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Indennità di mobilità: stop all’integrazione se lavori

Un lavoratore del settore aereo ha perso il diritto all’integrazione dell’indennità di mobilità perché svolgeva un altro lavoro a tempo parziale. La Corte di Cassazione ha stabilito che se la prestazione principale è sospesa per legge a causa di una nuova attività lavorativa, anche l’integrazione del fondo di settore viene meno, in quanto non c’è più nulla da integrare. La decisione conferma che i regolamenti dei fondi non possono derogare alle leggi nazionali.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Mobilità e Lavoro: Quando si Perde l’Integrazione del Fondo

La gestione degli ammortizzatori sociali rappresenta un punto cruciale del diritto del lavoro, specialmente quando si intersecano diverse fonti normative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulla cumulabilità tra l’indennità di mobilità, un nuovo impiego e l’integrazione salariale erogata da un fondo di settore. La pronuncia stabilisce un principio netto: se il lavoratore in mobilità svolge un’attività lavorativa, anche a tempo parziale, l’indennità principale viene sospesa e, di conseguenza, decade anche il diritto all’integrazione del fondo.

I Fatti del Caso: Dalla Corte d’Appello alla Cassazione

Il caso ha origine dalla richiesta di un lavoratore del settore del trasporto aereo di ottenere l’integrazione della sua indennità di mobilità da parte del Fondo di Sostegno al Trasporto Aereo (F.S.T.A.). Inizialmente, il Tribunale aveva accolto la sua domanda. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso dell’Ente Previdenziale.

Secondo i giudici di secondo grado, la delibera del comitato amministratore del Fondo, che disciplinava la cumulabilità dei redditi, si riferiva esclusivamente alle “integrazioni salariali” in senso stretto e non all’indennità di mobilità. Inoltre, la Corte ha richiamato la normativa nazionale (legge n. 223/1991) che prevede la sospensione dell’indennità in caso di svolgimento di lavoro subordinato a tempo parziale o determinato. Il lavoratore, non accettando la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Integrazione e Lavoro sono Cumulabili?

Il nodo centrale della controversia era stabilire se un lavoratore, pur percependo l’indennità di mobilità, avesse diritto all’integrazione economica del fondo di settore anche nel caso in cui avesse intrapreso una nuova attività lavorativa a tempo determinato o parziale. Il ricorrente sosteneva che l’integrazione del fondo fosse prevista anche per i processi di mobilità e che la delibera dell’Ente non escludesse esplicitamente tale categoria di lavoratori.

Le Motivazioni della Cassazione sulla sospensione dell’indennità di mobilità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e allineandosi alla decisione della Corte d’Appello. Il ragionamento dei giudici si basa su un’interpretazione combinata delle norme che regolano sia il Fondo di settore sia l’indennità di mobilità.

In primo luogo, la Corte ha evidenziato che l’articolo 8 della legge n. 223/1991 concede al lavoratore in mobilità la facoltà di svolgere un’attività lavorativa a tempo parziale o determinato. Tuttavia, la stessa norma prevede una conseguenza precisa: la sospensione dell’indennità di mobilità per le giornate di lavoro effettivamente svolte. Questo significa che, per legge, nei giorni in cui il lavoratore è impiegato, non percepisce la prestazione principale dall’Ente Previdenziale.

In secondo luogo, la Cassazione ha chiarito la natura dell’intervento del Fondo. Il suo scopo è fornire un'”integrazione delle prestazioni corrisposte” dagli ammortizzatori sociali. Ne consegue logicamente che, se la prestazione principale (l’indennità di mobilità) non viene corrisposta perché sospesa, non esiste alcuna base economica da integrare. L’integrazione è per sua natura accessoria e non può esistere senza la prestazione principale.

Infine, la Corte ha sottolineato che una delibera dell’Ente Previdenziale non ha il potere di derogare a una norma di legge. Il potere di definire i criteri di gestione del fondo è subordinato al rispetto della gerarchia delle fonti e non può introdurre un trattamento più favorevole in contrasto con quanto previsto dalla legislazione primaria.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per i Lavoratori in Mobilità?

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per i lavoratori che beneficiano di ammortizzatori sociali. La possibilità di integrare il reddito con un nuovo lavoro durante il periodo di mobilità è consentita, ma comporta la sospensione della prestazione previdenziale. Di conseguenza, viene meno anche il diritto a qualsiasi integrazione economica proveniente da fondi di settore. La decisione riafferma la natura accessoria di tali integrazioni e il primato della legge sui regolamenti amministrativi, fornendo un quadro chiaro sui diritti e doveri dei lavoratori in mobilità che si reinseriscono, anche temporaneamente, nel mercato del lavoro.

Un lavoratore in mobilità che trova un lavoro a tempo parziale ha diritto all’integrazione del Fondo di sostegno al reddito?
No. La legge prevede che l’indennità di mobilità sia sospesa per i giorni di lavoro. Di conseguenza, non essendoci una prestazione principale da integrare, il Fondo non è tenuto a erogare alcun importo.

La delibera di un ente previdenziale può modificare le regole sull’indennità di mobilità previste dalla legge?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che una delibera amministrativa non può derogare a una norma di legge. Il potere di stabilire i criteri di gestione di un fondo è subordinato al rispetto della legislazione primaria e della gerarchia delle fonti.

Qual è il principio alla base della decisione della Cassazione?
Il principio è che l’integrazione fornita da un fondo di sostegno è accessoria alla prestazione principale (l’indennità di mobilità). Se la prestazione principale viene sospesa per legge, anche l’integrazione viene meno, perché non c’è più nulla da integrare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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