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Indennità di presidenza: spetta al dipendente in comando?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4390/2024, ha stabilito che al dipendente pubblico in posizione di comando non spetta l’indennità di presidenza prevista dall’amministrazione di appartenenza. Tale emolumento è qualificato come trattamento economico accessorio, la cui erogazione è a carico dell’amministrazione di destinazione e soggetta alla sua specifica contrattazione collettiva. La Corte ha quindi rigettato il ricorso di una dipendente, confermando che il trattamento fondamentale resta a carico dell’ente di origine, mentre quello accessorio segue le regole dell’ente presso cui si presta servizio.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Presidenza: Spetta al Dipendente in Comando? La Cassazione Fa Chiarezza

L’istituto del comando nel pubblico impiego solleva spesso interrogativi complessi sul trattamento economico del lavoratore, in particolare riguardo alle voci accessorie come l’indennità di presidenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 4390 del 19 febbraio 2024, ha fornito un’interpretazione decisiva, stabilendo a chi compete l’onere di tale emolumento e a quali condizioni esso spetti. La sentenza chiarisce la netta distinzione tra trattamento fondamentale, a carico dell’ente di appartenenza, e trattamento accessorio, di competenza dell’ente di destinazione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso di una dipendente della Presidenza del Consiglio dei Ministri (PCM), comandata a prestare servizio presso una Prefettura, ufficio periferico del Ministero dell’Interno. La lavoratrice, pur continuando a percepire il trattamento economico fondamentale dal proprio ente di appartenenza (la PCM), si vedeva negare la specifica indennità di presidenza, un emolumento previsto dal CCNL del comparto PCM. La dipendente ha quindi agito in giudizio per ottenere il riconoscimento di tale indennità, sostenendo che essa facesse parte integrante del suo trattamento economico.

La Corte d’Appello, pur riconoscendo il diritto della lavoratrice al pagamento di alcune differenze retributive per lavoro straordinario, aveva respinto la domanda relativa all’indennità. Secondo i giudici di secondo grado, tale indennità costituiva un trattamento accessorio e, in caso di comando, la sua erogazione era soggetta alla disciplina e alle previsioni dell’amministrazione di destinazione.

La Questione Giuridica: Trattamento Fondamentale vs Accessorio

Il cuore della controversia sottoposta alla Suprema Corte riguarda la natura giuridica dell’indennità di presidenza e la sua collocazione nel sistema retributivo del dipendente in comando. La ricorrente sosteneva che, in virtù dell’istituto del distacco, il lavoratore rimane dipendente dell’ente di appartenenza e deve quindi mantenere integralmente il trattamento economico previsto dalla contrattazione collettiva di quell’ente, inclusa l’indennità in questione. A suo avviso, una diversa interpretazione avrebbe comportato un’ingiusta reformatio in pejus (un peggioramento) del suo trattamento economico.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici d’appello e fornendo una motivazione chiara e strutturata. Gli Ermellini hanno innanzitutto ribadito la natura dell’istituto del comando: esso determina una dissociazione tra la titolarità del rapporto di lavoro, che resta in capo all’amministrazione di origine, e l’esercizio dei poteri di gestione, che vengono trasferiti all’amministrazione di destinazione.

La Ripartizione degli Oneri Retributivi

Il punto cruciale della decisione risiede nella distinzione tra trattamento economico fondamentale e accessorio. La Corte ha stabilito che:

* Il trattamento fondamentale (stipendio tabellare e altre voci fisse e continuative) rimane a carico dell’amministrazione di appartenenza.
* Il trattamento accessorio, invece, è direttamente connesso all’attività prestata presso l’amministrazione di destinazione. Pertanto, l’onere economico e la disciplina di tali emolumenti ricadono su quest’ultima.

La Corte ha qualificato l’indennità di presidenza come una voce della retribuzione accessoria. Tale natura è stata desunta da diversi elementi, tra cui la sua computabilità ai fini pensionistici in “quota B” (relativa alle retribuzioni accessorie) e la sua esclusione dalla base di calcolo della tredicesima mensilità. Essendo un compenso accessorio, la sua erogazione è legittimata esclusivamente dalla negoziazione collettiva applicabile presso l’ente distaccante (in questo caso, il Ministero dell’Interno). Poiché la contrattazione di tale Ministero non prevede una simile indennità, la lavoratrice non aveva diritto a percepirla.

La Corte ha citato l’art. 57, punto 11, del CCNL PCM, che esplicitamente stabilisce: “Il trattamento accessorio è comunque a carico dell’amministrazione di destinazione”. Questa norma contrattuale, unita ai principi generali sull’istituto del comando, ha reso la conclusione del rigetto inevitabile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione consolida un principio fondamentale per la gestione del personale nel pubblico impiego. I dipendenti in comando devono essere consapevoli che, sebbene il loro rapporto di lavoro con l’ente di origine rimanga intatto, la parte accessoria della loro retribuzione sarà regolata dalle norme e dai contratti dell’amministrazione presso cui prestano effettivamente servizio. Questo significa che potrebbero non avere più diritto a indennità specifiche del loro comparto di provenienza, ma, allo stesso tempo, potrebbero aver diritto a quelle previste dall’ente di destinazione. La sentenza offre quindi un criterio chiaro per la ripartizione degli oneri retributivi, prevenendo incertezze e contenziosi e garantendo che la retribuzione accessoria sia sempre legata all’effettivo contesto lavorativo in cui il dipendente è inserito.

A un dipendente pubblico in “comando” spetta l’indennità di presidenza dell’amministrazione di provenienza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’indennità di presidenza è un trattamento economico accessorio e la sua erogazione è disciplinata dalla contrattazione collettiva dell’amministrazione di destinazione, non da quella di provenienza.

Chi paga il trattamento economico accessorio del dipendente in “comando”?
Il trattamento economico accessorio è a carico dell’amministrazione di destinazione, ovvero quella presso cui il dipendente presta effettivamente servizio, come specificato anche dal CCNL del comparto Presidenza del Consiglio dei Ministri.

L’indennità di presidenza è considerata trattamento fondamentale o accessorio?
La Corte di Cassazione ha qualificato l’indennità di presidenza come una voce della retribuzione accessoria. Questa natura deriva dal fatto che è soggetta a decurtazione in caso di assenze e viene computata ai fini pensionistici in “quota B”, tipica degli emolumenti accessori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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