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Indennità mansioni superiori: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un gruppo di assistenti amministrativi scolastici che, avendo svolto mansioni superiori come DSGA, chiedevano il pagamento delle differenze retributive piene. La Suprema Corte ha confermato che la normativa speciale prevale su quella generale, stabilendo che a tale personale spetta solo una specifica indennità mansioni superiori. Questa viene calcolata come differenza tra il trattamento economico iniziale del DSGA e la retribuzione complessiva già in godimento dell’assistente, inclusa l’anzianità. Di conseguenza, l’indennità diminuisce con l’aumentare della retribuzione dell’incaricato, potendo anche azzerarsi, senza che ciò costituisca una violazione di legge.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità mansioni superiori: come si calcola? La Cassazione fa chiarezza

L’assegnazione a mansioni superiori nel pubblico impiego, e in particolare nel settore scolastico, è da sempre un tema complesso che genera contenziosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiave di lettura sul calcolo dell’indennità mansioni superiori per il personale amministrativo chiamato a svolgere le funzioni di Direttore dei Servizi Generali ed Amministrativi (DSGA). La decisione chiarisce che il compenso non equivale alla piena retribuzione del ruolo superiore, ma a una specifica indennità calcolata con un meccanismo ‘a differenza’.

I fatti del caso: la richiesta di differenze retributive

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un gruppo di assistenti amministrativi di ruolo che, per diversi anni, avevano accettato incarichi di sostituzione del DSGA, svolgendo quindi mansioni riconducibili a un’area professionale superiore. Sulla base di ciò, avevano citato in giudizio il Ministero dell’Istruzione e il Ministero dell’Economia per ottenere il riconoscimento del diritto alla piena retribuzione corrispondente al profilo di DSGA, oltre alla ricostruzione della carriera e al risarcimento del danno.

Mentre il Tribunale di primo grado aveva accolto parzialmente le loro richieste, riconoscendo le differenze retributive solo fino a un certo anno, la Corte d’Appello aveva confermato tale decisione, escludendo la possibilità di una ‘promozione automatica’ e ribadendo la correttezza di un calcolo basato su una specifica indennità.

Contro questa sentenza, i lavoratori hanno proposto ricorso in Cassazione, sostenendo l’errata applicazione della normativa e la violazione del principio di parità di trattamento.

La decisione della Corte sulla indennità mansioni superiori

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità del meccanismo di calcolo dell’indennità previsto dalla normativa speciale. I giudici hanno stabilito che la disciplina contenuta nella Legge n. 228/2012 è una disposizione speciale che deroga alla normativa generale sul pubblico impiego (D.Lgs. 165/2001).

La normativa speciale prevale su quella generale

La legge del 2012 ha introdotto un criterio specifico per determinare l’indennità mansioni superiori in questi casi. Tale criterio modifica il meccanismo di calcolo precedentemente previsto dalla contrattazione collettiva, che si basava sul ‘differenziale dei relativi livelli iniziali di inquadramento’. La nuova norma, invece, stabilisce che il compenso deve essere ‘pari alla differenza tra il trattamento previsto per il direttore dei servizi generali amministrativi al livello iniziale e quello complessivamente in godimento dell’assistente amministrativo incaricato’.

Il meccanismo di calcolo dell’indennità

In pratica, il calcolo avviene sottraendo dalla retribuzione base di un DSGA neoassunto l’intera retribuzione già percepita dall’assistente amministrativo, che include non solo lo stipendio tabellare ma anche gli scatti di anzianità maturati. Questo comporta che:

1. L’indennità non è fissa, ma variabile.
2. All’aumentare dell’anzianità di servizio (e quindi della retribuzione) dell’assistente, l’indennità si riduce progressivamente.
3. L’indennità può addirittura azzerarsi se la retribuzione dell’assistente con maggiore anzianità eguaglia o supera quella iniziale del DSGA.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su diverse argomentazioni giuridiche, confermando la coerenza e la legittimità del sistema normativo.

La legittimità costituzionale della norma

I giudici hanno richiamato le sentenze della Corte Costituzionale che hanno già esaminato la questione, ritenendo la normativa pienamente legittima. La Consulta ha chiarito che la progressione economica legata all’anzianità già remunera l’esperienza e la professionalità del dipendente. Pertanto, è ragionevole che l’ordinamento preveda una retribuzione aggiuntiva per le mansioni superiori che sia via via decrescente, fino all’azzeramento per i dipendenti più anziani, che sono già adeguatamente remunerati. L’incarico, peraltro, è accettato su base volontaria.

Nessuna discriminazione rispetto ai lavoratori a tempo determinato

La Corte ha inoltre respinto la tesi della presunta discriminazione basata sulla direttiva europea 1999/70 sui contratti a tempo determinato. È stato chiarito che il caso in esame non riguarda lavoratori precari, ma dipendenti pubblici con un contratto a tempo indeterminato che accettano incarichi temporanei accessori. Si tratta di una situazione giuridicamente distinta, alla quale non si applica la tutela contro l’abuso di contratti a termine.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

L’ordinanza della Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro in materia di indennità mansioni superiori nel comparto scuola. Le conclusioni principali sono:

Prevalenza della legge speciale: La L. 228/2012 costituisce la fonte normativa primaria per il calcolo del compenso, derogando alla disciplina generale del D.Lgs. 165/2001.
Calcolo ‘a differenza’: L’indennità è determinata sottraendo l’intera retribuzione dell’assistente (compresa anzianità) dalla retribuzione iniziale del DSGA.
Nessun diritto alla piena retribuzione: Al lavoratore non spetta il trattamento economico completo del DSGA, ma solo la specifica indennità, che può ridursi o azzerarsi in base all’anzianità maturata.

Questa sentenza offre un punto fermo per la gestione di simili situazioni, confermando la validità di un sistema che, pur riconoscendo un compenso per le maggiori responsabilità, lo modula in base alla posizione economica già acquisita dal dipendente.

Un assistente amministrativo che svolge mansioni superiori di DSGA ha diritto alla piena retribuzione prevista per quel ruolo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, ha diritto a un’indennità specifica, non alla piena retribuzione. Questa indennità è calcolata come la differenza tra il trattamento economico iniziale del DSGA e l’intero trattamento già percepito dall’assistente amministrativo.

Come viene calcolata l’indennità per le mansioni superiori di DSGA?
L’indennità è pari alla differenza tra la retribuzione iniziale prevista per un DSGA e la retribuzione complessiva già percepita dall’assistente amministrativo (incluso lo stipendio e l’anzianità maturata). Di conseguenza, l’indennità si riduce all’aumentare dell’anzianità dell’assistente, potendo anche azzerarsi.

La normativa che limita la retribuzione per mansioni superiori nel settore scolastico è discriminatoria?
No. La Corte ha stabilito che non vi è discriminazione. Gli assistenti amministrativi in questione sono dipendenti a tempo indeterminato che accettano un incarico temporaneo superiore, non lavoratori precari. La normativa specifica (L. 228/2012) è stata ritenuta costituzionalmente legittima e prevale sulla disciplina generale del pubblico impiego.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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