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Indennità risarcitoria licenziamento: la Cassazione

Un lavoratore pubblico, licenziato illegittimamente, si è visto riconoscere dalla Cassazione il diritto alla massima indennità risarcitoria licenziamento di 24 mensilità, contrariamente alla precedente decisione di merito che ne aveva liquidate solo 12. La Corte ha stabilito che il calcolo non è discrezionale ma deve coprire l’intero periodo di assenza dal lavoro, nel rispetto del tetto massimo previsto dalla legge.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Risarcitoria per Licenziamento Illegittimo: Come si Calcola?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento fondamentale sul calcolo dell’indennità risarcitoria licenziamento nel pubblico impiego. La vicenda riguarda un dipendente comunale licenziato per presunta falsa attestazione della presenza in servizio. Sebbene la Corte d’Appello avesse già riconosciuto l’illegittimità del licenziamento, aveva limitato il risarcimento a 12 mensilità. La Suprema Corte ha ribaltato questa decisione, stabilendo che il lavoratore aveva diritto all’importo massimo di 24 mensilità, delineando un principio di diritto non discrezionale.

Il Contesto: Licenziamento e Decisione d’Appello

Un dipendente di un ente comunale veniva licenziato con l’accusa di aver attestato in modo fraudolento la propria presenza sul luogo di lavoro. Il lavoratore impugnava il provvedimento. La Corte d’Appello, in sede di rinvio dopo una prima cassazione, accoglieva la domanda del lavoratore, dichiarando illegittimo il licenziamento. Di conseguenza, ordinava la reintegrazione del dipendente nel posto di lavoro e condannava l’ente al pagamento di un’indennità risarcitoria. Tuttavia, l’ammontare di tale indennità veniva quantificato in sole 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, nonostante il lavoratore fosse rimasto senza impiego per un periodo ben più lungo.

Il Ricorso in Cassazione sul Calcolo dell’Indennità Risarcitoria Licenziamento

Il lavoratore, non soddisfatto della quantificazione del danno, ricorreva in Cassazione. Il motivo del ricorso era uno solo, ma cruciale: la violazione e falsa applicazione dell’art. 63, comma 2, del D.Lgs. n. 165/2001. Secondo la difesa del dipendente, la Corte territoriale aveva erroneamente interpretato la norma, liquidando l’indennità in modo discrezionale. La legge, invece, stabilisce un criterio di calcolo preciso: l’indennità deve coprire l’intero periodo dal giorno del licenziamento a quello dell’effettiva reintegrazione, con un limite massimo di ventiquattro mensilità. Dato che il periodo di allontanamento dal lavoro era durato cinquantuno mesi, al lavoratore spettava l’intera misura massima prevista.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del lavoratore. I giudici hanno chiarito che la formulazione dell’art. 63, comma 2, del D.Lgs. 165/2001 non lascia spazio a determinazioni discrezionali. La norma impone al giudice di condannare l’amministrazione al pagamento di un’indennità commisurata all’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR, per un periodo che va dal licenziamento alla reintegrazione. L’unico limite è quello delle ventiquattro mensilità. Nel caso di specie, essendo il periodo di assenza forzata dal lavoro (51 mesi) ampiamente superiore a tale limite, la Corte d’Appello avrebbe dovuto riconoscere al lavoratore l’importo massimo senza alcuna riduzione. La Suprema Corte, cassando la sentenza impugnata e decidendo nel merito, ha quindi condannato l’ente comunale al pagamento dell’indennità risarcitoria commisurata a ventiquattro mensilità dell’ultima retribuzione percepita.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio di certezza del diritto fondamentale per i lavoratori del settore pubblico. L’indennità risarcitoria licenziamento illegittimo non è soggetta alla valutazione discrezionale del giudice di merito, ma segue un calcolo matematico basato sulla durata dell’assenza dal lavoro, con il solo tetto delle 24 mensilità. La decisione garantisce una tutela economica piena e predeterminata al dipendente che subisce un licenziamento ingiusto, coprendo la perdita economica subita fino al limite massimo stabilito dal legislatore. La sentenza, inoltre, condanna l’ente al pagamento delle spese legali, confermando la piena soccombenza dell’amministrazione.

Quando un licenziamento nel pubblico impiego viene dichiarato illegittimo, come si calcola l’indennità risarcitoria?
L’indennità è calcolata sulla base dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR e deve corrispondere al periodo che intercorre tra il giorno del licenziamento e quello dell’effettiva reintegrazione, con un limite massimo di 24 mensilità.

Il giudice ha discrezionalità nel determinare l’importo dell’indennità risarcitoria, ad esempio riducendola rispetto al periodo di assenza?
No, secondo questa ordinanza, l’art. 63, comma 2, del D.Lgs. n. 165/2001 non concede al giudice alcuna discrezionalità nel ridurre l’importo al di sotto del periodo effettivo di mancato lavoro, fermo restando il tetto massimo di 24 mensilità.

A quanto ammonta l’indennità risarcitoria massima per licenziamento illegittimo nel pubblico impiego secondo questa ordinanza?
L’indennità risarcitoria massima che può essere riconosciuta al lavoratore pubblico illegittimamente licenziato è pari a ventiquattro mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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