LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità di turno: quando è valida con orario spezzato

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo al diritto all’indennità di turno per alcuni agenti di polizia municipale con un orario di servizio spezzato. L’ente comunale sosteneva che l’interruzione del servizio facesse venir meno il diritto all’indennità. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del Comune, confermando che per il diritto all’indennità di turno è sufficiente che il servizio sia organizzato su un arco temporale complessivo di almeno 10 ore, anche se non continuative. Ha inoltre rigettato le richieste dei lavoratori per un risarcimento automatico legato al lavoro svolto oltre il sesto giorno consecutivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Turno: Spetta anche con Orario Spezzato? La Cassazione Risponde

La questione dell’indennità di turno per i dipendenti pubblici, in particolare per gli agenti di Polizia Municipale, è spesso al centro di contenziosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sui requisiti necessari per ottenere tale compenso, specialmente quando l’orario di lavoro è “spezzato”, ovvero con un’interruzione tra la mattina e il pomeriggio.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dal ricorso di due agenti di Polizia Municipale contro il proprio Comune. I lavoratori chiedevano il pagamento di una maggiorazione retributiva per aver lavorato consecutivamente per più di sei giorni e contestavano la richiesta del Comune di restituire alcune indennità percepite.

Il Comune, a sua volta, si opponeva, sostenendo che gli agenti non avessero diritto all’indennità di turno prevista dall’art. 22 del CCNL Regioni ed Autonomie Locali. Il motivo? L’orario di servizio del comando non prevedeva 10 ore continuative, ma era sempre spezzato da una pausa, con interruzione e chiusura dell’ufficio tra il turno antimeridiano e quello pomeridiano.

I giudici di primo grado e d’appello avevano dato parzialmente ragione ai lavoratori, riconoscendo il loro diritto all’indennità, ma avevano anche disposto la restituzione di altre somme percepite. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e il Diritto all’Indennità di Turno

La Suprema Corte ha affrontato separatamente il ricorso principale del Comune e quello incidentale dei lavoratori, giungendo a conclusioni nette su entrambi i fronti.

L’Inammissibilità del Ricorso Principale del Comune

Il Comune basava il suo ricorso sull’errata interpretazione dell’art. 22 del CCNL, sostenendo che l’indennità di turno spetti solo in caso di orario di servizio giornaliero di almeno 10 ore ininterrotte. La Corte di Cassazione ha ritenuto questo motivo inammissibile. I giudici hanno chiarito che il ricorso non mirava a denunciare una violazione di legge, ma a ottenere un nuovo esame dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva già accertato in fatto che la rotazione dei turni era effettiva ed equilibrata, e che la norma contrattuale richiede un orario di servizio complessivo di almeno 10 ore, non necessariamente continuative.

Il Rigetto del Ricorso Incidentale dei Lavoratori

Anche le doglianze dei lavoratori sono state in gran parte respinte. In particolare:

Danno da usura psicofisica: I lavoratori chiedevano un risarcimento maggiore per aver lavorato oltre il sesto giorno. La Corte ha ribadito un suo precedente orientamento (Sent. n. 41891/2021), secondo cui il semplice spostamento del riposo oltre il settimo giorno non genera automaticamente un diritto al risarcimento per danno da usura psicofisica. Tale danno è risarcibile solo in caso di perdita definitiva* del riposo settimanale, non quando questo viene semplicemente goduto in un momento diverso, purché nel rispetto della disciplina contrattuale.
* Prescrizione: I lavoratori sostenevano che l’azione del Comune per la restituzione delle somme indebitamente percepite fosse soggetta a prescrizione quinquennale. La Corte ha corretto questa impostazione, specificando che l’azione di ripetizione di indebito si prescrive nel termine ordinario di dieci anni, a differenza dei crediti retributivi che si prescrivono in cinque.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su principi giuridici consolidati. In primo luogo, viene ribadito il limite del giudizio di cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito per riesaminare le prove e i fatti. La valutazione sull’effettiva organizzazione dei turni spettava al giudice d’appello, e la sua decisione, se logicamente motivata, non è sindacabile.

Sul piano del diritto del lavoro, la Corte distingue nettamente tra la maggiorazione per il lavoro nel giorno di riposo (compensata secondo contratto) e il risarcimento del danno alla salute. Quest’ultimo presuppone una violazione grave, come la totale soppressione del riposo, e non il suo mero differimento. Infine, la Corte ha applicato il principio generale sulla prescrizione decennale per l’azione di indebito, distinguendola nettamente dalla prescrizione breve dei crediti di lavoro, poiché la causa del credito (l’erogazione non dovuta) sorge al momento del pagamento e non deriva dal rapporto di lavoro in sé.

Conclusioni

L’ordinanza offre due importanti indicazioni pratiche. La prima è che, ai fini del riconoscimento dell’indennità di turno nel pubblico impiego locale, ciò che conta è che la struttura operativa preveda un orario di servizio giornaliero di almeno 10 ore complessive e una effettiva rotazione del personale. L’esistenza di una pausa o di un orario spezzato non è, di per sé, un ostacolo al riconoscimento dell’indennità. La seconda è un monito per i lavoratori: il lavoro prestato nel settimo giorno consecutivo non dà automaticamente diritto a un risarcimento per danno biologico se il riposo viene comunque garantito in un altro giorno.

Un orario di servizio spezzato dà comunque diritto all’indennità di turno?
Sì. Secondo la Corte, per il diritto all’indennità di turno è sufficiente che la struttura operativa preveda un orario di servizio giornaliero di almeno 10 ore complessive, anche se non continuative, e che vi sia un’effettiva rotazione del personale.

Lavorare per più di sei giorni consecutivi dà sempre diritto al risarcimento per usura psicofisica?
No. Il risarcimento per danno da usura psicofisica non è automatico. Spetta solo nel caso in cui il riposo settimanale venga definitivamente soppresso, e non quando viene semplicemente posticipato nel rispetto delle norme contrattuali e di legge.

Qual è il termine di prescrizione per la restituzione di indennità non dovute dal lavoratore?
L’azione del datore di lavoro per ottenere la restituzione di somme retributive non dovute (ripetizione di indebito) è soggetta alla prescrizione ordinaria di dieci anni, e non a quella breve di cinque anni prevista per i crediti di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati