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Indennità perequativa: Cassazione su medici universitari

Un gruppo di medici universitari ha richiesto l’adeguamento della loro indennità perequativa, basata su una normativa datata, per allinearla a quella dei dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale. La Corte d’Appello aveva respinto la richiesta, sostenendo che una nuova legge avesse superato la precedente. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei medici, stabilendo un principio fondamentale: la vecchia normativa resta valida (principio di ultrattività) fino a quando la nuova disciplina non viene completamente e concretamente attuata dall’Azienda Ospedaliera. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Perequativa: La Cassazione Tutela i Medici Universitari

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di retribuzione dei medici universitari che svolgono attività assistenziale. La decisione chiarisce che l’indennità perequativa, prevista da una normativa risalente, continua ad applicarsi fino a quando il nuovo sistema retributivo non sia stato concretamente e pienamente implementato dall’azienda sanitaria. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Un gruppo di docenti medici, operanti presso una nota Università e in servizio presso un’importante Azienda Ospedaliera Universitaria, ha intentato una causa per ottenere l’adeguamento della propria indennità perequativa. Tale indennità, istituita dall’art. 31 del d.P.R. n. 761/1979, aveva lo scopo di equiparare il loro trattamento economico a quello dei dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). I ricorrenti lamentavano che l’indennità ricevuta non includesse la retribuzione di posizione legata all’incarico specifico da loro ricoperto, a differenza dei colleghi del SSN.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva respinto le richieste dei medici. I giudici avevano ritenuto che la disciplina del 1979 fosse ormai superata dal d.lgs. n. 517/1999, che introduceva un nuovo sistema basato sulla graduazione del trattamento economico in base alle responsabilità e ai risultati. Secondo la corte territoriale, il vecchio regime non poteva più essere invocato, e i medici avrebbero dovuto dimostrare l’esistenza di specifiche condizioni previste dalla nuova normativa per ottenere un importo maggiore.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Indennità Perequativa

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione d’appello, accogliendo le tesi dei medici. Il punto centrale della motivazione risiede nel principio di ultrattività della vecchia normativa. Gli Ermellini hanno stabilito che una nuova legge, pur essendo in vigore, non produce effetti concreti fino a quando i soggetti pubblici (in questo caso, Regione, Università e Azienda Ospedaliera) non adottano tutti gli atti necessari per la sua piena attuazione.

Poiché l’Azienda Ospedaliera non aveva ancora completato l’iter per implementare il nuovo sistema stipendiale previsto dal d.lgs. 517/1999, la disciplina precedente (d.P.R. 761/1979) rimaneva l’unica applicabile. Di conseguenza, i medici universitari conservano il diritto a vedere la loro indennità perequativa adeguata alle dinamiche contrattuali dei dirigenti medici del SSN.

La Suprema Corte ha inoltre precisato che il confronto tra i trattamenti economici non può basarsi su singole voci retributive, ma deve essere complessivo. La valutazione deve essere svolta ex novo, comparando i trattamenti globali e considerando l’incarico di direzione di struttura semplice ricoperto dai ricorrenti.

Conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Essa sancisce che la semplice inerzia della pubblica amministrazione nell’attuare una nuova normativa non può andare a discapito dei diritti economici dei lavoratori. Per i medici universitari, significa che il diritto all’equiparazione economica tramite l’indennità perequativa è garantito fino a che il nuovo sistema non sarà non solo previsto dalla legge, ma effettivamente operativo in ogni sua parte all’interno della singola azienda sanitaria. La sentenza impone quindi alle amministrazioni di procedere con l’adeguamento dei sistemi o, in mancanza, di continuare ad applicare correttamente le normative previgenti, assicurando la parità di trattamento economico a parità di funzioni.

Quando cessa l’applicazione della vecchia normativa sull’indennità perequativa per i medici universitari?
Cessa solo nel momento in cui la nuova disciplina (d.lgs. n. 517/1999) diventa pienamente efficace, con il completamento di tutti gli adempimenti necessari da parte dell’azienda ospedaliera per la sua concreta attuazione.

Per calcolare l’adeguamento dell’indennità, è sufficiente confrontare singole voci dello stipendio?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non si possono vantare singole voci retributive. È necessario procedere a un raffronto complessivo e complessivo tra i diversi trattamenti economici per verificare l’effettiva esistenza di differenze.

Cosa succede se un’azienda ospedaliera non adotta gli atti necessari per implementare una nuova disciplina retributiva?
In caso di inerzia dell’azienda, la normativa precedente continua a essere applicata (principio di ultrattività). I lavoratori conservano i diritti garantiti dalla vecchia legge fino alla piena e completa attuazione di quella nuova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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