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Indennità disoccupazione: no per soci cooperative

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni soci lavoratori di una cooperativa di facchinaggio e trasporto che richiedevano l’indennità di disoccupazione. La Corte ha confermato il proprio orientamento consolidato, stabilendo che, prima della Legge 92/2012, queste specifiche categorie di lavoratori erano escluse dall’obbligo assicurativo e, di conseguenza, dal diritto alla prestazione.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di disoccupazione negata ai soci di cooperative di facchinaggio: la conferma della Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta una questione cruciale per i soci lavoratori di specifiche cooperative, confermando un principio consolidato in materia di indennità di disoccupazione. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha ribadito l’esclusione da tale prestazione per i soci di cooperative operanti in settori come il facchinaggio e il trasporto, per i periodi antecedenti alla riforma del 2012.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dalla domanda di due soci lavoratori di una cooperativa, i quali si erano visti negare dall’Istituto di Previdenza la corresponsione dell’indennità di disoccupazione involontaria. Sia il tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello avevano respinto la loro richiesta, basando la decisione sulla normativa all’epoca vigente, che escludeva specifiche categorie di lavoratori dall’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione.

I lavoratori, ritenendo errata tale interpretazione, hanno proposto ricorso per Cassazione, sostenendo il loro diritto alla tutela previdenziale.

La decisione della Corte e l’indennità di disoccupazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, allineandosi pienamente alle decisioni dei gradi di merito e, soprattutto, al proprio orientamento giurisprudenziale ormai granitico. La questione centrale ruotava attorno all’applicabilità dell’assicurazione contro la disoccupazione ai soci di cooperative rientranti nella disciplina del d.P.R. n. 602/1970.

L’esclusione normativa prevista dal d.P.R. n. 602/1970

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione di questa specifica norma. Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1970 conteneva un elenco di attività lavorative per le quali era prevista un’esclusione dall’obbligo assicurativo contro la disoccupazione. Tra queste attività figuravano proprio quelle di facchinaggio, trasporto di persone e merci, e altre attività accessorie, come quelle svolte dai ricorrenti.

Di conseguenza, se non sussisteva l’obbligo di versare i relativi contributi (l’obbligazione contributiva), non poteva nemmeno sorgere il diritto a ricevere la prestazione (l’indennità di disoccupazione).

L’impatto della Legge n. 92/2012 (Riforma Fornero)

È importante sottolineare che questo regime di esclusione è rimasto in vigore fino all’introduzione della Legge n. 92 del 2012, nota come Riforma Fornero. Questa legge ha modificato profondamente il sistema degli ammortizzatori social, estendendo la tutela contro la disoccupazione a categorie di lavoratori precedentemente escluse. Tuttavia, la vicenda in esame si riferiva a un periodo antecedente a tale riforma, rendendo inapplicabili le nuove disposizioni.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un nutrito elenco di precedenti conformi. Ha spiegato che l’orientamento della giurisprudenza di legittimità è solido e costante nel ritenere che, per il periodo precedente alla L. 92/2012, i soci lavoratori delle cooperative esercenti le attività indicate nell’elenco del d.P.R. 602/1970 fossero esclusi dall’ambito di applicazione dell’assicurazione generale contro la disoccupazione involontaria.

Gli Ermellini hanno precisato che gli argomenti proposti dai ricorrenti non erano sufficienti a indurre un ripensamento di questo principio. La decisione si fonda sul principio di stretta correlazione tra obbligo contributivo e diritto alla prestazione: in assenza del primo, non può esistere il secondo. La normativa speciale (d.P.R. 602/1970) prevaleva, per quel determinato arco temporale, sulla normativa generale.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma un punto fermo per le controversie relative all’indennità di disoccupazione per i periodi antecedenti al 2012. I soci lavoratori di cooperative operanti nei settori specificamente elencati dal d.P.R. n. 602/1970 non possono rivendicare il diritto a tale prestazione. La decisione ribadisce l’importanza del dato normativo vigente all’epoca dei fatti e la coerenza del sistema previdenziale, che lega indissolubilmente il diritto a ricevere una prestazione all’obbligo di aver versato la relativa contribuzione. Solo con la successiva riforma legislativa la platea dei beneficiari è stata ampliata, modificando radicalmente il quadro di riferimento.

I soci lavoratori di cooperative di facchinaggio avevano diritto all’indennità di disoccupazione prima del 2012?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che, prima dell’entrata in vigore della Legge n. 92/2012, i soci lavoratori di cooperative esercenti le attività indicate nel d.P.R. n. 602/1970 (come facchinaggio e trasporto) erano esclusi dall’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria.

Qual è il fondamento normativo di tale esclusione?
L’esclusione si basava sulla disciplina specifica del d.P.R. n. 602/1970, che elencava una serie di attività per le quali non era previsto l’obbligo assicurativo per la disoccupazione e, di conseguenza, il diritto alla relativa prestazione.

La decisione della Corte si basa su un orientamento consolidato?
Sì, la Corte ha rigettato il ricorso basandosi su un orientamento giurisprudenziale già consolidato e confermato da numerose sentenze precedenti, ribadendo l’insussistenza della prestazione previdenziale e della correlativa obbligazione contributiva per il periodo in questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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