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Indennità incentivante di esodo: calcolo e limiti

Un dipendente regionale, dopo aver svolto temporaneamente mansioni dirigenziali prima di accettare un’indennità incentivante di esodo, ha richiesto che il compenso aggiuntivo fosse incluso nel calcolo del suo incentivo. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, stabilendo che nel calcolo dell’indennità incentivante di esodo rientrano solo le componenti fisse, continuative e costanti della retribuzione, escludendo quindi compensi occasionali e temporanei come quelli per mansioni superiori a tempo determinato.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Incentivante di Esodo: Quali Voci della Retribuzione Vanno Incluse?

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, n. 5739 del 4 marzo 2024, offre chiarimenti cruciali su come calcolare l’indennità incentivante di esodo nel pubblico impiego. La questione centrale riguarda l’inclusione o meno dei compensi percepiti per lo svolgimento temporaneo di mansioni superiori nella base di calcolo di tale indennità. La Corte ha stabilito un principio netto: contano solo gli elementi retributivi fissi e continuativi, non quelli occasionali.

I Fatti del Caso

Un dipendente di un Ente Regionale, prossimo alla cessazione del servizio tramite un incentivo all’esodo, aveva svolto per un periodo di sette mesi (dal 1° febbraio 2005 al 31 agosto 2005) l’incarico di dirigente facente funzioni dell’Ufficio Ragioneria del Consiglio Regionale. Dopo aver lasciato il lavoro il 1° settembre 2005, il dipendente ha chiesto il ricalcolo della sua indennità incentivante di esodo, pretendendo che venisse considerata anche la maggiore retribuzione percepita durante l’incarico dirigenziale.

Il Tribunale di primo grado aveva inizialmente dato ragione al lavoratore. Tuttavia, la Corte di Appello ha ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso dell’Ente Regionale. Secondo i giudici d’appello, l’indennità per le mansioni dirigenziali aveva un carattere meramente occasionale e temporaneo, e quindi non poteva rientrare nella base di calcolo dell’incentivo, che si fonda su voci strutturali come stipendio tabellare, indennità integrativa speciale e retribuzione di posizione.

Il Ricorso in Cassazione del Dipendente

Contro la sentenza della Corte di Appello, il dipendente ha proposto ricorso per cassazione. Il motivo principale del ricorso era la presunta violazione delle leggi regionali che disciplinano l’incentivo all’esodo. Il ricorrente sosteneva che la Corte non avesse considerato adeguatamente la natura e la complessità delle funzioni dirigenziali effettivamente svolte, che avrebbero dovuto essere remunerate e considerate nel calcolo finale.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Calcolo dell’Indennità Incentivante di Esodo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte di Appello. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: l’indennità incentivante di esodo deve essere calcolata sulla base degli elementi che costituiscono un compenso fisso, continuativo, costante e generale. Sono esclusi, per loro natura, tutti i compensi occasionali, temporanei o erogati a titolo di indennizzo per la particolare gravosità di specifiche mansioni.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si basano su due pilastri fondamentali.

In primo luogo, l’analisi della retribuzione del dipendente nel periodo in questione. La Corte ha evidenziato come lo stipendio tabellare del lavoratore, legato alla sua categoria di appartenenza (D6), fosse rimasto invariato. L’indennità per “facenti funzione” era stata liquidata separatamente, come una voce aggiuntiva e transitoria. Questo dimostra il suo carattere non strutturale, ma occasionale, legato specificamente all’espletamento temporaneo di un incarico superiore.

In secondo luogo, la Corte ha valorizzato la natura temporanea e provvisoria dell’incarico dirigenziale. L’incarico era stato conferito solo pochi mesi prima della data già programmata per la risoluzione del rapporto di lavoro. Questa circostanza, ben nota alle parti, rafforzava ulteriormente l’idea che non si trattasse di una modifica stabile del profilo retributivo del dipendente, ma di una soluzione contingente.

La Suprema Corte ha equiparato l’indennità per “facenti funzione” ad altri emolumenti occasionali, destinati a ristorare la particolare gravosità di alcune mansioni, che per consolidata giurisprudenza non rientrano nel calcolo degli incentivi all’esodo. Il riferimento normativo alla “retribuzione lorda” va interpretato come comprensivo delle sole componenti fisse e a carattere continuativo dello stipendio, escludendo quindi indennità legate a specifiche e temporanee condizioni di lavoro.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un principio di fondamentale importanza per lavoratori e amministrazioni pubbliche. La base di calcolo per l’indennità incentivante di esodo non può essere “gonfiata” da incarichi temporanei o bonus occasionali percepiti a ridosso della pensione. Questo garantisce una maggiore certezza del diritto e previene possibili manovre elusive.

Per i dipendenti, è un chiaro monito: solo le componenti stabili e strutturali della busta paga contribuiranno a determinare l’importo dell’incentivo. Per le pubbliche amministrazioni, la decisione conferma la legittimità di escludere dal calcolo le voci retributive non fisse e continuative, assicurando una gestione più oculata e trasparente delle risorse pubbliche destinate ai piani di esodo incentivato.

Un’indennità percepita per lo svolgimento temporaneo di mansioni superiori rientra nel calcolo dell’indennità incentivante di esodo?
No, secondo la Corte di Cassazione, tale indennità ha carattere occasionale e temporaneo e pertanto è esclusa dalla base di calcolo, che comprende solo gli elementi retributivi fissi, continuativi e costanti.

Quali sono le voci della retribuzione che compongono la base di calcolo dell’indennità di esodo?
La base di calcolo è composta dalle voci strutturali della retribuzione, che hanno i connotati di compenso fisso, continuativo, costante e generale. Ne sono un esempio lo stipendio tabellare, l’indennità integrativa speciale, la retribuzione individuale di anzianità e la retribuzione di posizione.

Perché l’incarico dirigenziale temporaneo è stato considerato ‘occasionale’ dalla Corte?
La Corte lo ha considerato occasionale perché era stato conferito per un periodo limitato e pochi mesi prima della data già nota e concordata per la cessazione del rapporto di lavoro. Inoltre, l’indennità corrispondente era stata liquidata a parte, in via transitoria e aggiuntiva rispetto allo stipendio tabellare rimasto immutato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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