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Indennità di turno: quando spetta ai dipendenti?

Un dipendente pubblico, agente di polizia locale, ha richiesto il riconoscimento dell’indennità di turno. La Corte d’Appello ha accolto la sua domanda, ma l’ente datore di lavoro ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la sussistenza dei requisiti. La Suprema Corte, data la rilevanza della questione interpretativa sulla normativa contrattuale, ha ritenuto necessario un approfondimento e ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una decisione che possa fare chiarezza a livello nazionale.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Turno nel Pubblico Impiego: la Cassazione Fa il Punto

L’indennità di turno rappresenta un elemento fondamentale della retribuzione per molti lavoratori del pubblico impiego, compensando il disagio derivante da un’articolazione dell’orario di lavoro che si estende su fasce orarie diverse. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori sui requisiti necessari per il suo riconoscimento, decidendo di rinviare la questione a una pubblica udienza per una valutazione più approfondita.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Dipendente Pubblico

Un agente di polizia locale, impiegato presso un servizio di vigilanza, aveva richiesto in tribunale il riconoscimento del suo diritto a percepire l’indennità di turno per il lavoro svolto in un arco temporale di diversi anni. La sua richiesta, inizialmente respinta in primo grado, era stata poi accolta dalla Corte d’Appello.

Secondo i giudici di secondo grado, l’indennità spettava ai dipendenti inseriti in servizi che, per loro natura o per accordo tra le parti, si protraggono per almeno 10 ore consecutive al giorno, articolandosi in turni diurni o notturni. Era sufficiente, secondo la Corte territoriale, che il dipendente avesse effettivamente partecipato a tale turnazione, a prescindere dal fatto che la sua singola prestazione lavorativa coprisse o meno le 10 ore continuative.

Il Ricorso in Cassazione e i Dubbi sull’Indennità di Turno

L’ente pubblico datore di lavoro non ha condiviso l’interpretazione della Corte d’Appello e ha proposto ricorso per cassazione, basando le sue contestazioni su due motivi principali:

1. Violazione delle norme contrattuali: Secondo l’ente, il diritto all’indennità era subordinato non solo all’inserimento del lavoratore in turni che garantissero prestazioni continue per almeno 10 ore giornaliere, ma anche a un’attestazione formale del dirigente in tal senso. Inoltre, i tabulati di presenza del dipendente indicavano un “orario ordinario” inferiore a tale limite.
2. Errata interpretazione dei requisiti: L’amministrazione ha sostenuto che il tenore letterale delle norme del contratto collettivo non lasciava spazio a dubbi, legando in modo inscindibile il riconoscimento dell’indennità all’inserimento del lavoratore in strutture o servizi con un’operatività di almeno 10 ore giornaliere.

In sostanza, la questione verteva sulla corretta interpretazione dei requisiti previsti dal CCNL: è necessario che sia il servizio a coprire un arco di almeno 10 ore, oppure è la prestazione individuale del lavoratore a dover avere una durata minima?

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, di fronte a questi motivi di ricorso, non ha emesso una decisione definitiva sul merito della questione. Ha invece optato per un’ordinanza interlocutoria, con la quale ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza. La ragione di questa scelta risiede nel “rilievo nomofilattico” della questione. In altre parole, la Corte ha riconosciuto che l’interpretazione dell’articolo 22 del CCNL ha un’importanza fondamentale per assicurare un’applicazione uniforme della legge su tutto il territorio nazionale.

Pur esistendo un precedente in materia (sentenza n. 8254/2010), i giudici hanno ritenuto opportuno riesaminare la questione alla luce dell’attuale cornice normativa, anche sovranazionale. L’udienza pubblica è stata identificata come il “luogo privilegiato” per un dibattito più ampio e diretto tra le parti e con il coinvolgimento del Pubblico Ministero, al fine di giungere a una decisione ponderata e di ampio respiro.

Conclusioni: Verso una Decisione Definitiva

La decisione della Corte di Cassazione di rinviare il caso a pubblica udienza sospende il giudizio sul caso specifico, ma apre la strada a un chiarimento atteso da tempo. La futura sentenza avrà il compito di definire in modo univoco i presupposti per il riconoscimento dell’indennità di turno nel pubblico impiego. Sarà cruciale per stabilire se prevalga il criterio dell’organizzazione del servizio (che deve coprire almeno 10 ore) o quello della durata della prestazione individuale del lavoratore. L’esito di questo giudizio avrà implicazioni significative per un vasto numero di dipendenti pubblici e per le amministrazioni locali.

Qual è l’oggetto principale della controversia?
L’oggetto della controversia è il diritto di un dipendente pubblico a percepire l’indennità di turno, e in particolare la corretta interpretazione dei requisiti previsti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il suo riconoscimento.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha ritenuto che la questione avesse un’elevata importanza per l’interpretazione uniforme della legge (rilievo nomofilattico). Per questo, ha preferito rinviare la decisione a un’udienza pubblica per consentire un esame più approfondito e un confronto più ampio tra le parti, al fine di arrivare a una sentenza che possa fungere da guida per casi futuri.

Quali sono i requisiti contestati per ottenere l’indennità di turno?
I requisiti contestati sono principalmente due: primo, se il lavoratore debba essere inserito in un servizio la cui operatività copra almeno 10 ore giornaliere in modo continuativo; secondo, se sia necessaria una specifica attestazione del dirigente che certifichi tale inserimento e l’effettivo svolgimento dell’attività in turni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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