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Indennità di mensa nel TFR: quando va calcolata?

Una dipendente ospedaliera ha citato in giudizio il suo ex datore di lavoro per un ricalcolo del TFR, sostenendo la mancata inclusione di varie indennità. Dopo due sentenze favorevoli alla lavoratrice, la Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso dell’ospedale. Pur confermando la legittimità di una richiesta di ricalcolo onnicomprensiva, ha stabilito un principio chiave sull’indennità di mensa: la sua inclusione nel TFR non è automatica. È necessario verificare se la contrattazione collettiva preveda un’indennità sostitutiva per chi non usa il servizio, poiché solo in tal caso essa assume natura retributiva. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per questa specifica verifica.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Mensa e TFR: la Cassazione Stabilisce le Regole per il Calcolo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito chiarimenti cruciali sulla corretta modalità di calcolo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR), con particolare attenzione all’inclusione della cosiddetta indennità di mensa. La decisione sottolinea come la sua natura retributiva non sia scontata, ma dipenda strettamente da un’attenta analisi della contrattazione collettiva applicabile. Vediamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Caso: TFR Incompleto e la Richiesta della Lavoratrice

La vicenda ha origine dalla richiesta di una ex dipendente di una struttura ospedaliera, che, al termine di un rapporto di lavoro durato oltre trent’anni, riteneva di aver percepito un TFR inferiore al dovuto. Secondo la lavoratrice, il datore di lavoro aveva omesso di includere nella base di calcolo tutti gli emolumenti di natura fissa e continuativa percepiti nel corso degli anni, tra cui l’indennità di mensa.

Il Percorso Giudiziario e le Decisioni di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla lavoratrice, condannando l’ospedale al pagamento delle differenze. I giudici di merito avevano ritenuto che la domanda della dipendente, pur non elencando analiticamente ogni singola voce retributiva, fosse da interpretare come una richiesta “omnicomprensiva” volta a far valere il principio generale dell’art. 2120 c.c. Di conseguenza, avevano incluso nella base di calcolo del TFR diverse indennità, compresa quella relativa alla mensa.

La Questione dell’Indennità di Mensa di Fronte alla Cassazione

L’ospedale ha impugnato la decisione della Corte d’Appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando diversi motivi di ricorso. Sebbene la maggior parte siano stati respinti, la Suprema Corte ha ritenuto fondata la censura relativa alla violazione delle norme che regolano l’indennità di mensa. Il datore di lavoro sosteneva, infatti, che tale indennità, per espressa previsione di legge (art. 6, d.l. n. 333/1992), non avesse natura retributiva e, pertanto, non dovesse essere computata nel TFR.

Il Principio di Diritto: Quando l’Indennità di Mensa è Retribuzione?

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato ma fondamentale. In linea generale, il servizio mensa o la relativa indennità non costituiscono retribuzione, in quanto non sono legati direttamente alla prestazione lavorativa ma rappresentano un’agevolazione di carattere assistenziale. Tuttavia, questa regola generale subisce un’eccezione determinante. L’indennità di mensa acquista natura retributiva quando le clausole della contrattazione collettiva prevedono, in alternativa al servizio, l’erogazione di un’indennità sostitutiva in denaro a favore dei lavoratori che non ne usufruiscono. In questo caso, l’erogazione monetaria si trasforma in un elemento della retribuzione a tutti gli effetti.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha rilevato che la Corte d’Appello aveva commesso un errore metodologico: aveva incluso l’indennità di mensa nel TFR in modo automatico, senza compiere l’accertamento decisivo. I giudici di merito avrebbero dovuto verificare, analizzando la contrattazione collettiva del comparto sanità applicabile al rapporto di lavoro (inclusi i Decreti del Presidente della Repubblica che recepivano gli accordi sindacali prima della privatizzazione), se fosse prevista o meno una tale indennità sostitutiva. La mancata esecuzione di questa verifica ha reso la sentenza viziata, poiché basata su un presupposto non accertato.

Le Conclusioni: l’Importanza della Contrattazione Collettiva

In conclusione, questa ordinanza riafferma che non esiste una risposta univoca alla domanda se l’indennità di mensa rientri o meno nel calcolo del TFR. La soluzione dipende esclusivamente dal contenuto specifico del contratto collettivo applicato. Per lavoratori e datori di lavoro, ciò significa che ogni pretesa deve essere fondata su un’attenta disamina delle clausole contrattuali. La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata su questo punto, rinviando la causa alla Corte d’Appello affinché proceda al corretto accertamento, applicando il principio di diritto enunciato.

L’indennità di mensa deve essere sempre inclusa nel calcolo del TFR?
No, non sempre. Secondo la Corte di Cassazione, l’indennità di mensa non ha natura retributiva per legge. Diventa parte della retribuzione, e quindi va inclusa nel TFR, solo se la contrattazione collettiva prevede l’erogazione di un’indennità sostitutiva in denaro per i lavoratori che non usufruiscono del servizio mensa.

Un precedente giudicato tra il datore di lavoro e un ente previdenziale può avere effetti su un dipendente che non era parte di quel processo?
No. La Corte ha stabilito che l’efficacia di un giudicato è limitata alle parti del processo, ai loro eredi e aventi causa. Pertanto, una sentenza che ha coinvolto solo il datore di lavoro e un ente come l’INPS non può vincolare un dipendente che non ha partecipato a quel giudizio.

Cosa succede se un lavoratore fa una richiesta generica di ricalcolo del TFR senza elencare tutte le singole voci?
La Corte ha ritenuto che una domanda formulata in modo “omnicomprensivo”, che invoca la violazione del criterio generale di calcolo del TFR per la mancata inclusione di tutte le voci fisse e continuative, sia valida. Il giudice può quindi considerare anche voci non specificamente elencate nell’atto introduttivo senza incorrere nel vizio di extrapetizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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