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Indennità ferie non godute: onere della prova del datore

Un ex dirigente di un ente pubblico ha richiesto il pagamento per le ferie non godute al termine del rapporto di lavoro. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione d’appello, ha stabilito che l’onere di provare di aver messo il lavoratore in condizione di fruire delle ferie spetta sempre al datore di lavoro, anche quando il dipendente è un dirigente con autonomia organizzativa. La mancata prova di un invito formale a godere delle ferie e dell’avvertimento della loro perdita comporta il diritto del lavoratore a ricevere l’indennità ferie non godute.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità ferie non godute: a chi spetta l’onere della prova?

Il diritto alle ferie è un principio fondamentale e irrinunciabile per ogni lavoratore. Ma cosa succede quando, al termine del rapporto, rimangono giorni di ferie non goduti? La questione dell’indennità ferie non godute è spesso al centro di contenziosi, specialmente quando il lavoratore è una figura apicale come un dirigente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza su un punto cruciale: l’onere della prova spetta sempre al datore di lavoro, anche nel caso di un dirigente.

I Fatti di Causa

Un ex dirigente di un ente pubblico, dopo le sue dimissioni volontarie, si è rivolto al tribunale per ottenere la liquidazione delle ferie non godute accumulate negli ultimi anni di servizio. In primo grado, la sua richiesta è stata parzialmente accolta. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, respingendo la domanda del dirigente. Secondo i giudici d’appello, data la sua posizione apicale e la sua capacità di organizzare autonomamente il proprio lavoro e le proprie ferie, sarebbe stato suo onere dimostrare che la mancata fruizione delle ferie fosse dovuta a cause non a lui imputabili. Insoddisfatto, il dirigente ha presentato ricorso in Cassazione.

L’onere della Prova sull’Indennità Ferie non Godute

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi del ricorso del dirigente, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per una nuova decisione. Il punto centrale della pronuncia riguarda l’onere della prova. La Corte ha stabilito, in linea con consolidati principi del diritto dell’Unione Europea (in particolare la Direttiva 2003/88), che il datore di lavoro ha un ruolo attivo nel garantire il godimento delle ferie.

I Principi del Diritto dell’Unione Europea

La giurisprudenza europea è chiara nel definire le ferie annuali retribuite come un diritto fondamentale. Per evitare che questo diritto venga svuotato di significato, il datore di lavoro deve assicurarsi concretamente e in piena trasparenza che il lavoratore sia messo nelle condizioni di esercitarlo. Questo implica non solo concedere le ferie, ma anche assumere un ruolo proattivo.

L’Obbligo del Datore di Lavoro

Secondo la Cassazione, il datore di lavoro deve:
1. Invitare formalmente il lavoratore a godere delle ferie.
2. Avvisarlo in modo accurato e tempestivo che, in caso di mancata fruizione entro il periodo di riferimento, tali ferie andranno perse senza possibilità di monetizzazione.

L’onere di dimostrare di aver adempiuto a questi obblighi incombe interamente sul datore di lavoro. Questa regola non ammette eccezioni, nemmeno per i dirigenti. La posizione apicale e l’autonomia organizzativa non esonerano l’azienda dal suo dovere di vigilanza, volto a tutelare la salute psico-fisica del dipendente.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha sottolineato che considerare il lavoratore, anche se dirigente, come la ‘parte debole’ del rapporto è un principio cardine. Il timore di ritorsioni o di compromettere il rapporto lavorativo potrebbe dissuadere il dipendente dal rivendicare i propri diritti. Pertanto, spetta all’azienda dimostrare di aver fatto tutto il possibile per consentire il godimento del congedo. Nel caso specifico, non solo l’ente pubblico non aveva fornito tale prova, ma era emerso che il dirigente ricopriva anche, ad interim, i ruoli di vertice di tutte le aree dell’ente, rendendo di fatto estremamente complessa una sua assenza prolungata senza una precisa pianificazione da parte dell’amministrazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica: il potere del dirigente di organizzare autonomamente le proprie ferie non comporta la perdita automatica del diritto all’indennità ferie non godute alla cessazione del rapporto. Tale perdita si verifica solo se il datore di lavoro dimostra di aver formalmente e inutilmente invitato il lavoratore a fruire del riposo, avvisandolo delle conseguenze. Questa decisione rafforza la tutela del diritto alle ferie, riaffermando che la responsabilità finale di garantire questo diritto ricade sempre sull’azienda.

A chi spetta l’onere di provare che le ferie non sono state godute per una causa non imputabile al lavoratore?
Spetta al datore di lavoro. Egli deve dimostrare di aver invitato il lavoratore a godere delle ferie e di averlo avvisato che, in caso contrario, le avrebbe perse.

La posizione di dirigente, che può organizzare autonomamente le proprie ferie, cambia le regole sull’onere della prova?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’onere della prova rimane a carico del datore di lavoro anche nel caso di un dirigente. L’autonomia organizzativa non esonera l’azienda dai suoi obblighi di invito e di avviso.

Cosa deve fare concretamente un datore di lavoro per non essere tenuto a pagare l’indennità per le ferie non godute?
Il datore di lavoro deve provare di aver invitato il lavoratore, se necessario formalmente, a godere delle ferie e di averlo avvisato in modo accurato e in tempo utile che, se non ne fruisce, tali ferie andranno perse al termine del periodo di riferimento o di riporto autorizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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