LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità sostitutiva dirigente medico: solo dal CCNL

Un dirigente medico, in sostituzione di un primario per un periodo prolungato, ha richiesto il pagamento delle differenze retributive per mansioni superiori. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione d’appello, ha stabilito che al dirigente spetta unicamente l’indennità sostitutiva dirigente medico prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), anche se l’incarico supera i 12 mesi. La Corte ha chiarito che tale sostituzione non si configura come svolgimento di mansioni superiori ai sensi dell’art. 2103 c.c., poiché avviene all’interno del ruolo unico della dirigenza sanitaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Sostitutiva Dirigente Medico: il CCNL prevale sempre

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 25430/2024) ha fatto chiarezza su un tema cruciale per i professionisti del settore sanitario: la retribuzione in caso di sostituzione prolungata di un superiore. La Suprema Corte ha stabilito che, anche se l’incarico si protrae ben oltre i termini previsti, al lavoratore spetta solo l’indennità sostitutiva dirigente medico definita dal contratto collettivo, e non la piena retribuzione del ruolo ricoperto. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Corte.

I Fatti del Caso

Un dirigente medico di un’Azienda Sanitaria Locale veniva incaricato di sostituire il primario del reparto di anestesia e rianimazione, andato in pensione. Quella che doveva essere una situazione temporanea si è protratta per oltre tre anni, dal marzo 2005 al novembre 2008. Durante questo lungo periodo, il medico ha percepito l’indennità di sostituzione prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL).

Ritenendo tale compenso inadeguato rispetto alle responsabilità assunte, il dirigente ha citato in giudizio l’Azienda Sanitaria, chiedendo il pagamento delle differenze retributive corrispondenti al livello superiore, almeno per il periodo successivo ai primi 12 mesi di sostituzione (termine massimo indicato dal CCNL per la reggenza temporanea).

Mentre il Tribunale di primo grado ha respinto la domanda, la Corte d’Appello ha dato ragione al medico, riconoscendogli il diritto a una retribuzione superiore. L’Azienda Sanitaria ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Azienda Sanitaria, annullando la sentenza d’appello e rigettando definitivamente la domanda del lavoratore. Il principio di diritto affermato è netto: la sostituzione nell’incarico di un dirigente medico, ai sensi dell’art. 18 del CCNL di settore, non si configura come svolgimento di ‘mansioni superiori’ secondo la disciplina generale dell’art. 2103 del codice civile.

Di conseguenza, al dirigente sostituto spetta unicamente il trattamento accessorio previsto dalla contrattazione collettiva, ovvero la specifica indennità di sostituzione, senza che la durata prolungata dell’incarico possa trasformare tale diritto in una pretesa per la retribuzione piena del livello superiore.

Analisi della normativa sull’indennità sostitutiva dirigente medico

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 18 del CCNL dell’area della dirigenza medica. Questa norma regola specificamente le sostituzioni, stabilendo che:

1. Avvengono nell’ambito del ruolo e livello unico della dirigenza sanitaria: ciò esclude che si possa parlare di ‘passaggio’ a un livello superiore.
2. La durata è limitata: la sostituzione è consentita per il tempo necessario a nominare un nuovo titolare, fissato in sei mesi, prorogabili a dodici.
3. La retribuzione è predeterminata: per i primi due mesi non spetta alcun emolumento aggiuntivo. Successivamente, scatta un’indennità mensile fissa.

La contrattazione collettiva, quindi, ha già disciplinato in modo completo ed esaustivo la fattispecie, individuando nell’indennità la remunerazione congrua per l’incarico, a prescindere dalla sua durata.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che l’orientamento giurisprudenziale consolidato considera l’indennità sostitutiva come la remunerazione adeguata e specificamente prevista dalle parti sociali. Ritenere diversamente e applicare l’art. 2103 c.c. o l’art. 36 della Costituzione (diritto a una retribuzione proporzionata) significherebbe disapplicare una norma speciale del contratto collettivo.

La Corte ha inoltre precisato che la violazione, da parte dell’Azienda Sanitaria, dei termini per la nomina di un nuovo titolare non può andare a vantaggio del sostituto, trasformando la sua posizione da temporanea a definitiva sul piano retributivo. Tale inadempimento rappresenta, piuttosto, una violazione dei doveri della pubblica amministrazione nei confronti di tutti i potenziali aspiranti a quell’incarico, i quali vedono leso il loro diritto a partecipare a una procedura di selezione competitiva. Normalizzare sul piano retributivo una sostituzione ‘sine die’ finirebbe per aggirare le norme imperative sul buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale nel pubblico impiego e, in particolare, nella sanità: la disciplina speciale dettata dalla contrattazione collettiva prevale sulla normativa generale. Per i dirigenti medici, l’incarico di sostituzione, anche se prolungato illegittimamente, dà diritto esclusivamente all’indennità prevista dal CCNL. La mancata tempestiva copertura del posto vacante è una questione che attiene alla corretta gestione amministrativa e al diritto degli altri candidati, ma non modifica la natura e la remunerazione dell’incarico temporaneo svolto dal sostituto.

A un dirigente medico che sostituisce un superiore per un periodo superiore a 12 mesi spetta la retribuzione piena per mansioni superiori?
No, secondo la Corte di Cassazione, anche se la sostituzione si protrae oltre il termine massimo di 12 mesi previsto dal CCNL, al dirigente spetta unicamente l’indennità sostitutiva prevista dalla contrattazione collettiva e non il trattamento economico superiore.

Perché la sostituzione non è considerata ‘svolgimento di mansioni superiori’ ai sensi dell’art. 2103 c.c.?
Perché avviene nell’ambito del ruolo e livello unico della dirigenza sanitaria, come specificato dall’art. 18 del CCNL di settore. Le parti sociali hanno già previsto una remunerazione specifica (l’indennità) ritenendola congrua, escludendo l’applicazione della norma generale del codice civile.

Quali sono le conseguenze se l’Azienda Sanitaria non nomina un nuovo titolare entro i termini?
La mancata conclusione tempestiva della procedura di nomina costituisce un inadempimento della pubblica amministrazione nei confronti di tutti i potenziali aspiranti all’incarico, e non un presupposto per riconoscere al sostituto un trattamento retributivo superiore a quello previsto dal CCNL.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati