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Indennità ferie non godute: onere della prova del datore

Un dirigente medico ha richiesto il pagamento dell’indennità per ferie non godute accumulate a causa di una grave carenza di personale. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che l’onere della prova spetta al datore di lavoro. Quest’ultimo deve dimostrare di aver formalmente invitato il lavoratore a godere delle ferie, avvisandolo della possibile perdita. La posizione dirigenziale del lavoratore non esonera l’azienda da tale obbligo.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Ferie non Godute: la Prova è a Carico del Datore di Lavoro

Il diritto alle ferie è un principio irrinunciabile per ogni lavoratore, essenziale per il recupero delle energie psicofisiche. Ma cosa succede quando, al termine del rapporto di lavoro, ci si ritrova con un cospicuo numero di giorni di ferie non godute? La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 9877 del 2024, offre chiarimenti cruciali sul diritto all’indennità ferie non godute, ponendo l’accento sugli obblighi del datore di lavoro, anche quando il dipendente è un dirigente.

I Fatti del Caso: un Dirigente Medico e 171 Giorni di Ferie Arretrate

Il caso esaminato riguarda un dirigente medico, facente funzioni di Direttore di un’Unità Operativa Complessa, che, al momento del pensionamento, si è visto negare il pagamento di ben 171 giorni di ferie maturate e non godute. L’azienda sanitaria sosteneva che il dirigente, in virtù del suo ruolo apicale e dei suoi poteri organizzativi, avrebbe potuto e dovuto pianificare le proprie ferie, anche a fronte di una nota carenza di personale nel suo reparto. Inizialmente, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’azienda, respingendo la richiesta del medico.

Il Diritto all’Indennità Ferie non Godute secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente le decisioni dei gradi inferiori, accogliendo il ricorso del dirigente. La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati del diritto europeo e nazionale, sottolineando che il diritto alle ferie è un diritto fondamentale del lavoratore.

L’Onere della Prova Spetta Sempre al Datore di Lavoro

Il punto cardine della sentenza è la riaffermazione di un principio fondamentale: l’onere della prova grava sul datore di lavoro. Non è il lavoratore a dover dimostrare di non aver potuto fruire delle ferie per cause a lui non imputabili; è il datore di lavoro che deve provare di aver messo il dipendente nelle condizioni concrete di esercitare il suo diritto. Questo include l’obbligo di invitarlo formalmente, in modo accurato e in tempo utile, a godere delle ferie, informandolo esplicitamente che, in caso contrario, le avrebbe perse al termine del periodo di riferimento.

La Posizione Dirigenziale non Esonera l’Azienda

La Cassazione ha chiarito che neanche la posizione di dirigente, con annessi poteri di auto-organizzazione, è sufficiente a invertire questo onere probatorio. Sebbene si possa richiedere a un dirigente una diligenza diversa, ciò non esonera l’azienda dal suo obbligo primario di assicurarsi attivamente che il diritto alle ferie venga esercitato. La carenza di organico, addotta come causa del mancato godimento, è considerata una problematica organizzativa che ricade sull’azienda e non può essere usata per negare l’indennità ferie non godute.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che la decisione della Corte d’Appello fosse errata perché si era concentrata sui poteri organizzativi del lavoratore, trascurando l’obbligo primario del datore di lavoro. In presenza di un accumulo così significativo di ferie (170 giorni) e di una accertata situazione di carenza di personale, la responsabilità non poteva essere attribuita al dirigente. L’assetto giuridico, influenzato dalla normativa dell’Unione Europea, impone di verificare cosa abbia fatto concretamente il datore di lavoro per consentire la fruizione del riposo. In assenza di un formale invito e di una chiara informazione sulla perdita del diritto, la mancata fruizione non può essere imputata al lavoratore. L’onere probatorio, nei casi incerti, ricade sempre sul datore di lavoro.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa ad un nuovo giudizio. Il principio stabilito è chiaro: per negare l’indennità ferie non godute, il datore di lavoro deve fornire la prova positiva di aver adempiuto al proprio obbligo di informazione e invito. La semplice inerzia del lavoratore, anche se dirigente, non è sufficiente a fargli perdere il diritto alla monetizzazione delle ferie, specialmente quando la mancata fruizione è legata a disfunzioni organizzative imputabili all’azienda stessa.

A chi spetta l’onere di provare che il lavoratore è stato messo in condizione di godere delle ferie?
L’onere della prova spetta interamente al datore di lavoro. Egli deve dimostrare di aver invitato il lavoratore, se necessario formalmente, a fruire delle ferie e di averlo informato in modo accurato e tempestivo che, in caso di mancata fruizione, tali ferie sarebbero andate perse.

Un dirigente con poteri organizzativi perde il diritto all’indennità per ferie non godute se non le programma autonomamente?
No. Secondo la Corte, il potere di autodeterminazione delle ferie del dirigente non è assoluto e non esonera il datore di lavoro dall’obbligo di assicurarsi concretamente che il lavoratore sia posto in grado di fruirne. La perdita del diritto all’indennità si verifica solo se il datore di lavoro prova di averlo formalmente invitato e avvisato.

La carenza di personale giustifica il mancato pagamento dell’indennità per ferie non godute?
No. La carenza di personale è considerata una problematica legata alla ‘capacità organizzativa del datore di lavoro’. Un inadempimento degli obblighi organizzativi da parte dell’azienda che compromette il godimento delle ferie è una causa non imputabile al lavoratore, che quindi mantiene il diritto alla compensazione economica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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