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Indennità incentivante: la tredicesima va inclusa

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4676/2024, ha stabilito che la tredicesima mensilità deve essere inclusa nel calcolo dell’indennità incentivante all’esodo. La Suprema Corte ha accolto il ricorso di un ex dipendente contro un ente regionale, cassando la precedente sentenza della Corte d’Appello che aveva escluso tale voce retributiva. La decisione si fonda sul principio che il concetto di ‘retribuzione lorda’, se non diversamente specificato, comprende tutti gli elementi fissi e continuativi del salario, invertendo l’onere della prova che era stato erroneamente attribuito al lavoratore.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità incentivante: la Cassazione conferma l’inclusione della tredicesima

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 4676 del 2024, chiarisce un aspetto fondamentale nel calcolo dell’indennità incentivante all’esodo: la tredicesima mensilità deve essere inclusa. Questa decisione ribalta un precedente orientamento dei giudici di merito e rafforza la tutela del lavoratore, basandosi su un’interpretazione estensiva del concetto di ‘retribuzione lorda’. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Un ex dipendente di un’azienda regionale per lo sviluppo agricolo aveva aderito a un piano di esodo volontario, accettando una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. In base all’accordo, gli spettava un’indennità incentivante. Tuttavia, al momento del pagamento, l’ex lavoratore si è accorto che l’importo era stato calcolato escludendo la tredicesima mensilità dalla base di calcolo.

Ritenendo errato tale computo, ha intentato una causa per ottenere il conguaglio. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto la sua domanda. Secondo i giudici di merito, il lavoratore non aveva fornito la prova che, in base ai criteri stabiliti dalla Giunta Regionale e dalle organizzazioni sindacali, la tredicesima dovesse essere necessariamente inclusa nel calcolo.

La Decisione della Cassazione sull’indennità incentivante

Insoddisfatto della decisione, l’ex dipendente ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: la violazione di legge nell’avergli addossato un onere della prova che non gli spettava e l’errata interpretazione delle norme contrattuali e regionali.

La Suprema Corte ha accolto il suo ricorso, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo giudizio. I giudici di legittimità hanno stabilito che i giudici di merito avevano commesso un errore fondamentale nell’interpretazione della normativa e nell’applicazione del principio dell’onere della prova.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione del termine ‘retribuzione lorda’, utilizzato come base per il calcolo dell’indennità incentivante. La Cassazione, richiamando propri precedenti consolidati (in particolare la sentenza n. 1748/2017) e una pronuncia della Corte Costituzionale (n. 271/2011), ha affermato un principio chiaro: il concetto di retribuzione, ai fini del calcolo di indennità come quella di esodo, deve essere onnicomprensivo.

Questo significa che, salvo esplicita esclusione contrattuale, la ‘retribuzione lorda’ include tutti gli elementi fissi e continuativi della paga, e la tredicesima mensilità rientra a pieno titolo in questa categoria. Il contratto di risoluzione consensuale firmato dal lavoratore, infatti, si limitava a prevedere un calcolo matematico senza specificare quali elementi retributivi fossero esclusi. In assenza di una tale specificazione, prevale l’interpretazione più favorevole al lavoratore e più conforme alla legge.

La Corte ha inoltre specificato che era errato porre a carico del lavoratore l’onere di dimostrare che la tredicesima dovesse essere inclusa. Al contrario, sarebbe stato onere del datore di lavoro provare l’esistenza di un accordo specifico che ne prevedesse l’esclusione. Il silenzio del contratto su questo punto non può essere interpretato a danno del dipendente.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha un’importante implicazione pratica per tutti i lavoratori che sottoscrivono accordi di incentivazione all’esodo. Se l’accordo fa riferimento genericamente a ‘retribuzione’ o ‘retribuzione lorda’ come base di calcolo, questa deve intendersi come comprensiva di tutti gli elementi retributivi fissi e continuativi, inclusa la tredicesima. Qualsiasi esclusione deve essere chiaramente e specificamente pattuita per iscritto. Questa pronuncia consolida un orientamento a tutela del lavoratore, garantendo che gli incentivi all’esodo siano calcolati su una base retributiva completa e trasparente.

Nella base di calcolo dell’indennità incentivante deve essere inclusa la tredicesima mensilità?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il concetto di ‘retribuzione lorda’, se non diversamente specificato in un contratto, deve essere interpretato in modo onnicomprensivo, includendo quindi anche la tredicesima mensilità in quanto elemento fisso e continuativo della retribuzione.

A chi spetta l’onere di provare quali voci sono incluse o escluse dalla retribuzione per l’incentivo all’esodo?
L’onere della prova non spetta al lavoratore. È il datore di lavoro che, in caso di contestazione, deve dimostrare l’esistenza di un accordo specifico che escluda determinate voci retributive, come la tredicesima, dal calcolo dell’incentivo. In assenza di tale prova, si applica il principio di onnicomprensività.

Cosa succede se un contratto di risoluzione consensuale non specifica gli elementi della retribuzione usati per il calcolo dell’incentivo?
Se il contratto non elenca specificamente gli elementi retributivi da includere o escludere, si deve applicare l’interpretazione più ampia del termine ‘retribuzione’. Questo significa che il calcolo dell’indennità incentivante deve basarsi su tutte le componenti fisse e continuative dello stipendio, compresa la tredicesima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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