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Indennità di mobilità: la domanda entro 60 giorni

Un lavoratore, dopo aver ottenuto in via giudiziale il diritto all’iscrizione nelle liste di mobilità, si è visto negare l’indennità di mobilità per aver presentato la domanda oltre il termine di decadenza. La Cassazione ha confermato che la domanda va presentata entro il termine perentorio di 60 giorni, anche se i presupposti del diritto sono accertati solo in un momento successivo.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di mobilità e termine di decadenza: la Cassazione fa chiarezza

La richiesta dell’indennità di mobilità deve essere presentata entro un termine perentorio, anche quando il diritto all’iscrizione nelle apposite liste viene riconosciuto solo al termine di un lungo percorso giudiziario. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il termine di decadenza non attende l’esito delle controversie sui presupposti del diritto. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

Il caso: dalla lista di mobilità alla domanda tardiva

La vicenda riguarda un lavoratore che, dopo essere stato licenziato, aveva avviato una causa per ottenere il riconoscimento del suo diritto a essere iscritto nelle liste di mobilità. Ottenuta una sentenza favorevole, ha successivamente richiesto all’ente previdenziale la corresponsione della relativa indennità.

Tuttavia, sia la Corte d’Appello che, in ultima istanza, la Corte di Cassazione hanno respinto la sua domanda. Il motivo? La richiesta dell’indennità era stata presentata oltre il termine di decadenza di sessanta giorni previsto dalla legge, decorrente dall’inizio dello stato di disoccupazione indennizzabile. Secondo i giudici, la semplice iscrizione nelle liste (anche se ottenuta in via giudiziale) non è sufficiente a far sorgere il diritto alla prestazione economica se la domanda non viene presentata tempestivamente.

L’orientamento consolidato sulla domanda per l’indennità di mobilità

La Corte Suprema ha confermato il suo orientamento costante in materia. Per ottenere il riconoscimento dell’indennità di mobilità, prevista dall’art. 7 della Legge n. 223/1991, è indispensabile presentare una specifica domanda amministrativa all’istituto previdenziale. Questa domanda deve essere proposta entro un termine di decadenza (fissato in 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, secondo la giurisprudenza consolidata che interpreta l’art. 129 R.d.l. n. 1827/1935).

Il ricorrente sosteneva che tale termine non potesse decorrere fino a quando una sentenza non avesse accertato il suo diritto all’iscrizione nelle liste, presupposto essenziale per l’indennità. La Cassazione, però, ha respinto questa tesi.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione si fonda su una precisa interpretazione delle norme sulla decadenza, in particolare dell’art. 2966 del Codice Civile.

La natura del termine di decadenza

I giudici hanno chiarito che la decadenza è un istituto posto a tutela della certezza dei rapporti giuridici. Il suo scopo è quello di evitare che determinate situazioni rimangano indefinite per un tempo eccessivo. Per questo motivo, la legge impone il compimento di un atto specifico entro un termine breve e perentorio.

Secondo la Corte, l’atto richiesto per impedire la decadenza è la semplice presentazione della domanda amministrativa. Non è necessario che, al momento della domanda, tutti i presupposti del diritto (come l’effettiva iscrizione nelle liste) siano già pienamente sussistenti o accertati. L’importante è manifestare la propria volontà di ottenere la prestazione entro i termini.

L’irrilevanza dell’accertamento giudiziale successivo

La Corte ha specificato che attendere l’esito di un giudizio per l’accertamento dei presupposti del diritto frustrerebbe la finalità stessa della decadenza. Il lavoratore, pur contestando il mancato inserimento nelle liste, avrebbe dovuto comunque presentare la domanda per l’indennità di mobilità all’ente previdenziale ‘con riserva’, proprio per non incorrere nella decadenza. L’ente avrebbe potuto sospendere la decisione in attesa dell’esito della causa, ma l’onere di attivarsi tempestivamente rimaneva a carico del lavoratore.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per i lavoratori

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: in materia di prestazioni previdenziali soggette a termini di decadenza, è cruciale agire con la massima tempestività. Anche se un presupposto del diritto è contestato e oggetto di un procedimento giudiziario, il lavoratore deve comunque presentare la domanda amministrativa entro i termini stabiliti dalla legge. Farlo ‘con riserva’ di produrre in seguito la documentazione o la sentenza favorevole è l’unico modo per salvaguardare il proprio diritto e non vedersi opporre la perdita della prestazione per il semplice decorso del tempo.

È necessario presentare una domanda specifica per ottenere l’indennità di mobilità?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che per il riconoscimento dell’indennità di mobilità è necessaria la proposizione di una specifica domanda amministrativa all’Istituto previdenziale.

Qual è il termine per presentare la domanda per l’indennità di mobilità?
La domanda deve essere presentata nel termine di decadenza di sessanta giorni (che la giurisprudenza costante estende a sessantotto) decorrenti dalla data di cessazione del rapporto di lavoro o dall’inizio della disoccupazione indennizzabile.

Se il diritto all’iscrizione nelle liste di mobilità viene riconosciuto solo dopo una causa, il termine per la domanda viene sospeso?
No, il termine di decadenza non è impedito né sospeso dalla necessità di un previo accertamento giudiziale dei presupposti del diritto. Il lavoratore deve presentare la domanda entro i termini previsti, anche se la sussistenza di tutti i requisiti verrà accertata solo in un momento successivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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