LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità rischio radiologico: prova e presupposti

Una lavoratrice del settore sanitario, non inquadrata come tecnico di radiologia, ha richiesto il pagamento dell’indennità di rischio radiologico. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d’appello, ha rigettato il ricorso. La Corte ha stabilito che, a differenza del personale medico e tecnico di radiologia per cui il rischio è presunto per legge, gli altri lavoratori devono fornire la prova oggettiva di un’esposizione abituale, continua e non occasionale in una ‘zona controllata’, con un assorbimento di dosi radioattive superiore ai limiti normativamente stabiliti. L’onere della prova grava interamente sul lavoratore che richiede l’indennità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Rischio Radiologico: La Prova Spetta al Lavoratore

L’indennità rischio radiologico rappresenta un importante riconoscimento per chi opera in ambienti esposti a radiazioni ionizzanti. Tuttavia, la sua attribuzione non è automatica per tutto il personale sanitario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per i lavoratori diversi da medici e tecnici di radiologia, l’onere di dimostrare un’esposizione qualificata spetta interamente a chi richiede l’indennità. Analizziamo insieme questa pronuncia per capire i presupposti e le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla domanda di una lavoratrice di un’azienda sanitaria locale che, pur non essendo inquadrata come medico o tecnico di radiologia, riteneva di aver diritto all’indennità a causa della sua esposizione a radiazioni sul luogo di lavoro. Il Tribunale di primo grado aveva inizialmente accolto la sua richiesta.

Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, respingendo la domanda della lavoratrice. Secondo i giudici di secondo grado, la lavoratrice non aveva fornito prove sufficienti a dimostrare un’esposizione al rischio radiologico continua e permanente, tale da giustificare il riconoscimento del beneficio. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione a seguito del ricorso della dipendente.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Indennità Rischio Radiologico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della lavoratrice, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione risiede nella netta distinzione tra due categorie di personale:

1. Personale medico e tecnico di radiologia: Per questi professionisti, la legge (L. n. 460/1988) stabilisce una presunzione assoluta (iuris et de iure) di esposizione al rischio. L’indennità è quindi dovuta senza la necessità di fornire ulteriori prove.
2. Altro personale: Per tutti gli altri lavoratori, inclusa la ricorrente, non opera alcuna presunzione automatica. Essi devono dimostrare in modo concreto e oggettivo di essere esposti a un rischio non inferiore, per continuità e intensità, a quello del personale di radiologia.

L’Onere della Prova a Carico del Lavoratore

La Corte ha specificato che non è sufficiente provare di operare genericamente in una ‘zona controllata’. Il lavoratore che richiede l’indennità rischio radiologico deve fornire la prova rigorosa di più elementi:

* Lo svolgimento abituale e non occasionale dell’attività in ‘zona controllata’.
* La concreta possibilità di assorbimento annuale di dosi radioattive.
* Il superamento delle dosi normativamente stabilite (come previsto dal D.Lgs. 230/1995).

L’onere probatorio di queste circostanze, sottolinea la Corte, grava interamente sul lavoratore.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un orientamento giurisprudenziale consolidato. I giudici hanno chiarito che la disciplina di tutela prevista per i radiologi è eccezionale e non può essere estesa analogicamente senza una prova rigorosa. L’indennità non è una compensazione per qualsiasi potenziale rischio, ma solo per un’esposizione effettiva, continua e significativa, che equipari di fatto la posizione del lavoratore a quella di un tecnico di radiologia.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva concluso, basandosi sulla consulenza tecnica d’ufficio (CTU) svolta in appello, che la lavoratrice non aveva raggiunto la prova di un’esposizione continua e permanente. La Cassazione ha ritenuto questo accertamento di fatto congruamente motivato e, pertanto, non sindacabile in sede di legittimità. La ricorrente, inoltre, non aveva contestato specificamente il mancato superamento delle soglie di dose radioattiva, elemento decisivo per il rigetto della sua domanda.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. I lavoratori sanitari che non appartengono al settore della radiologia e intendono richiedere l’indennità di rischio devono essere consapevoli della necessità di raccogliere prove oggettive e dettagliate. Sarà cruciale dimostrare non solo la presenza in zone a rischio, ma anche la frequenza, la durata e, soprattutto, l’entità delle dosi assorbite, possibilmente attraverso dati dosimetrici. Per le aziende sanitarie, la sentenza ribadisce l’importanza di una corretta valutazione dei rischi e di un’accurata registrazione dei dati di esposizione per tutto il personale, al fine di gestire correttamente le richieste e prevenire contenziosi.

A chi spetta di diritto l’indennità di rischio radiologico, secondo la legge?
L’indennità spetta di diritto, in base a una presunzione assoluta di legge, al personale medico e tecnico di radiologia, senza che debbano fornire alcuna prova specifica della loro esposizione al rischio.

Quali prove deve fornire un lavoratore non appartenente al personale di radiologia per ottenere l’indennità?
Deve dimostrare un’esposizione effettiva, non ipotetica, non occasionale né temporanea, analoga a quella del personale di radiologia. In particolare, deve provare lo svolgimento abituale dell’attività in ‘zona controllata’ e l’assorbimento di dosi radioattive superiori ai limiti normativamente stabiliti.

La sola presenza abituale in ‘zona controllata’ è sufficiente per ottenere l’indennità?
No, non è sufficiente. Oltre alla presenza abituale in ‘zona controllata’, è necessario dimostrare l’effettivo superamento delle soglie di assorbimento di dosi radioattive previste dalla normativa vigente. L’onere di fornire questa prova è a carico del lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati