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Indennità di sostituzione: solo l’indennità, non lo stipendio

Un dirigente medico ha svolto per anni le funzioni di un superiore, chiedendo in giudizio la retribuzione piena corrispondente all’incarico. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in questi casi, al dirigente spetta unicamente la specifica “indennità di sostituzione” prevista dal contratto collettivo, e non l’intera retribuzione della posizione superiore, anche se l’incarico si protrae oltre i termini previsti.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Sostituzione Dirigente Medico: La Cassazione Fa Chiarezza

Nel contesto del pubblico impiego sanitario, la questione del compenso per la sostituzione di un dirigente di livello superiore è spesso fonte di contenzioso. Un dirigente medico che si trova a coprire un ruolo di maggiore responsabilità ha diritto allo stipendio pieno del collega sostituito o solo a un compenso specifico? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito una risposta netta, consolidando un orientamento ormai prevalente e chiarendo la natura della indennità di sostituzione.

Il caso: una sostituzione prolungata e la richiesta di differenze retributive

Un dirigente medico di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) si trovava a svolgere, a partire dal 2015, le funzioni di direttore di un’Unità Operativa Complessa. Questo incarico era stato affidato di fatto, in quanto il titolare designato era stato comandato presso un altro ente. Per anni, il professionista ha gestito la struttura senza ricevere alcun beneficio economico aggiuntivo.

Ritenendo di aver diritto a un trattamento economico pari a quello del ruolo effettivamente svolto, il medico ha citato in giudizio l’ASL, chiedendo il pagamento delle differenze retributive maturate. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello gli hanno dato ragione, condannando l’ente a corrispondere non solo l’indennità di sostituzione, ma anche la retribuzione di posizione, per una cifra complessiva molto significativa. L’ASL ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

Il principio sull’indennità di sostituzione nel pubblico impiego sanitario

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Azienda Sanitaria. Il fulcro della decisione si basa su una distinzione fondamentale tra “sostituzione” e “svolgimento di mansioni superiori” ai sensi del codice civile.

Distinzione tra Sostituzione e Mansioni Superiori

Secondo la Cassazione, la sostituzione nell’incarico di dirigente medico, disciplinata dall’art. 18 del CCNL di settore, non si configura come svolgimento di mansioni superiori. Questo perché la dirigenza sanitaria è inquadrata in un ruolo e livello unico. La sostituzione avviene quindi all’interno dello stesso ambito professionale, escludendo l’applicazione dell’art. 2103 del codice civile, che garantirebbe il diritto alla retribuzione superiore.

Il Ruolo del Contratto Collettivo

La disciplina specifica è dettata dalla contrattazione collettiva. L’art. 18 del CCNL Dirigenza Medica 1998-2001 (e le norme successive) prevede esplicitamente che in caso di sostituzione, al dirigente non spetta il trattamento economico del sostituito, ma unicamente una specifica indennità di sostituzione. Questo compenso è ritenuto adeguato a remunerare la maggiore responsabilità assunta, anche se la sostituzione si protrae oltre i termini massimi previsti (sei o dodici mesi).

le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, che supera precedenti sentenze di segno contrario. Le ragioni principali sono le seguenti:
1. Natura Unica del Ruolo Dirigenziale: La qualifica dirigenziale non esprime una posizione lavorativa legata a mansioni specifiche, ma l’idoneità professionale a ricoprire un incarico dirigenziale. La sostituzione avviene quindi tra pari, nell’ambito del medesimo ruolo.
2. Principio di Onnicomprensività: La retribuzione del dirigente pubblico è governata dal principio di onnicomprensività (art. 24, d.lgs. 165/2001), secondo cui il trattamento economico remunera tutte le funzioni attribuite. Le uniche eccezioni sono quelle espressamente previste dalla legge o dalla contrattazione collettiva, come, appunto, l’indennità di sostituzione.
3. Specialità della Norma Contrattuale: La contrattazione collettiva ha disciplinato in modo specifico e puntuale la materia delle sostituzioni, prevedendo una speciale indennità e chiarendo che non si tratta di mansioni superiori. Il superamento dei limiti temporali della sostituzione, sebbene possa rappresentare un’irregolarità amministrativa, non conferisce al sostituto il diritto a un trattamento economico diverso da quello previsto.

le conclusioni

Decidendo nel merito, la Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e, pur riconoscendo il diritto del medico a essere compensato, ha limitato tale diritto alla sola indennità di sostituzione prevista dal CCNL per l’intera durata dell’incarico. Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono chiare: un dirigente medico che sostituisce un superiore, anche per un lungo periodo, non può rivendicare la retribuzione piena del collega, ma ha diritto esclusivamente all’indennità contrattualmente stabilita. Questa pronuncia rafforza la specificità del regime del pubblico impiego e il ruolo centrale della contrattazione collettiva nel definire i trattamenti economici accessori.

A un dirigente medico che sostituisce un superiore spetta la retribuzione piena di quest’ultimo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, al dirigente medico sostituto non spetta l’intera retribuzione del collega sostituito, ma unicamente la specifica “indennità di sostituzione” prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di riferimento.

La lunga durata di una sostituzione modifica il diritto alla retribuzione del sostituto?
No. Il superamento dei limiti di tempo previsti per la sostituzione (ad esempio, sei o dodici mesi) non legittima la richiesta di un trattamento economico superiore. Il diritto del sostituto rimane limitato alla sola indennità di sostituzione per tutta la durata dell’incarico.

La sostituzione di un dirigente medico è considerata “svolgimento di mansioni superiori” ai sensi del codice civile?
No. La giurisprudenza consolidata afferma che la sostituzione nell’ambito della dirigenza sanitaria avviene all’interno di un ruolo e livello unico. Pertanto, non si configura come lo svolgimento di mansioni superiori ai sensi dell’art. 2103 del codice civile e non dà diritto alla corrispondente retribuzione superiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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