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Indennità feriali: sì al calcolo nella retribuzione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’azienda di trasporti, confermando che le indennità feriali e i compensi incentivanti, legati alle mansioni ordinarie dei lavoratori (in questo caso, macchinisti), devono essere inclusi nella retribuzione corrisposta durante le ferie. La decisione si fonda sull’interpretazione del diritto dell’Unione Europea, volto a garantire che la retribuzione feriale sia sostanzialmente equiparabile a quella ordinaria, per non disincentivare il godimento del riposo. La Corte ha inoltre stabilito che la prescrizione dei crediti retributivi decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro, a seguito delle modifiche legislative sulla stabilità occupazionale.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità feriali: Vanno Incluse nella Busta Paga delle Ferie? La Risposta della Cassazione

La corretta determinazione della retribuzione durante le ferie è un tema cruciale nel diritto del lavoro, che spesso genera contenziosi. Le indennità feriali e le altre voci accessorie dello stipendio devono essere conteggiate? Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione torna sull’argomento, allineandosi ai principi del diritto europeo e fornendo una risposta chiara: qualsiasi compenso legato all’attività lavorativa ordinaria deve essere incluso, per non penalizzare economicamente il lavoratore che esercita il suo diritto al riposo.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dal ricorso di un gruppo di lavoratori, tutti con la qualifica di macchinisti, contro la loro azienda, una nota società di trasporto ferroviario. I dipendenti contestavano l’esclusione, dal calcolo della retribuzione percepita durante le ferie, di alcune voci specifiche: l’incentivo per l’attività di condotta, il compenso per le giornate di riserva e quello per assenza dalla residenza.

Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, dichiarando la nullità delle clausole contrattuali che escludevano tali compensi e condannando l’azienda a pagare le differenze retributive maturate tra il 2013 e il 2020. L’azienda, non soddisfatta della decisione, ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su diversi motivi, tra cui una presunta errata interpretazione della normativa europea e nazionale in materia di ferie retribuite.

La Decisione della Corte di Cassazione e le indennità feriali

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando le sentenze dei gradi precedenti. Il principio cardine ribadito è che la retribuzione durante le ferie deve essere tale da porre il lavoratore in una situazione economica ‘sostanzialmente equiparabile’ a quella dei periodi di lavoro. Qualsiasi diminuzione significativa potrebbe, infatti, dissuadere il lavoratore dall’esercitare il proprio diritto al riposo, un diritto fondamentale tutelato sia a livello nazionale che europeo per la protezione della salute e della sicurezza.

La Corte ha quindi stabilito che le voci retributive contestate, essendo strettamente connesse all’esecuzione delle mansioni ordinarie e allo status professionale dei macchinisti, non potevano essere escluse dal computo della paga feriale.

La questione della prescrizione

Un altro punto fondamentale affrontato dalla Corte riguarda la decorrenza della prescrizione dei crediti di lavoro. L’azienda sosteneva che i crediti fossero prescritti, calcolando il termine dalla maturazione di ogni singolo rateo. La Cassazione ha respinto anche questo motivo, affermando che, a seguito delle riforme del mercato del lavoro (legge n. 92/2012 e D.Lgs. 23/2015) che hanno ridotto la stabilità del posto di lavoro, il termine di prescrizione per i crediti retributivi decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro e non durante il suo svolgimento. Questo perché il lavoratore potrebbe essere indotto a non far valere i propri diritti per timore di ritorsioni.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione sistematica del diritto interno alla luce della normativa e della giurisprudenza dell’Unione Europea.

1. Interpretazione conforme al Diritto UE: La Corte richiama la Direttiva 2003/88/CE e le numerose sentenze della Corte di Giustizia UE. Queste fonti stabiliscono che il concetto di ‘ferie retribuite’ impone che la retribuzione ordinaria del lavoratore sia mantenuta. L’obiettivo è evitare che il lavoratore subisca uno svantaggio economico che possa indurlo a rinunciare alle ferie.

2. Natura delle indennità: I giudici hanno chiarito che per ‘retribuzione ordinaria’ si intende qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni previste dal contratto e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore. Le indennità per la condotta e la riserva, essendo compensi continui e non occasionali legati alla prestazione tipica dei macchinisti, rientrano pienamente in questa definizione.

3. Valutazione del Giudice di Merito: La Corte ha ritenuto corretta e ben motivata la valutazione della Corte d’Appello, la quale aveva verificato in concreto che l’esclusione di tali compensi costituisse un deterrente effettivo al godimento delle ferie, data la loro incidenza non residuale sul trattamento economico mensile.

Conclusioni: L’Impatto Pratico della Decisione

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori. Le aziende devono prestare massima attenzione nel calcolare la retribuzione da corrispondere durante le ferie, includendo tutte le componenti fisse e variabili che costituiscono il compenso ordinario per le mansioni svolte.

L’esclusione di indennità legate alla specificità del lavoro (come quelle di turno, di rischio, di reperibilità o, come in questo caso, di condotta) non è legittima se tali compensi sono corrisposti con regolarità. La decisione riafferma che il diritto al riposo non può essere compromesso da considerazioni economiche che penalizzano il dipendente. Inoltre, il chiarimento sulla decorrenza della prescrizione offre una maggiore protezione ai lavoratori in un contesto di minore stabilità occupazionale.

Le indennità speciali, come quelle per la condotta dei treni, devono essere incluse nello stipendio durante le ferie?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, qualsiasi compenso pecuniario che si pone in collegamento con l’esecuzione delle mansioni ordinarie e che è correlato allo status personale e professionale del lavoratore, come l’incentivo per attività di condotta, deve essere incluso nella retribuzione feriale.

Perché la retribuzione durante le ferie non può essere inferiore a quella ordinaria?
Perché una diminuzione della retribuzione potrebbe dissuadere il lavoratore dall’esercitare il suo diritto alle ferie. Questo sarebbe in contrasto con le finalità del diritto dell’Unione Europea, che mira a garantire un riposo effettivo per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti retributivi dei lavoratori?
La Corte ha stabilito che, a seguito delle modifiche legislative che hanno inciso sulla stabilità del rapporto di lavoro (legge 92/2012), il termine di prescrizione decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro e non dalla maturazione di ogni singolo credito, per evitare che il lavoratore rinunci a far valere i propri diritti per timore di ritorsioni da parte del datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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