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Indennità sostitutiva ferie: onere della prova del datore

Un dirigente si è visto negare in appello il pagamento dell’indennità sostitutiva ferie non godute, poiché ritenuto in grado di organizzarsi autonomamente il riposo. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che spetta sempre al datore di lavoro l’onere di provare di aver messo il lavoratore, anche se dirigente, nelle condizioni effettive di fruire delle ferie, invitandolo formalmente e avvisandolo della possibile perdita.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Sostitutiva Ferie: Spetta Anche al Dirigente se il Datore Non Prova di Averlo Invitato a Fruirne

L’indennità sostitutiva ferie è un diritto fondamentale per ogni lavoratore al termine del rapporto, ma cosa succede quando il lavoratore è un dirigente con autonomia organizzativa? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: l’onere della prova ricade sempre sul datore di lavoro. Anche se un dirigente ha il potere di pianificare le proprie ferie, non perde il diritto al compenso per quelle non godute se l’azienda non dimostra di aver agito con la massima diligenza per garantirne la fruizione.

I Fatti del Caso: Un Dirigente e le Ferie non Godute

Il caso ha origine dalla richiesta di un dirigente amministrativo di una nota Azienda Ospedaliera, il quale, al termine del suo rapporto di lavoro a tempo determinato durato dal 2005 al 2012, ha chiesto il pagamento di oltre 20.000 euro a titolo di indennità per le ferie maturate e non godute. Inizialmente, il Tribunale aveva accolto la sua domanda, riconoscendogli il diritto a tale compenso.

La Decisione della Corte di Appello: l’Onere della Prova sul Dirigente

La Corte di Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione di primo grado. Secondo i giudici d’appello, un dirigente, avendo il potere di attribuirsi autonomamente il periodo di ferie senza necessità di un’autorizzazione formale dal datore di lavoro, ha l’onere di dimostrare che il mancato godimento del riposo è stato causato da necessità aziendali eccezionali e oggettive. Poiché il dirigente non era riuscito a fornire tale prova, la sua richiesta è stata respinta. La Corte territoriale ha sostenuto che il semplice fatto di ricoprire una posizione apicale lo rendeva responsabile della gestione del proprio tempo di riposo.

L’Importanza dell’Indennità Sostitutiva Ferie secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del dirigente, cassando la sentenza d’appello e stabilendo un principio di diritto di grande rilevanza, in linea con la giurisprudenza europea. Il diritto alle ferie è un diritto fondamentale e irrinunciabile del lavoratore, e l’indennità sostitutiva ferie ne rappresenta il corrispettivo economico quando la fruizione non è stata possibile per cause non imputabili al lavoratore stesso. La Corte ha sottolineato che il potere del dirigente di organizzarsi non inverte l’onere della prova.

Le Motivazioni della Sentenza

I giudici della Suprema Corte hanno basato la loro decisione sui principi espressi dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il datore di lavoro ha un obbligo preciso e non può rimanere passivo. Per essere esonerato dal pagamento dell’indennità, deve dimostrare di aver adempiuto al suo dovere di diligenza.

In particolare, il datore di lavoro deve provare di:

1. Aver invitato formalmente il lavoratore a godere delle ferie: Non basta una generica possibilità, ma serve un invito esplicito, se necessario per iscritto.
2. Averlo informato in modo chiaro e tempestivo: Il lavoratore deve essere avvisato che, se non fruirà delle ferie entro il periodo di riferimento, le perderà senza diritto a compensazione economica.
3. Aver assicurato che le condizioni organizzative lo permettessero: L’azienda deve garantire che le esigenze di servizio o l’organizzazione del lavoro non fossero tali da impedire di fatto al dirigente di assentarsi.

La Corte d’Appello aveva errato nel porre a carico del dirigente la prova di circostanze eccezionali ostative alla fruizione delle ferie. Al contrario, è l’azienda che deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile per consentire il riposo, esercitando i propri poteri di vigilanza e indirizzo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del diritto al riposo, estendendola senza ambiguità anche alle figure dirigenziali. Il principio è chiaro: l’autonomia organizzativa del dirigente non solleva il datore di lavoro dai suoi obblighi fondamentali. L’onere di provare di aver creato le condizioni per la fruizione delle ferie è e rimane in capo all’azienda. In assenza di tale prova, l’indennità sostitutiva ferie deve essere riconosciuta, garantendo che il sacrificio del riposo del lavoratore, a qualsiasi livello, non resti senza un adeguato ristoro economico.

A chi spetta l’onere di provare che il dirigente poteva godere delle ferie?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova spetta sempre al datore di lavoro. Egli deve dimostrare di aver esercitato tutta la diligenza necessaria per consentire al lavoratore, anche se dirigente, di fruire effettivamente delle ferie.

Il potere del dirigente di organizzare autonomamente le proprie ferie esclude il diritto all’indennità sostitutiva?
No. Il potere di auto-organizzazione non comporta automaticamente la perdita del diritto all’indennità sostitutiva. Tale diritto viene meno solo se il datore di lavoro dimostra di aver formalmente invitato il dirigente a prendere le ferie e di aver garantito che l’organizzazione del lavoro non ne impedisse il godimento.

Cosa deve dimostrare concretamente il datore di lavoro per non pagare l’indennità per le ferie non godute?
Il datore di lavoro deve offrire la prova di aver invitato il lavoratore a godere delle ferie (se necessario formalmente) e di averlo avvisato in modo accurato e tempestivo che, in caso di mancata fruizione, tali ferie sarebbero andate perse al termine del periodo di riferimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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