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Indennità disoccupazione ASpI: stop con lavoro > 6 mesi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34894/2024, ha stabilito un principio fondamentale riguardo l’indennità di disoccupazione ASpI. Se il beneficiario stipula un nuovo contratto di lavoro subordinato di durata superiore a sei mesi, perde il diritto alla prestazione. Questo avviene a prescindere dal reddito percepito, anche se questo è inferiore alla soglia di imponibilità fiscale. La Corte ha chiarito che il criterio temporale della durata del nuovo impiego prevale su quello reddituale, legittimando la richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite da parte dell’ente previdenziale.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Disoccupazione ASpI: Lavoro Oltre 6 Mesi? Ecco Quando Si Perde il Diritto

L’indennità di disoccupazione ASpI rappresenta un sostegno fondamentale per i lavoratori che perdono involontariamente il proprio impiego. Tuttavia, le regole per il mantenimento di questo diritto possono essere complesse, specialmente quando si intraprende una nuova attività lavorativa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un punto cruciale: la relazione tra la durata di un nuovo contratto di lavoro e il reddito percepito. Vediamo cosa ha stabilito la Corte e quali sono le conseguenze pratiche per i lavoratori.

Il Caso: Lavoro a Basso Reddito e la Richiesta di Restituzione dell’Ente Previdenziale

Il caso esaminato riguardava una lavoratrice che, dopo aver ottenuto l’indennità di disoccupazione ASpI, aveva iniziato un nuovo rapporto di lavoro subordinato per un periodo superiore a sei mesi. Nonostante la durata del contratto, il reddito annuo percepito da questa nuova attività era inferiore al limite minimo previsto per l’imposizione fiscale.

L’ente previdenziale, ritenendo che la lavoratrice avesse perso lo stato di disoccupazione, le ha richiesto la restituzione delle somme erogate. La lavoratrice si è opposta, sostenendo che, dato il basso reddito, il suo stato di disoccupazione non era di fatto cessato. Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello le avevano dato ragione, basandosi sulla normativa generale (D.Lgs. 181/2000) che lega il mantenimento dello stato di disoccupazione al non superamento di una certa soglia di reddito.

La Decisione della Cassazione sull’Indennità di Disoccupazione ASpI

La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale. I giudici hanno stabilito un principio chiaro: per la specifica disciplina dell’indennità di disoccupazione ASpI, il criterio determinante per la perdita del beneficio è la durata del nuovo rapporto di lavoro, non il reddito che ne deriva.

Il Criterio Temporale Prevale su Quello Reddituale

Secondo la Suprema Corte, la normativa che ha introdotto l’ASpI (Legge n. 92/2012) ha fissato una regola specifica e autonoma. Qualsiasi nuova occupazione con un contratto di lavoro subordinato di durata superiore a sei mesi comporta automaticamente la cessazione dello stato di disoccupazione ai fini della prestazione. Il fatto che il reddito sia basso e non superi la soglia di imponibilità fiscale è, in questo contesto, irrilevante.

L’Irrilevanza della Normativa Generale sullo Stato di Disoccupazione

La Corte d’Appello aveva erroneamente applicato la normativa generale sullo stato di disoccupazione (D.Lgs. n. 181/2000), che dà peso al limite reddituale. La Cassazione ha chiarito che tale normativa non si applica alla disciplina speciale dell’ASpI, la quale prevede un requisito oggettivo e inequivocabile: la durata del contratto. Se il contratto supera i sei mesi, il diritto all’indennità viene meno.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda sul principio di specialità delle leggi. La Legge n. 92/2012, introducendo l’ASpI, ha creato un regime specifico che deroga alla normativa generale. L’obiettivo del legislatore era quello di legare la perdita del sussidio non a un elemento variabile come il reddito, ma a un dato oggettivo e facilmente verificabile come la stipula di un contratto di lavoro di durata significativa (superiore al semestre). Questa scelta mira a garantire certezza giuridica e a evitare che il sussidio venga percepito da chi ha trovato una nuova occupazione stabile, seppur con una retribuzione contenuta.

La Corte ha inoltre precisato che la questione non era contraddetta da precedenti pronunce, poiché queste riguardavano regimi di disoccupazione antecedenti all’introduzione dell’ASpI. La sentenza impugnata è stata quindi cassata e, decidendo nel merito, la domanda originaria della lavoratrice è stata rigettata.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza stabilisce un punto fermo per i beneficiari dell’indennità di disoccupazione ASpI (e, per estensione, dei regimi successivi con regole analoghe). Le implicazioni sono dirette e importanti:

1. Attenzione alla Durata del Contratto: Chi percepisce l’indennità e accetta un nuovo lavoro subordinato deve verificare attentamente la durata del contratto. Se è superiore a sei mesi, si perde il diritto all’indennità, indipendentemente dall’importo dello stipendio.
2. Il Reddito non Salva il Beneficio: Confidare nel fatto di avere un reddito basso per mantenere il sussidio è un errore. Il criterio reddituale non si applica in questo specifico contesto.
3. Rischio di Restituzione: Accettare un lavoro di oltre sei mesi senza comunicare la variazione e continuando a percepire l’indennità espone al rischio concreto di dover restituire tutte le somme ricevute indebitamente.

Si perde l’indennità di disoccupazione ASpI se si inizia un nuovo lavoro subordinato che dura più di 6 mesi, ma con un reddito molto basso?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la stipula di un nuovo contratto di lavoro subordinato di durata superiore a sei mesi determina la perdita del diritto all’ASpI, indipendentemente dal reddito percepito, anche se inferiore alla soglia di imponibilità fiscale.

Perché il reddito annuo inferiore al limite per l’imposizione fiscale non è stato considerato rilevante per mantenere il diritto all’ASpI?
Perché la normativa specifica che disciplina l’ASpI (Legge n. 92/2012) stabilisce come unico criterio per la decadenza dal beneficio la durata del nuovo rapporto di lavoro (superiore a 6 mesi). Questa norma speciale prevale sulla normativa generale che invece considera la soglia di reddito per definire lo stato di disoccupazione.

L’ente previdenziale può richiedere la restituzione delle somme dell’indennità di disoccupazione ASpI versate dopo l’inizio di un lavoro superiore a 6 mesi?
Sì. La Corte ha confermato che la richiesta di restituzione è legittima, poiché il lavoratore, avendo iniziato un rapporto di lavoro di durata superiore a sei mesi, non aveva più diritto alla prestazione e le somme percepite successivamente sono considerate indebite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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