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Indennità di preavviso: spetta nel cambio appalto?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’indennità di preavviso è dovuta al lavoratore anche in caso di cambio appalto con immediata riassunzione da parte della nuova impresa. La cessazione del rapporto è considerata un recesso unilaterale del primo datore di lavoro, non una risoluzione consensuale. L’assenza di un periodo di disoccupazione non elimina il diritto a percepire tale indennità.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Preavviso nel Cambio Appalto: Spetta Anche con Riassunzione Immediata?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un dubbio frequente nel mondo del lavoro: cosa succede quando un lavoratore perde il posto a causa di un cambio appalto ma viene immediatamente riassunto dalla nuova azienda? Ha comunque diritto all’indennità di preavviso? La risposta della Suprema Corte è un chiaro e forte sì.

Questo principio rafforza la tutela del lavoratore, sottolineando come la cessazione del rapporto di lavoro a seguito della perdita di un appalto sia un atto unilaterale del datore di lavoro, che fa scattare l’obbligo di corrispondere l’indennità, a prescindere dal fatto che il dipendente abbia trovato subito una nuova occupazione.

I Fatti del Caso: Un Lavoratore tra Due Aziende

Il caso esaminato riguarda un lavoratore il cui rapporto di lavoro con una società cooperativa si era interrotto il 30 giugno a causa della cessazione di un contratto di appalto. Grazie alle previsioni della contrattazione collettiva, il giorno successivo, il 1° luglio, il lavoratore è stato assunto dal consorzio subentrante, senza subire alcuna interruzione dell’attività lavorativa.

Nonostante la continuità occupazionale, il lavoratore ha richiesto il pagamento dell’indennità sostitutiva del preavviso alla sua ex datrice di lavoro. La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, ha accolto la sua domanda, condannando in solido la vecchia società, il nuovo consorzio e l’azienda committente al pagamento della somma richiesta. Le società hanno quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Natura e Funzione dell’Indennità di Preavviso

Il cuore della controversia risiede nella natura stessa dell’indennità di preavviso. Le aziende ricorrenti sostenevano che, non essendoci stato alcun pregiudizio economico per il lavoratore (che non ha perso neanche un giorno di lavoro), l’indennità non fosse dovuta. Secondo la loro tesi, il passaggio diretto da un datore all’altro configurava una sorta di risoluzione consensuale del primo rapporto, escludendo il diritto al preavviso.

La Corte di Cassazione ha dovuto quindi stabilire se la finalità dell’indennità sia meramente risarcitoria (legata a un danno effettivo) o se abbia una natura obbligatoria che prescinde dalle vicende successive alla cessazione del rapporto.

L’interpretazione della Cassazione sull’Indennità di Preavviso

La Suprema Corte ha respinto i ricorsi, consolidando un orientamento ormai granitico. L’obbligo di corrispondere l’indennità sorge in ogni caso di licenziamento individuale non preceduto dal periodo di preavviso lavorato, fatta eccezione per il licenziamento per giusta causa. Questo obbligo non viene meno neppure se il lavoratore trova immediatamente un’altra occupazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte sono chiare e si basano su alcuni punti fermi:
1. Natura Obbligatoria, non Risarcitoria: L’indennità di preavviso non serve a risarcire un danno concreto (la disoccupazione), ma a compensare il mancato rispetto del termine di preavviso. La sua funzione è quella di tutelare il lavoratore dall’eventualità del danno derivante da un recesso improvviso. L’obbligo scatta per il solo fatto che il recesso non è stato comunicato con il dovuto anticipo.
2. Recesso Unilaterale: La cessazione del rapporto a causa della fine di un appalto non è una risoluzione consensuale. È una conseguenza di un fatto (la perdita della commessa) che rientra interamente nella sfera di gestione e di rischio dell’impresa. Pertanto, la decisione di terminare il rapporto è un atto unilaterale del datore di lavoro.
3. Nessuna Continuità Giuridica: Il rapporto di lavoro con l’azienda subentrante è un contratto nuovo, distinto e separato dal precedente. Non si tratta di una cessione del contratto, che richiederebbe il consenso del lavoratore, ma di una cessazione seguita da una nuova assunzione.
4. Irrilevanza della Contrattazione Collettiva: Le clausole dei CCNL che disciplinano il passaggio dei lavoratori nei cambi appalto, pur garantendo la continuità occupazionale, non escludono il diritto all’indennità, a meno che non lo prevedano espressamente. Anzi, la formula spesso usata (“ferma restando la risoluzione del rapporto di lavoro e la corresponsione di quanto dovuto”) conferma che l’ex datore di lavoro deve adempiere a tutte le obbligazioni derivanti dalla cessazione, inclusa quella relativa al preavviso.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale a tutela dei lavoratori: il diritto all’indennità di preavviso è un diritto quasi assoluto in caso di recesso del datore di lavoro (non per giusta causa). La continuità occupazionale garantita da un cambio appalto è un risultato importante, ma non cancella gli obblighi che il precedente datore di lavoro ha nei confronti del dipendente al momento della cessazione del rapporto. La firma del nuovo contratto non costituisce una rinuncia implicita a tale diritto. Questa decisione offre certezza giuridica e protegge i lavoratori dagli effetti di decisioni aziendali su cui non hanno alcun controllo.

Nel caso di cambio appalto, il lavoratore ha diritto all’indennità di preavviso se viene subito assunto dalla nuova azienda?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’indennità di preavviso è dovuta anche se il lavoratore viene riassunto immediatamente dall’impresa subentrante, in quanto l’indennità prescinde dalla prova di un danno effettivo e consegue al semplice mancato rispetto del periodo di preavviso da parte del datore di lavoro uscente.

La firma di un nuovo contratto con l’azienda subentrante equivale a una rinuncia all’indennità di preavviso?
No, la sottoscrizione di un nuovo contratto di lavoro con l’impresa subentrante non equivale a una rinuncia alla percezione dell’indennità sostitutiva del preavviso. Si tratta di un nuovo rapporto di lavoro che non estingue gli obblighi derivanti dalla cessazione del precedente.

La cessazione del rapporto di lavoro per cambio appalto è considerata una risoluzione consensuale tra lavoratore e datore di lavoro?
No, la risoluzione del contratto per cessazione dell’appalto non può essere considerata consensuale. Essa è una conseguenza di un fatto relativo alla sfera di gestione dell’impresa (la perdita della commessa) e costituisce un recesso unilaterale del datore di lavoro, non un accordo tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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