le norme speciali e la contrattazione collettiva prevalgono sulla disciplina generale del Codice Civile in materia di mansioni superiori. Per un dirigente che ricopre un incarico sostitutivo, anche se per un periodo eccezionalmente lungo, il compenso è limitato all’indennità sostitutiva prevista dal CCNL. La durata anomala dell’incarico non è sufficiente a fondare una pretesa per le differenze retributive, poiché la natura del rapporto e i diritti economici che ne derivano sono definiti in modo esclusivo dalla disciplina di settore.

Un dirigente pubblico che sostituisce temporaneamente un superiore ha diritto allo stipendio più alto corrispondente a quell’incarico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il dirigente ha diritto unicamente alla specifica indennità sostitutiva prevista dal contratto collettivo di settore, e non all’intera retribuzione superiore.

Cosa accade se la sostituzione si protrae per molti anni, superando i limiti di tempo previsti?
Anche se la sostituzione dura molto più a lungo del termine previsto (ad esempio, 15 anni come nel caso di specie), ciò non cambia il diritto economico del lavoratore. Il superamento del termine non fa sorgere il diritto alla retribuzione superiore, ma conferma il diritto alla sola indennità sostitutiva.

Perché ai dirigenti pubblici non si applica la stessa regola sulle “mansioni superiori” del settore privato?
Perché la dirigenza pubblica, in particolare quella sanitaria, è inquadrata in un “ruolo e livello unico”. La sostituzione avviene all’interno di questo ruolo e non è considerata svolgimento di mansioni gerarchicamente superiori secondo l’articolo 2103 del Codice Civile. La loro retribuzione è regolata dal principio di onnicomprensività e dalle specifiche norme del contratto collettivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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